Italia prima assoluta per la corruzione in Europa, superata solo dalla Bulgaria. Ma le classifiche, si sa, vanno lette a testa in giù: quindi l’Italia è fanalino di coda (precede solo la Bulgaria) nella hit nella “non corruzione”, white list capeggiata dai paesi scandinavi (Danimarca prima, a ruota Finlandia e Svezia).
Sono i risultati, impietosi, del consueto rapporto annuale redatto da “Transparency international”.
Ma c’è chi nelle alte sfera della giustizia fa i salti come dopo la conquista dello scudetto. Se infatti in Europa siamo sempre straultimi, a livello mondiale abbiamo risalito qualche gradino, e cioè siamo passati dal sessantanovesimo al sessantunesimo posto. “Un primo segnale positivo”, commenta il vertice della Corte dei Conti, Raffaele Squitieri. Un primo segnale dovuto – fanno rilevare alla Corte – alle misure prese dal governo in materia di autoriciclaggio e di riciclaggio dei ricavi da corruzione.
Diagnosi un po’ campata per aria, visto che secondo non pochi esperti “le nuove normative in tema di riciclaggio e di autoriciclaggio sono del tutto inadeguate, inutili e insufficienti”. Risibili, secondo non pochi, per contrastare un fenomeno che “gli altri studiano a fondo, impegnano il fior fiore dei tecnici per lavare i danari sporchi sul piano internazionale, con la fondamentale complicità di grandi finanziarie, fiduciarie e primari istituti di credito, mentre noi ci gingilliamo con provvedimenti che nemmeno uno studente di ragioneria oserebbe proporre”. E poi, combattiamo i moloch con armi del tutto spuntate, veri don Chisciotte (che però almeno conservava le sue utopie) con una lancia spuntata e un ronzino spompato al seguito.
Ma alla Corte – che intende rendere operativa una sinergia con l’Autorità anticorruzione guidata da Raffaele Cantone – vedono i provvedimenti dell’esecutivo Renzi con occhio più che benevolo: in pole position, per il gradimento, l’agenda digitale che dovrà regolare i rapporti fra imprese e pubblica amministrazione, il nuovo codice sugli appalti (che mette nero su bianco cose stradette e mai attuate da decenni, come in tema di ribassi, varianti in corso d’opera, revisione prezzi) e le “denunce anonime” (forse variante dell’agente infiltrato spesso evocato da Cantone) per scoprire le magagne negli uffici pubblici.
Ma la sentenza della Corte è inappellabile: “Troppa corruzione. Così l’Italia non è credibile”.
Soprattutto per una giustizia, penale ma soprattutto civile, diventata ormai un optional…
Qui sotto, schematizzata, la classifica 2015 di Transparency International
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