Rombano già i motori delle ‘grandi’ aziende italiane in vista della maxi torta degli appalti per la ricostruzione a Gaza, che verrà orchestrata dal super organismo internazionale guidato dal prossimo Nobel per la Pace, Donald Trump, e dall’ex premier laburista (sic) britannico Tony Blair, nel pedigree le devastazioni in Kosovo (inizio anni ’90) e in Iraq (2001).
La torta è più che abbondante, da almeno 80 miliardi di dollari, per ora. E si sa bene come vanno le ricostruzioni e comunque tutti i grandi progetti: si parte da 10 per arrivare a 100. Come da noi – un esempio per tutti – è successo con il maxi business dell’Alta Velocità (il vero movente per le stragi di Capaci e di via D’Amelio), partita da 29 mila miliardi di vecchie lire, passata a fine anni ‘90 a 150 mila miliardi e poi schizzata a cifre ormai incalcolabili , visto che i lavori – incredibile ma vero – non sono ancora terminati.
La prima tranche per la nuova ‘Riviera di Gaza’, comunque, è di almeno 30 miliardi di dollari. Sui quali si sta tuffando la ‘crema’ delle star di mattoni, infrastrutture, energia & palate da miliardi al seguito.
Le nostre scalpitano. E la premier Giorgia Meloni sta facendo il possibile e l’impossibile per far sì che il suo grande amico ‘The Donald’ (il quale negli ultimi giorni l’ha definita “una leader grande, bella e in gambissima”, e forse l’ha vista anche cresciuta di qualche centimetro) spenda una parola e forse qualcosina di più per le imprese del nostro Made in Italy.
E’ consigliabile, a questo proposito, far in modo che ‘si taccia’ il nostro ministro Adolfo Urso, il quale si esprime in un italianoide da far rizzare i capelli ai calvi. Figurarsi all’estero.
LE MAGNIFICHE 12 PER LA GRANDE TORTA
Ecco l’elenco delle magnifiche 12, le superstar settore per settore.
ENI e SAIPEM per energia e gas; WEBUILD, BUZZI UNICEM, CEMENTIR, RIZZANI DE ECCHER, BONATTI, PIZZAROTTI, VIANINI LAVORI per le costruzioni; GAVIO, ITALFERR e ANAS per le infrastrutture stradali e ferroviarie; BF spa per l’agricoltura tecnologica.
Non c’è che dire. Dai tempi di Tangentopoli non è granché mutata la formazione delle star di casa nostra, praticamente in tutti i settori. E che hanno fatto la parte del leone, per dire, anche nella tanto generosa e umanitaria ricostruzione dell’Iraq posto apocalisse Usa (e co-regia britannica).
Sullo strategico fronte mattonaro c’è, rispetto a trent’anni e passa fa, solo la novità di WEBUILD, la predestinata per i maxi lavori del Ponte sullo Stretto tanto vagheggiato da Matteo Salvini e che, secondo i suoi desiderata, dovrebbe decollare entro fine anno, come ha giurato più volte. Una Webuild che, comunque, nasce dalla fusione di vecchie ‘glorie’ del passato, non proprio immacolate. A Webuild – che ha chiuso il bilancio 2024 con 12 miliardi di utili e un portafoglio ordini da 43 miliardi di euro – ha dedicato diverse inchieste la Voce: ecco una delle più significative, messa in rete il 12 aprile 2021,
WEBUILD / MAXI AFFARI IN LIBIA & USA. E IL PONTE SULLO STRETTO VIA ‘RECOVERY’
Le parmensi ‘Bonatti’ e ‘Pizzarotti’ ad inizio anni ’80 furono tra le big nazionali impegnate nella ricostruzione della Campania e della Basilicata dopo il terremoto del 1980; e del grande business griffato ‘Monteruscello’, come la Voce denunciò all’epoca.
Il nome della seconda, in particolare, balzò alla ribalta delle cronache per alcune sue relazioni e partnershippericolose, non poco border line: in particolare con un’impresa, la ‘Sorrentino Costruzioni Generali’, il vero trait d’union non solo tra le anime della camorra (quella cutoliana e quella allora emergente del clan Alfieri), ma soprattutto tra i clan e i politici di riferimento. In quel caso Paolo Cirino Pomicino, ‘O Ministro che dettava legge prima dalla poltrona di presidente della Commissione Bilancio alla Camera (detta ‘Commissione Sportello’), poi in qualità di titolare dello strategico dicastero.
Un altro caso emblematico, quello della ‘Rizzani de Eccher’. Il cui nome primeggiava nella lista nera delle imprese in combutta con i clan di mafia e camorra fin dai primi lavori dell’Alta Velocità: come all’epoca denunciò, sulla scorta del rapporto del Ros ‘Mafia-Appalti’, Ferdinando Imposimato, storico compagno di viaggio della ‘Voce’ per decenni. Prima, nel 1996, con un possente j’accuse, firmando la relazione di minoranza alla Commissione Antimafia; poi, tre anni dopo, con il profetico e imperdibile ‘Corruzione ad Alta Velocità’, scritto a 4 mani con Sandro Provvisionato, in cui viene anche dettagliato per filo e per segno lo scientifico depistaggio messo a segno da Antonio Di Pietro prima di lasciare la toga, quello per la maxi inchiesta sul gigantesco affaire TAV, insabbiato appunto alla procura meneghina.
Un nome, quello dell’ex pm e poi timoniere di ‘Italia dei Valori’, che fa capolino anche in svariate dirty stories targate ANAS, quando occupava la poltrona di ministro delle Infrastrutture nel governo Prodi.
Altra chicca. Italferr era già all’epoca dell’affare TAV la società delle nostre FS che doveva occuparsi della super vigilanza sugli appalti TAV. Si è visto come, chiudendo gli occhi sulle più sporche connection affaristico-criminali. Italferr-Sis-Tav, d’altro canto, fu una delle regine nelle pagine al calor bianco di ‘Corruzione ad Alta Velocità’ e, ancor prima, nel rapporto del ROS ‘Mafia e Appalti’ su cui avevano accesso i riflettori e stavano lavorando con gran lena Giovanni Falcone e Paolo Borsellino prima d’essere ammazzati. La Voce ne ha più volte dettagliato le sporche connection.
E oggi le FS hanno la colossale faccia di bronzo da invadere l’etere con una vergognosa campagna pubblicitaria, via la mitica voce di Andrea Bocelli. Come del resto Enel, per autocelebrarsi, via Fiorella Mannoia. Cin cin.
Per amor di patria (o quelle poche macerie che ne restano) non facciamo cenno alle sigle griffate CALTAGIRONE, gli eterni re del cemento romano, nazionale e non solo: ben rappresentate da CEMENTIR e VIANINI. Né al gruppo GAVIO, da sempre incontrastato sul fronte di autostrade & concessioni.
Basta andare alla casella CERCA, che si trova in alto a destra della nostra home page (e porta all’archivio della Voce), e digitare le SIGLE di quelle imprese (o i NOMI e COGNOMI di Imposimato e Di Pietro, ad esempio) per ritrovare articoli e inchieste sul tema messi in rete in tanti anni dalla Voce.
… E LEONARDO VOLA SEMPRE PIU’ IN ALTO
Da un decollo all’altro, passiamo alle prossime super imprese del nostro colosso dello spazio e non solo, ‘LEONARDO’, la star di Finmeccanica. Ed in particolare alle performance che si appresta a compiere la sua succursale a stelle e strisce, ‘LEONARDO DRS’.
Secondo informate fonti Usa, la nostra portabandiera è in pole position per aggiudicarsi una maxi commessa in arrivo proprio dagli amici & alleati Usa: si tratta della progettazione e realizzazione del nuovo obice d’artiglieria di cui dovrà dotarsi l’esercito a stelle e strisce. Roba da miliardi di dollari sonanti. E stavolta la torta potrà essere suddivisa con un solo partner, la franco-tedesca ‘KNDS’.
Vediamo di districarci nel mosaico di sigle.
KNDS, infatti, nasce dalla fusione fra le tedesca Krauss-Maffei Wegman (KMW) e la francese ‘NEXTER’. Con sede legale ad Amsterdam, produce obici semoventi di artiglieria tipo PzH2000 e CAESAR.
Molto interessante e non poco strategico il secondo prodotto. CAESAR, infatti, ha già fornito ottime performance in Ucraina: è stato infatti gentilmente messo a disposizione del pupazzo Volodymyr Zelensky dalla nostra generosa UE. E’ in grado di lanciare proiettili fino alla bellezza di 1.600 chilometri: la stessa distanza percorsa dagli straordinari e letali Tomawack, tanto desiderati e appena richiesti a Trump per l’ennesima volta dal guitto di Kiev nel corso dell’odierno, ennesimo incontro alla Casa Bianca.
Leonardo DRS è una società di diritto statunitense. Ed in forza di tale credenziale – stando alle previsioni di ‘Breaking Defence’ – “sarà l’integratore e il responsabile” del maxi progetto per il rafforzamento della già strapotente ‘United States Army’. Un progetto – secondo gli addetti ai lavori – che “andrà a caccia dei ricchissimi appalti Usa in una fase di rinnovata corsa alle spese militari. Con Washington che continua a rappresentare il più grande committente per l’Occidente”. E con la benedizione di un super-guerrafondaio ormai doc, il Segretario NATO Mark Rutte.
Scopri di più da La voce Delle Voci
Abbonati per ricevere gli ultimi articoli inviati alla tua e-mail.
































