Napoli, Roma: primarie autogol

Il candidato al suicidio dispone di un ventaglio ampio di possibilità: veleno, tranquillanti, salto nel vuoto, impiccagione, pistola, sonniferi, dissanguamento per taglio delle vene: trasferito questo postulato alla politica le chance di morte auto provocata sono forse meno. Per i partiti, la più percorribile è cedere senza opposizione alle subdole lusinghe della corruzione che prima o poi diventano un caso politico e di cronaca scandalistica e riempiono le pagine di giornali e l’informazione radiotelevisiva. Una fra molte alternative è di farsi cogliere con le mani nel sacco del voto illegalmente truccato. Regine dei voto telecomandato sono certamente le mafie, potenze territoriali capaci di orientare l’esito delle elezioni. In piccolo, si fa per dire, il pasticciaccio brutto delle primarie napoletane potrebbe preludere al suicidio del Pd nella terza città d’Italia.

Dirà l’indagine della magistratura se la vittoria alle primarie della Valente è legittima, come commenta il partito di Renzi (in prima persona il vice segretario Matteo Orfini che dice tra i denti “Vedremo se ci sono state irregolarità ma l’ esito delle primarie non si tocca”). In attesa di conclusione dell’inchiesta commissionata dalla Procura di Napoli, conviene portare pazienza per giudicare con prove e testimonianze numero e qualità dei brogli. Nel frattempo come ignorare le immagini di individui che si aggiravano in prossimità di alcuni seggi e offrivano euro in diversa misura per strappare voti a favore della Valente…Comunque vada, la vicenda fa calare a picco il consenso degli elettori napoletani del Pd, già in vistoso calo rispetto alle primarie precedenti . Di sorprendente c’è solo la posizione pregiudizialmente assolutoria dei vertici Pd, una variante della ghigliottina, anch’essa sicura opzione per un suicidio politico che in altre stagioni della sinistra sarebbe stato scongiurato con colpi di accetta sulla deroghe all’etica di partito.

Se a Napoli non ride, a Roma il Pd del Nazareno non rimbalza spensierato sul tappeto elastico della trasparenza. Un suo dirigente svela lo stratagemma per alleviare il vulnus di primarie con partecipazione dimezzata rispetto alle precedenti: per addolcire l’amaro del flop di presenze sono stati gonfiati i numeri delle schede bianche (oltre ottomila) e delle nulle (oltre ottocento) che inserite nel conteggio dei votanti sminuiscono l’insuccesso elettorale. A Napoli Bassolino è sul piede di guerra: annuncia il ricorso e sostiene che squalificati i cinque seggi sotto accusa, il risultato si ribalterebbe a suo favore. Non ci sono immagini dei due avversari ma si intuisce la soddisfazione di De Magistris e Lettieri (sono rispettivamente sindaco uscente, in campo per la riconferma e uomo senza molto credito dell’opposizione con possibilità minime di governare Napoli). Gongolano i 5Stelle che sperano di cancellare la disdicevole vicenda di Quarto e di profittare dei guai pidiessini per sopire i sospetti sull’ingerenza nella privacy di propri militanti, con i loro cellulari spiati.

Nella foto Bassolino e Valente


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