Con la geriatria non vai da nessuna parte

La voglia di cambiamento è certamente giovane, ovvero il “Change” di Paul Watslawick, mitico esponente della scuola di Palo Alto, prima al mondo nell’indagine sugli emisferi celebrali. Le prove non mancano. Sono giovani e giovanissimi gli inventori di giganti del social network. Giovani scienziati aprono inediti orizzonti all’evoluzione dei comportamenti umani, al futuro della cultura tecnologica, alla circolazione mondiale della conoscenza. Giovani sono anche i ricercatori italiani impegnati ai vertici di strutture internazionali d’avanguardia, accreditati di scoperte sensazionali in medicina, astrofisica, biologia, cibernetica. L’Italia, ad eccezione di alcune eccellenze, soffre di una diffusa patologia senile. In altre parole, è vecchia. Da rottamare è la quasi totalità dei mestieranti della politica, di personaggi che bazzicano le due ali del Parlamento impegnati in operazioni di clientelismo elettorale e affaristico, nella difesa di troppi privilegi contro chiunque li metta in discussione, titolari di scelte opportunistiche a questo o quel partito, a cui aderiscono con spregiudicata disinvoltura e famigerati salti della quaglia dall’uno all’altro. Sarebbe un buon esercizio di analisi critica chiedersi perché non esiste almeno l’età pensionabile per brontosauri che ricordano la vignetta di Andreotti avvitato con una protesi acconcia alla poltrona del potere (che logora chi non ce l’ha).

Al futuro dell’Italia, frammento di un pianeta con prospettive rivoluzionarie in progress hanno qualcosa da dire o da fare soggetti come Bindi, Gasparri, Berlusconi, La Russa, D’Alema e Bersani, De Mita, Casini e la schiera di ultrasessantenni che popolano il club dei fuori corso? Cos’altro spiegherebbe il misterioso consenso ai Cinquestelle se non il loro gioviale goliardismo, a dispetto dei capelli bianchi del loro capo “comico”? Le analisi post primarie del Pd svelano aspetti inquietanti del 70 percento dei voti a Renzi, dimensione inaspettata. Come ai tempi del comandante Lauro (“una scarpa, prima del voto, l’altra dopo aver votato partito monarchico”) sembra accertato che qua e là un contributo consistente al successo renziano sia da ascrivere alla disponibilità coatta di migranti, portati al voto con mezzi persuasivi e non meno agli antagonisti di destra delle minoranze Pd, con l’obiettivo di puntare alla continuità del moderato ex premier. Eclatante il caso di Nardò, di cui è sindaco fascista tale Mellone. Faccia di bronzo, sabotatore della regolarità dl voto, si è presentato alla sede elettorale del Pd e ha votato, con al seguito un manipolo di nostalgici del regime. Per tornare all’Italia senile: la statistica, scienza esatta, documenta la tendenza del Paese all’occupazione crescente di spazi di soggetti della terza età. Renzi, dicono gli specialisti, ha goduto del favore di over 65 nella preoccupante misura di quattro anziani su dieci ed è un pessimo segnale per le generazioni giovani: il compito di cambiare passo, per un Paese che arranca in tema di innovazione, spetterebbe ai giovani, alle loro idee, alla loro energia. Possibilmente non “affidata agli inaffidabili” rampanti 5Stelle.


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