Furbi? No, truffatori e fessi

In generale è utile la consapevolezza di rivolgersi alla professionalità di psicologi e analisti in situazioni di accertata emergenza e non altrimenti. Con le opportune eccezioni: per esempio se si vuole uscire dalle difficoltà di interpretare comportamenti irrazionali che la cronaca racconta con frequenza sconcertante. Succede che soggetti a indagini giudiziarie e inchieste poliziesche ignorino la prassi di supporto per reati di ogni genere: l’uso delle intercettazioni telefoniche e l’installazione di telecamere nascoste a funzionamento permanente nei luoghi dove si sospetta avvengano crimini o nelle strade in prossimità di obiettivi sensibili, come le gioiellerie, le tabaccherie e simili, nelle celle delle carceri. L’incomprensibile leggerezza di quanti non si preoccupano di essere “spiati” merita una riflessione. Per lo più si tratta di soggetti tutt’altro che sprovveduti, quasi certamente convinti, per consolidata tracotanza, di godere dell’impunità. Solo in parte si intuisce che ne siano protagonisti i politici, tutelati per anni dall’omertà parlamentare dei partiti. Ma in parte, perché dal tempo di tangentopoli anche i sassi sanno che al minimo sospetto di reato la magistratura autorizza le intercettazioni, parlamentari e amministratori locali inclusi.

Analogo ragionamento si adatta alla sfrontatezza dei criminali, mafiosi e omicidi che compromettono la loro difesa parlando dei loro delitti con la polizia presumibilmente all’ascolto dei telefoni intercettatati. Questo caso di imprevidenza epidemica comprende la quota marcia dei dipendenti del pubblico impiego che truffano le aziende e tutta la collettività assentandosi ma risultando presenti grazie alla complicità di colleghi che timbrano per loro il cartellino d’ingresso ai luoghi di lavoro. Le immagini della truffa, colte dalle telecamere nascoste rivelano gli illeciti, commessi in alcune circostanze (comune di Sanremo) da oltre cento lavoratori. E di nuovo: cosa ottunde i protagonisti di questo comportamento scorretto al punto di oscurare la memoria di episodi analoghi smascherati e raccontati da giornali e Tg? Il caso della Asl di Avellino, dove sono indagati per truffa ventuno tra medici e dipendenti, aggiunge un corollario davvero sgradevole al reato: immagini eloquenti mostrano chi timbra cartellini di colleghi che si rivolgono alla telecamera con gestacci e non si preoccupano dell’avvertimento dissuasore della guardia giurata che indica la telecamera. Gli imbroglioni subiranno le conseguenze amministrative e penali del loro comportamento ma resta senza risposta la domanda: cosa li spinge a perseguire nel reato sapendo che saranno smascherati dalle immagini registrate?


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