JARED KUSHNER / IL SUPER GENERO MILIARDARIO, GRAN REGISTA DEGLI ‘ACCORDI’

Appena firmato l’accordo di tregua a Gaza, già scattano tutte le manovre per la ricostruzione arcimiliardaria su cui tanti cercheranno di mettere le mani. E comincia il tourbillon di nomi & sigle: proprio come successe con l’Iraq, nel 2001, dopo l’invasione americana e lo sterminio della popolazione locale. Il mondo a stelle e strisce  è sempre un business.

Del resto, il dietro le quinte (ma non troppo) della tregua e, soprattutto, dei piani per il post Gaza che si prospettano all’orizzonte, è direttamente riconducibile a due miliardari e maxi immobiliaristi di New York: il genero di Donand Trump, ossia Jared Kushner, e il consigliere speciale del Tycoon per il Medio Oriente, Steve Witkoff.

Più che significativa la presenza di entrambi alla ristretta riunione di Gabinetto, mentre in contemporanea Bibi Netanyahu dava le ultime ritoccatine all’accordo per un cessate il fuoco.

Lo storico tavolo fra Jared Kushner, il consigliere speciale del Tycoon per il Medio Oriente, Steve Witkoff e
Bibi Netanyahu. In apertura, Trump e il genero Kushner

Stando ad una ricostruzione del ‘New York Times’, Kushner ha saputo che Hamas era disposta a trattare per il rilascio degli ostaggi quando si trovava nella sua faraonica villa su un’isola artificiale a nord di Miami. Ha immediatamente contattato Wilkoff e lo ha raggiunto in un baleno, visto che le loro residenze da mille e una notte sono ad appena 20 minuti di distanza.

E maison Witkoff s’è trasformata in una sorta di mini quartier generale per condurre le danze e guidare le operazioni. Sono immediatamente iniziate e si sono rapidamente concluse le consultazioni lampo con le principali pedine sullo scacchiere: Bibi a parte, i leader dei paesi arabi moderati, strategici perché tutta l’operazione potesse andare in porto. Come è successo.

Oggi un diluvio di elogi, per i due, sui media americani.

Come spiega il New York Times, il genero presidenziale e il consigliere speciale si considerano “uomini d’affari al servizio dell’esperto massimo in tema di accordi”, il quasi premio Nobel per la Pace Trump (è mancato il tempo necessario, ma ha già prenotato il volo per Stoccolma 2026).

Così continua il quotidiano newyorkese: “Il loro approccio è semplice: arrivare prima ad un ‘sì’ e definire i dettagli in seguito. I due hanno trascorso molto tempo insieme nelle ultime settimane, attraversando Miami, poi il Paese e ora il mondo. La ricostruzione a Gaza è il loro obiettivo primario per consolidare la pace”. Mancano solo la fanfara e i rulli di tamburo.

Spiega, al genuflesso cronista, Vate Kushner: “L’esperienza che Steve ed io abbiamo come uomini d’affari è che devi capire le persone. Devi riuscire ad ottenere da loro il punto essenziale, e poi capire chi sta giocando, e soprattutto quanto margine di manovra hai per spingere le cose nel verso giusto”. E insegna al suo Popolo: “Molte delle persone che fanno questo sono professori di Storia, che hanno maturato una lunga esperienza, oppure dei diplomatici. Essere uomini d’affari è semplicemente diverso: è un altro sport”.

Ma chi era mai Henry Kissinger?

C’è tutta la stoffa di un Tony Blair nel rampantissimo genero presidenziale. Un Blair che – incredibile ma vero dopo tutti gli scempi perpetrati nell’ultimo trentennio, dal Kosovo all’Iraq – sta per tornare prepotentemente sulla scena, proprio come futuro ‘Governatore’ di Gaza, il nuovo Messia che dovrà supervisionare sul mastodontico Piano di Ricostruzione da palate di miliardi di dollari. Ai confini della realtà.

Confermano quella ‘stoffa’ al NYT due ex ambasciatori.

Michael Herzog, ex rappresentate israeliano a Washington: “Jared ha avuto un ruolo fondamentale nel convincere il presidente Trump a puntare su questa iniziativa. Era il momento giusto e lui ha saputo coglierlo al volo”.

Thomas R. Nides

Thomas R. Nides, ex ambasciatore Usa a Tel Aviv durante l’amministrazione Biden: “L’apporto di Kushner è stato di basilare importanza per gli Accordi di Abramo, sa come gestire Bibi e capisce i paesi arabi”.

Una ‘diminutio’, però. Visto che il genero presidenziale è da anni in maxi rapporti d’affari con l’Arabia Saudita.

Come viene descritto, in modo colorito, dal francese ‘Le Monde’. Che parla senza mezzi termini della “doppia vita di Kushner, improntata ad un gigantesco conflitto di interessi”. Da un lato – spiega il quotidiano parigino – Kushner tesse la rete politico-diplomatica di Trump in Medio Oriente; e dall’altro ottiene un finanziamento da 2 miliardi di dollari per la sua ‘Affinity Partners’ da ‘Public Investment Fund”, ossia il Fondo sovrano dell’Arabia Saudita.

Dottor Jeckill e mister Hyde?

Non ha fatto mai mistero delle sue visioni e dei suoi progetti, il lungimirante Kushner. Ad esempio, nel corso di un intervento che tenne all’università di Harward a febbraio 2024 (esattamente un anno prima del famoso piano per la ‘Riviera di Gaza’ tirato fuori dal cilindro trumpiano, febbraio 2025) descrisse con enfasi “il futuro lungomare di Gaza, una risorsa molto preziosa negli anni a venire”.

Né ha mai nascosto la sua idea di una “Singapore del Mediterraneo” per Gaza. Vis a vis della quale – non dimentichiamolo mai – ci sono immensi giacimenti di gas, mai sfruttati e che ora finiranno nelle mani del nuovo ‘organismo’ eterodiretto, anzi direttamente guidato da Stati Uniti ed Israele.

La maxi ricostruzione durerà decenni:  gli esperti calcolano che solo per rimuovere tutte le macerie ci vorranno 21 anni, visto che sono state rase al suolo il 90 per cento delle case, il 94 per cento degli ospedali, il 77 per cento delle scuole e il 65 per cento delle strade. 53 i miliardi di dollari ora previsti: ma che certo aumenteranno a dismisura come ‘ritualmente’ succede per il post catastrofi.

Sul costo della manodopera si potrà risparmiare, eccome. Visto che a fornirla saranno i palestinesi sopravvissuti al genocidio. I quali, per il ‘felice’ futuro potranno tranquillamente lavorare in nero, sottopagati e chissenefotte. Lavorare, soprattutto, su quelle loro terre ora confiscate dalle nuove ‘Autorità’. Nell’attesa messianica che tra 10-20 anni o chissà quando una novella ‘Autorità Nazionale Palestinese’ nasca, cresca e maturi…!!!

Dicevano dei miliardari, degli immobiliaristi, dei palazzinari, di tutta la feccia e dei faccendieri che si tufferanno nel maxi business, al seguito dei due eccelsi ‘portabandiera, Kushner e Wtlkoff. Dimenticavamo i maxi Fondi speculativi, che oggi già hanno le mani in mezza (e forse più) economia e finanza di mezzo mondo: come i colossi BlackRock e Vanguard.

A questo proposito, vi proponiamo la lettura di un pezzo, appena messo in rete da ‘NoGeoingegneria’, titolato Netanyahu sta facendo il lavoro sporco per BlackRock


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