Una ‘boiata pazzesca’, un programma da share artico, il top della sottoproduzione televisiva. Ecco qualche benevolo commento tra gli addetti ai media, che riflettono su quell’1,1 per cento di ascolti racimolato da “1992”, la fiction su Mani pulite che ha tenuti inchiodati davanti al teleschermo la bellezza di 284 mila spettatori (dato Auditel, La 7 del 31 gennaio).
E pensare che il “capolavoro” – frutto di un’Idea partorita dal noto attore e ora Genio della fiction Stefano Accorsi – può vantare una mega produzione: oltre ad alcuni privati che erano indecisi se investire in un impianto di compostaggio per rifiuti urbani o nella realizzazione di un prodotto tv, hanno aperto i rubinetti un colosso come Sky e consorella La 7, programmando una perfetta, doppia uscita. Sul satellitare, infatti, le dieci comode puntate sono state proiettate a partire dal 10 marzo 2015, mentre per il digitale terrestre le antenne di Cairo si sono attivate dall’8 gennaio di quest’anno. Un grande successo, secondo il team di Murdoch. Tanto che ad aprile scorso (forse un pesce del primo?) il produttore della serie Lorenzo Mieli e il responsabile di intrattenimento, cinema e news Andrea Scrosati, hanno annunciato al fremente popolo in attesa: vista la grande accoglienza della serie, non è finita qui, a presto ci rivedremo anche con “1993” e “1994”. Creerà qualche problemino, nella programmazione, il dato d’ascolto fresco fresco dell’1,1 per cento?
Ecco come ha perfettamente dipinto 1992 uno che di tivvù se ne intende e per questo in Rai ha sempre trovato fucili puntati e filo spinato, Oliviero Beha. “1992 è un tributo alla smemorizzazione, al non ricordare per chi l’ha vissuto, a non poter decentemente immaginarlo per chi non c’era”. Così proseguiva, Beha, sulla rubrica “il Badante” per il Fatto, scritta il 15 aprile dell’anno scorso. “E’ un guazzabuglio la cui sceneggiatura al confronto fa apparire un vecchio film di D’Agostino, “Mutande pazze”, un copione da Oscar. Non c’è alcuna attenzione politica, nel senso più nobile del termine, quindi non partitocratica ma rivolta al rapporto tra potere e cittadini, il riversamento della cronaca è maldestro e lo si nota dal confronto con gli spezzoni del repertorio, la resa del clima di allora è senza spessore, senza prospettiva storica, senza profondità. E’ una sverniciatura sul muro di una televisione, una vendita/svendita di una merce qualunque in cui la memoria, la sua necessità, la sua messa in scena mentale non c’entrano nulla”.
Farla peggio, questa serie, sarebbe stato impossibile. Parola di Beha. Che coglie perfettamente nel segno. Da bestiario doc.
In apertura gli attori che interpretano il pool di Mani Pulite nella sfortunatissima fiction
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