Le cascatelle

Lo stimolo a lasciare la città, in questo Aprile di pacifica, auspicata invasione turistica di Napoli, lo propone Geo & Geo, benemerito programma della terza rete Rai: mostra le cascate di Casaletto Spartano, quattrocentocinquanta metri sul livello del mare, full immersion nella grande oasi verde del parco nazionale del Cilento e del Vallo di Diano, ottanta specie di gardenie multicolori. L’abitano millecinquecento anime, stirpe contadina di diffusa longevità (al 17 Aprile del 2016, nove ultranovantenni sani come pesci), parentele da decifrare con celebri italo americani di Padula, centro famoso per la sua stupefacente Certosa, uno dei più sontuosi complessi monumentali barocchi del sud Italia, la più grande a livello nazionale e tra le maggiori d’Europa, patrimonio dell’Umanità. L’approccio richiede pazienza e tempi adeguati. Da Napoli il pullman macina chilometri autostradali a passo svelto, ma lento pede allorché s’inoltra da Buonabitacolo su per strade progettate per inerpicarsi su stretti tornanti con muli, carri tirati da cavalli e buoi. Giovane laureata castelletana è guida colta, sprizza empatia e racconta ai turisti della domenica vita morte e miracoli del luogo, da tempi antichi dedito alla pastorizia e alla tutela della specie protetta di capre nere. In cielo volteggiano i falchi, il fiume corre con sbalzi ribollenti fino alle cascate che per dimensione meritano il diminutivo di cascatelle ma per suggestione ambientale legittimano ogni chilometro percorso per sentirle scrosciare in allegria mentre si rompono in mille fitti rivoli noti come capelli di Venere. A occhio nudo è visibile il nuoto disinvolto di gamberi trasparenti come l’acqua pura del fiume, liberi di mostrarsi, intoccabili grazie alla tutela della specie, rigorosamente rispettata.

Il sindaco, democratico “di una filiazione del Pd”, così precisa con un sorriso d’intesa, è primo cittadino dagli anni novanta e dedica il meritato riposo della domenica a rendere piacevole e produttiva l’escursione dei visitatori. La sua vigilessa ha preceduto con la Panda di servizio il pullman, per agevolare l’attraversamento delle stradine del centro storico, Villa Rachele, antica dimora divenuta Bed & Breakfast per assecondare l’inedita notorietà del luogo è impegnata per sua sollecitazione a offrire il meglio del pranzo della “zita”, sontuoso come per le feste degli sposi, rispettoso senza deroghe della tradizione locale, che durano un giorno intero e non fanno inviti. Tutta Casaletto partecipa, anche mille e più paesani. “Tornate quando ci sarà un matrimonio” dice convinto il padrone di casa “Sarete ospiti graditissimi degli sposi”. Si respira aria di autenticità da queste parti, di amore appassionato per la propria terra. Qui l’estraneità alla crisi, a disagi, ansie e stress della città, è tutelata da ritmi immutati da secoli. Sulla via del ritorno è duro ritrovarsi in coda a serpentoni di metallo che emettono gas di scarico, picchiano sul clacson, inutilmente e rumorosamente, sorpassano a destra, premono sull’acceleratore per portarsi a pochi centimetri dal cofano posteriore dell’auto che li precede, oltrepassano e di molto i limiti di velocità. La tangenziale d Napoli è asfittica, satura di gas di scarico, perciò male odorante, l’aria della città opprime per i primi, veri caldi di primavera. A Casaletto Spartano la sera è sera, cioè cena frugale, mezz’ora di televisione, sonno profondo, riposo dalle fatiche della terra, prologo meritato per rimboccarsi le maniche, dare il buongiorno a un nuovo giorno e forse per offrire al prossimo pullman di inaspettati turisti sana ospitalità paesana.

Nella foto il tressette al bar

 

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