Complottismo, diffuso sport italico

Meno male che il “Fatto” c’è, residuale foglio con vocazione al giornalismo d’inchiesta. Molto mancherebbe alla completezza dell’informazione senza le indagini che lo caratterizzano come voce permanente di denuncia. Il “Fatto” rivela gli obiettivi di un complotto per colpire Renzi, insinuando che avrebbe intascato denaro dal Mossad, dai servizi segreti di Israele. Rivela un testimone che si tramava per destituire l’amministratore delegato dell’Eni Descalzi e mettere in stato d’accusa il presidente del consiglio suo supporter. Le rivelazioni si devono ad Armanna, ex dirigente dell’Eni che avrebbe rifiutato di far parte del complotto strutturato per spingere tre uomini vicini al premier a destituire Descalzi per sostituirlo con Umberto Vergine. L’indagine tende a scoprire il disegno di creare difficoltà politiche a Renzi con l’accusa di essere stato finanziato dal Mossad, grazie a falsi dossier da far circolare per ricattarlo fino a mettere in crisi il governo. Sullo sfondo c’è quanto dichiarato da una giornalista del Corsera: “D’Alema (sempre lui, velenoso e vendicativo nemico di Renzi) avrebbe accusato il presidente del consiglio di essere un uomo del Mossad, quindi da sconfiggere”.   La notizia non è stata ripresa da altri media, ma D’Alema non l’ha smentita. Precedenti illazioni giornalistiche insinuano che Mossad abbia finanziato la campagna delle primarie di Renzi, in competizione con Bersani. Nessuna conferma.

L’Unità, a firma di Rondolino, ex portavoce di D’Alema, scrive ironizzando: “Il complotto è evidente, i demo-pluto-giudei stanno per prendere il potere, il Mossad si è impadronito di Palazzo Chigi”. Il “Fatto” interroga un bene informato, a conoscenza diretta del presunto complotto, a cui rifiutò di partecipare nella fase iniziale di stesura del dossier, destinato ai giornali. La risposta è netta: “Il finanziamento di Israele a Renzi non è mai esistito”. Nel supposto complotto l’intenzione era di fermarne l’ascesa ai danni di Letta. Quale conclusione trarre da questo intrigo internazionale è presto detto: il decisionismo renziano, il doppio ruolo di premier indipendente dai laccioli del partito nella gestione del governo, l’emarginazione dei dinosauri Pd, il successo internazionale del premier, le tappe forzate della sua politica riformista, hanno trovato sinergie tra minoranze interne e oppositori della destra, negli attacchi strumentali dei grillini. Il tiro incrociato avviene per vie dirette, in parlamento e sui media, ma anche per strade occulte, con tentativi di destabilizzarlo, per esempio con il dossier abortito sul finanziamento dei servizi segreti di Israele. Nessuno è perfetto, tanto meno Matteo Renzi, ma un attacco concentrico di questa dimensione e aggressività si era visto raramente, forse mai. L’imperfetta democrazia italiana, anziché favorire una dialettica, anche aspra, ma con fini politici a vantaggio del Paese, si consuma in zuffe, insulti, contrapposizioni fasulle, interessi dei partiti prevalenti sulle strategie comuni per lasciarsi alle spalle crisi antiche e recenti.

Nella foto il Parlamento italiano

Un commento su “Complottismo, diffuso sport italico”

  1. Luca ha detto:

    Lei sostiene le tesi dell’ideologia sionista?

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