Il Csm e le interviste di Davigo

Secondo un apice del CSM, i giudici non possono andare in TV. Piercamillo Davigo non può parlare, anche della corruzione. Che costa all’Italia 70 miliardi l’anno. Altri 150 miliardi si volatilizzano per esportazione di capitali ed evasione. I soldi servirebbero a operai, docenti, forze dell’ordine, pensionati. Mentre i Governi violano per inerzia la convenzione europea contro la corruzione.

Piercamillo Davigo. In alto la sede del CSM

Piercamillo Davigo. In alto la sede del CSM

Il Governo Renzi ha creato un’inutile autorità anticorruzione. Non serve. Basta attuare la Convenzione, eliminando la prescrizione, amnistia per i corrotti, e stabilendo pene adeguate. Le pene sono ridicole rispetto ai furti. Esempio. La corruzione in atti d’ufficio (articolo 318) è punita fino a tre anni. Per il furto con destrezza aggravato (articolo 624 bis) la pena è da 3 a 10 anni. L’effetto: la corruzione si prescrive sempre, il furto mai. Ladri in galera, corotti fuori. Berlusconi ridusse la pena per il falso in bilancio, strumentale alla corruzione.

Il CSM farebbe bene a denunziare tali storture. Chiedendo di attuare le riforme delle Commissioni Pagliaro e Nordio. Invece giacciono al Ministero della Giustizia, perché non convenienti, a destra, sinistra e centro.

La novità: il traffico di influenza, di cui è accusato Tiziano Renzi. Pena: tre anni. Che si prescrive sempre! Un giorno tenni una conferenza a Rebibbia a 200 detenuti. Chiesi quanti erano i condannati per corruzione. Silenzio tombale. Forse non avevano capito la domanda. No. Nessun condannato per corruzione.

Il Governatore Vincenzo De Luca, prosciolto dall’abuso d’ufficio, vorrebbe abolirlo. O modificarlo. Il delitto fu già svuotato da Romano Prodi, premier, imputato di abuso. Il suo difensore, divenuto Guardasigilli, lo cambiò. Ma a favore degli imputati. E cioè di Prodi. Il reato fu: “il pubblico ufficiale che intenzionalmente procura a sé o ad altri un vantaggio patrimoniale … è punito fino a tre anni”. Il furto arriva a 10 anni: il furto al supermercato. Spesso per la fame. Assurdo! I magistrati   avvertirono: dopo la modifica nessuno più sarà condannato. Protetto da una prova diabolica, impossibile. Il governatore De Luca all’Università di Salerno dice, tra gli applausi: “Bisogna modificarlo”. A favore degli abusanti. Il Corriere lo esalta. E tace su Consip.

Andreotti abrogò il delitto di interesse privato in atti di ufficio. Pilastro del sistema penale degli Stati Uniti per lotta a corruzione e conflitto di interessi. Abrogò il peculato per distrazione (chi impiega i soldi pubblici, destinati a una scuola,per un albergo). Ma i colpi più devastanti alle leggi anticorruzione furono di Silvio Berlusconi. Approvò, appena insediato, un decreto il 13 luglio 1994. Vietava (sic) il carcere per corruzione e reati finanziari. Proprio mentre alcuni ufficiali della Guardia di Finanza confessavano di essere stati corrotti dal gruppo Fininvest di Berlusconi. Ed erano pronti gli arresti per i manager che avevano pagato le tangenti. Il decreto impedì l’arresto. 2764 detenuti per corruzione uscirono. 350 colletti bianchi coinvolti (compresi la Poggiolini, l’ex ministro De Lorenzo e Antonino Cinà, medico di Totò Riina). Il pool di Milano si autosciolse.

Le proteste di piazza contro il “Salvaladri” furono numerose. Costrinsero Berlusconi a far decadere il decreto. Ma i corrotti erano già fuori. E non tornarono in carcere. Di questo si dovrebbe occupare il CSM, non di fare uscire false notizie su Woodcock come falsario e complice di complotti. “Strumentalizzazioni politiche del Consiglio”, denunziarono lealmente i magistrati Piergiorgio Morosini e Antonello Ardituro. Wodcock è distrutto. De Luca dilaga.


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