Botteri, una tragedia annunciata

Pubblichiamo il corrosivo commento di un osservatore italiano negli Usa al variegato mondo dei media nostrani, prima, durante e dopo la campagna per le presidenziali che ha portato alla vittoria di Trump.

 

Botteri, una tragedia annunciata. Cordoglio unanime.

E’ scomparsa tragicamente poche ore fa Giovanna Botteri, la notizia è stata appena diffusa dal FBI.

Il corpo privo di vita è stato rinvenuto sul marciapiede antistante la Trump Tower in una pozza di bile.

Le prime ipotesi parlano di suicidio. Parrebbe confermato infatti dalla finestra di una toilette trovata aperta, al 58esimo e ultimo piano del grattacielo,  da cui potrebbe essersi lanciata nel vuoto la sventurata. Tra gli effetti personali della giornalista, un biglietto datato 9 11 2016, manoscritto: “We love you, Hillary, now you’re our president”. Neppure una riga per familiari, amici. Neppure un commiato alle decine di milioni di contribuenti del canone Rai.

Cordoglio e sgomento tra i colleghi Rai di New York, Roma e Trieste. Quest’ultima città ha avuto per direttore della sede regionale Rai, il padre della sventurata giornalista, anche lei figlia d’arte come tanti altri rampolli stipendiati dagli apparati nazionali (l’elenco è troppo lungo, circa 10.000 nominativi). La Botteri a Trieste, città della bora e della Barcolana, preferisce presto Saxa Rubra e Trastevere, la porchetta e l’amatriciana. Quindi a New York dal 2007, dove pur sempre è pieno di ristoranti italiani e burocrati tricolore, e ci si sente come a Monteverde o ai Parioli.

Nel bell’edificio di Tribeca, quartiere alla moda di New York, 3 mila metri quadri per 1 milione di dollari l’anno di affitto, dopo la diffusione della notizia, disperazione e smarrimento tra i 47 dipendenti della sede Rai, di cui 12 dirigenti. Pardon 11, dopo la scomparsa di Jo Bot, come amabilmente era chiamata qui da tutti. Nessuno dei 46 si è ancora suicidato, in attesa di disposizioni da Roma e dell’esito del referendum.

Tra le testimonianze raccolte nelle ultime ore, emblematica quella del portinaio della sede Rai: “her humor changed last night, she was smiling and calm as usual, the day before. She seemed to be shocked by something of very serious and personal”.

Gli inviati di Al Jazeera raccontano di una Botteri installata preventivamente nel quartier generale di Hillary per festeggiare, ma che nel dare la notizia della vittoria del “miliardario newyorkese”, come lo ha sempre chiamato l’eroina del giornalismo d’assalto e di denuncia, era apparsa subito molto provata. Il servizio stesso rappresenta oggi il tragico testamento della scomparsa, di lì a qualche ora. Jo Bot ha infatti occhi spiritati, colorito plumbeopropilenvinilico, mani e braccia con evidenti sintomi di Parkinson, paralisi quasi completa sebbene vigile, di parola e gestualità. Due minuti di collegamento per annunciare che ha vinto il miliardario, e prendere l’estrema decisione.

Dopo la fine del collegamento, viene colta da terribili coliche e da vertigini. Ai colleghi che vogliono chiamare un medico e un ambulanza, sussurra smarrita: “call me a taxi for the Trump Tower”. Queste le sue ultime parole.

L’FBI ha già chiuso il caso. La magistratura italiana lo ha invece aperto per sospetta “istigazione al suicidio”. Predisposta la rogatoria internazionale per l’estradizione del miliardario newyorkese. Un apposita commissione parlamentare Rai è stata costituita nella notte dal governo, per fare piena luce sull’accaduto.

Qui da New York è tutto, a voi studio.

 


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