HUBRIS: LA SINDROME DEL POTERE

Lo psicoanalista Sarantin Thanopulos ha interpretato alcuni comportamenti di Donald Trump. Ha parlato di sindrome di Hubris, altrimenti nota come “sindrome del potere”, che affliggerebbe il tycoon. Quello dell’Hubris è un concetto antico, che riesce a persino a dare un senso ai comportamenti del presidente americano. È un disturbo della personalità, forse causa prima della sua megalomania e spiccata autoreferenzialità. Trump è convinto di essere come Dio … o forse di più. È questa la folle idea che ha di sé stesso, che si accompagna a una incontenibile compulsione a fare soldi con “affari”di ogni tipo, nei quali è insuperabile e senza eguali. È questa l’idea di fondo che ispira costantemente i suoi comportamenti orientati a raggiungere, in primis, lo scopo di accumulare ricchezze senza alcuna remora, né etica né morale. Chi ne soffre pensa ad accumulare danaro, anche quelle rare volte nelle quali simula di parlare di pace e, se comporta, pensa come violare anche qualche legge, ciò persino nel paese di cui è il presidente. Al più quelle leggi si possono cambiare per piegarle alla propria volontà, emanando nuove norme concepite per aggirare le precedenti. I suoi comportamenti spregiudicati sono senza freni. Si accompagna a un gruppo di fedelissimi, acritici e ubbidienti, proposti poi come “esperti” ai quali si consentono le peggiori scorrerie istituzionali. Sono sempre complici dei suoi progetti, in cambio di qualche importante ruolo di comando. Chi osa opporsi è destinato ad essere emarginato, licenziato in tronco, messo all’indice e talvolta persino privato di ogni residuo di precedente potere. È accaduto al capo della FED e della FBI. Tutto ciò deriva da una personale concezione del potere, che non prevede dissenso, né alcuna autonomia, ma solo un servilismo ignorante e accondiscendente.

Ma ora proviamo ad analizzare il significato del termine Hubris. Significa tracotanza, superbia, arroganza e indica una forma eccessiva di presunzione che porta a violare tutti i limiti imposti dalle regole, dalla natura e dalla convivenza civile, ma che spesso sfocia in esiti rovinosi. Il termine, di origine greca, indicava l’atteggiamento di chi, nella sua follia, si riteneva superiore agli Dei perdendo il senso della misura. Ma, forse, continuare a cercare un senso logico alla follia di Trump è fatica sprecata. La follia è la cifra che descrive il suo modo di fare, soprattutto quando si associa ad una evidente disinibizione psichica che si esprime in una consistente megalomania. La sua concezione dei rapporti (umani e politici) è sempre autoreferenziale e manipola tutte le relazioni. È capace di firmare un accordo per poi smentirlo poco dopo, dandone una diversa interpretazione più funzionale ai suoi interessi. Insomma, Trump è la negazione della diplomazia e della politica internazionale. Non c’è accordo o trattato che può reggere di fronte a un suo interesse personale. I suoi ripensamenti e le sue incongruenze testimoniano l’opportunismo con cui cerca di aggirare gli ostacoli che la realtà gli pone davanti. Manipola continuamente le sue relazioni con gli altri con cui, il mercante che vive in lui, porta avanti la sfida continua al resto del mondo.

Ma dietro questa sindrome di Hubris si nasconde, forse, un profondo senso di inadeguatezza rispetto al ruolo che ricopre. È per questo motivo che reclama in ogni occasione quel Nobel per la pace che, ai suoi occhi, lo accrediterebbe definitivamente nel Panteon dei grandi statisti.  Ma Hubris è il concetto che meglio di tutti spiega il pensiero e l’agire di Trump. Definendo, nell’antica Grecia, l’arroganza e la sopravvalutazione di sé, porta un soggetto, un gruppo o persino un popolo intero a violare, occupandolo, lo spazio degli altri.

Eschilo usò il termine Hubris per indicare la costruzione di un ponte di barche da parte del re Serse, quando nel corso della guerra contro Atene, doveva attraversare con il suo grande esercito lo stretto dei Dardanelli. Violando platealmente la natura Serse trasformò il mare in terraferma costruendo un ponte di barche, sul quale oltrepassò il confine. L’ira degli dèi non potrà mai scatenarsi se pensi che l’unico dio al mondo sei tu.

Trump rappresenta al meglio il paradigma dell’insolenza. Più è ricco, più depreda, punisce e distrugge chi lo contrasta. Più smantella le istituzioni, più si sente al di sopra di tutto, immortale. Solo quando è acclamato e rassicurato sulla sua infallibilità, può diventare capace di esprimere slanci di generosità. Il suo “tallone d’Achille” è, come afferma Thanopulos, la sua continua violazione delle regole. Ma questo comportamento lo rende ricattabile dai suoi complici e lo riporta alla condizione degli altri mortali. E allora vive per sottomettere le leggi al suo volere.               


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