La vittoria di Giani in Toscana, così come quella di Occhiuto in Calabria, erano risultati ampiamente previsti. Così come in larga misura, anche tra le forze politiche, sono in qualche modo già scritti gli esiti dell’imminente voto in Veneto, con vittoria della Lega, ma anche in Puglia e in Campania, dove il centrodestra sembra aver già assegnato la vittoria agli avversari, accontentandosi di un risultato dignitoso.
Queste non sono opinioni personali, bensì il quadro politico ampiamente condiviso non solo dagli analisti, ma ormai anche dalla gran parte dell’opinione pubblica. Perfino in un talk dell’Ansa si profila un simile scenario al prossimo election day: «un appuntamento che non si preannuncia da brivido guardando agli equilibri tra le coalizioni: in Veneto è scontata la vittoria, in Puglia la sconfitta, in Campania si punta almeno al buon risultato».
Da convinti democratici e sostenitori tenaci del voto di opinione, non possiamo allora non porre questa domanda: che fine fa la libera scelta degli elettori? Se i giochi sono in qualche modo già fatti, che senso ha invitare gli elettori alle urne?
Ma davvero siamo di fronte a partite truccate, come nel calcio, dove una squadra si presenta solo per perdere, perché questi sono gli “accordi” nelle cupole altolocate?
E’ proprio questo diffuso sentiment di partite già giocate e vinte o perse a tavolino, ciò che allontana dal voto tanti elettori, che vivono come un autentico schiaffo in faccia quello che sta diventando un vero e proprio oltraggio alla volontà popolare.
Senza nulla togliere al prestigio personale dei vincitori, né a quello dei competitor, non si può non notare che, tanto in Toscana quanto in Calabria e altrove, sono stati scelti per il ruolo di antagonisti candidati assai poco noti, privi della necessaria popolarità per far presa sull’opinione pubblica.
Non lamentiamoci allora dell’astensionismo, né continuiamo a porre inutili interrogativi sul perché oltre metà degli italiani preferisce non andare a votare. Mostriamo al Paese competizioni degne di questo nome, cominciamo a demolire quella sensazione che ormai, andare a votare in certe competizioni, è praticamente inutile perché tutto è stato già deciso. E forse qualcuno, quella domenica mattina, si alzerà e tornerà alle urne, per far sentire la sua voce.
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