SAMATHA POWER / L’EX VERTICE USAID COLLUSO CON TEL AVIV

Ecco a voi la superstar umanitaria a stelle e strisce.

O, se preferite, la Tony Blair ottima per tutte le finzioni democratiche e progressiste, invece guerrafondaia fino al midollo. E complice con i vertici di Tel Aviv.

Si tratta di Samatha Power, una donna tutto potere di nome (power) e di fatto, tra le prime 100 al mondo secondo la special hit del Time stilata dieci anni fa.

Londinese, nata da genitori irlandesi poi trapiantati negli States, è stata ambasciatrice Usa alle Nazioni Unite per un bel quinquennio, dal 2013 al 2017, per poi passare sulla strategica poltrona di numero uno USAID’ (United States Agency for International Development’), Agency ridotta ai minimi termini dalla scure trumpiana.

In apertura Samantha Power con Ron Prosor

Ora vengono alla luce tutte le sue collusioni con i vertici di Tel Aviv che duravano da anni e hanno consentito ad Israele di consolidare la sua immagine a livello internazionale. Non ha mosso un dito, lady Power, né detto mezza parola contro il genocidio dei palestinesi: anzi, ha sempre sottolineato il diritto di Israele a difendersi con tutti i mezzi possibili.

Il sito di contro-informazione ‘The Greyzone’ ha appena messo in rete un ampio reportage dal quale emergono pesantissime collusioni: sono appena trapelate, infatti, una serie di mail più bollenti e compromettenti che la dicono lunga sul ruolo svolta dalla finta umanitaria per fomentare i conflitti in Medio Oriente: da Gaza alla Siria. Da Corte penale dell’Aja.

Vediamo, più in dettaglio, cosa viene denunciato, dati ed elementi alla mano.

Ha svolto in modo segreto un ruolo strategico per costruire consenso nel mondo pro Tel Aviv, ben comprese le sue politiche di sterminio progressivo del popolo palestinese, culminate con i massacri dal 7 ottobre in poi.

E’ riuscita, ad esempio, a far garantire l’accesso di  Israele a ‘WEOG’ (‘Western European and Others Group’) e a ‘COPUOS’ (Committee on the Peaceful Uses of Outer Spaces), due importanti organismi delle Nazioni Unite. Un’impresa ai limiti dell’impossibile, perché nel frattempo il Consiglio Onu per i Diritti umani aveva già espressamente accusato il governo nazi guidato ininterrottamente (dal 2009 ad oggi) da Bibi Netanyahu di aver preso di mira anche i civili a Gaza e non solo i militanti di Hamas:  movimento terrorista  – come abbiamo più volte sottolineato – comunque finanziato dall’esecutivo israeliano – via Qatar – da oltre un decennio.

Mette nero su bianco The Greyzone: “L’ex ambasciatrice Usa alle Nazioni Unite  si è coordinata in modo segreto con un importante diplomatico israeliano per garantire a Tel Aviv la partecipazione a numerosi e prestigiosi comitati Onu”.

Samantha Power

Il diplomatico è Ron Prosor (nella foto di apertura potere ammirare una foto dei due), che ha ricoperto la carica d’ambasciatore di Tel Aviv all’ONU in quegli stessi anni.

Parlano da soli i messaggi inviati da Prosor a Power dopo il successo delle sue missioni pro Tel Aviv: “So bene che ruolo cruciale hai avuto nel rendere possibile tutto quanto. Questo successo durerà ben oltre la nostra epoca e porterà per sempre la tua figura impressa”.

Un altro più che affettuoso messaggio alla grande amica. Eccolo: “Sono così felice che con il tuo incrollabile supporto siamo riusciti a farcela anche stavolta. Un grande abbraccio dalla Terra Santa. Devi venire a trovarci presto”.

E quando lascia l’incarico al Palazzo di Vetro the big friend, nell’abbracciarla sempre con grande affetto, le rammenta – stile James Bond – “il nostro ultimo, grande complotto”.

Per poter gustare le mirabolanti imprese del tandem, e tutte le altre messe a segno dall’intrepida Power, a cominciare dalle sollecitazioni continue per un forte intervento armato americano in Siria, non resta che leggere il reportage pubblicato da The Greyzone (lo potere fare comodamente attivando il traduttore automatico), titolato  Samatha Power, secretly colluded with Israel to enhance UN role, leaked email show

Brevi note su lady Power.

Democratica (sic) di ferro, è stata uno dei bracci operativi più impegnati a fianco del presidente Barack Obama, in qualità di ‘consulente senior’ fino al 2008. La sua ‘voce’ è stata determinante nella scelta presidenziale per l’attacco alla Libia di Gheddafi.

Barack Obama

Si è sempre spesa per i diritti umani, delle donne, delle popolazioni civili colpite dalle guerre: a parole, in modo che più ipocrita non si può. Coltivando una filosofia tutta sua (ma molto in voga presso i poco illuminati dem a stelle e strisce), la dottrina della ‘Responsabilità di Proteggere’. Gli Usa, in sostanza, sarebbero stati destinati dal Cielo, per chi ci crede, o da altri Poteri che non conosciamo, per condurre una inderogabile missione: soccorrere, aiutare in ogni modo i paesi alle prese con problemi, con alcuni conflitti interni, per esportare il loro modello di Democrazia & Libertà. A tutti i costi, anche via bombe & missili.

Il libro di Samantha Powel

Del resto, la carriera di lady Power comincia come giornalista e va subito sul campo, come corrispondente di guerra dal Kosovo. Un altro conflitto, guarda caso, ‘ispirato’ dall’onnipresente Blair in combutta con il dem Bill Clinton (hanno appena mandato in onda il non eccellente ma significativo ‘I due presidenti’ che ricostruisce quella dirty story di massacri e il ruolo giocato dai due).

Ciliegina sulla torta, vince addirittura il premio Pulitzer del giornalismo per la sua opera magna, firmata nel 2002: ‘A Problem from Hell: America and the Age of Genocide’.

Davvero profetico!


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