DONALD TRUMP / ORA VUOLE IMPORRE L“INSURRECTION ACT”

Clima sempre più bollente negli Stati Uniti, con un Paese letteralmente spaccato a metà.

La protesta sale nelle città e nelle università, dove si è già fatto sentire il pugno presidenziale nel reprimere a manganellate, in perfetto stile fascista (come del resto succede in Italia), anche le pacifiche manifestazioni e iniziative pro Palestina.

Hanno appena gettato benzina sul fuoco le fresche dichiarazioni incendiarie del sempre più invasato (e ‘bipolare’ ) Donald Trump, che nel corso di un conferenza stampa alla Sala Ovale ha minacciato il possibile, probabile, prossimo ricorso all’INSURRECTION ACT. Il che significa, in soldoni, guerra civile.

Scontri a Portland

Ecco le sue parole: “Abbiamo un Insurrection Act per dei motivi ben precisi. Se dovessi promulgarlo, lo farei: se ci fossero persone uccise negli scontri e i tribunali ci bloccassero, oppure i governatori o i sindaci ci bloccassero, lo faccio”.

L’ascia di guerra, ormai, è dissotterrata, pronta per essere impugnata, a mo’ di clava, dal ‘Tycoon’. Che d’altra parte non attendeva l’ora per farlo.

Già nel corso del primo mandato presidenziale aveva coltivato l’idea. Per la precisione dopo il caso George Floyd nel 2020 che infiammò gli States, il nero ammazzato a morte dai poliziotti e soffocato con gli scarponi militari. ‘The Donald’ stava per azionare il mezzo golpe, ma venne stoppato in corner, allora, dal Segretario alla Difesa, Mark Esper.

Dopo il voto presidenziale che incoronò Joe Biden, il suo più stretto entourage gli consigliò di ricorre all’Insurrection per poter rimanere illegalmente al potere. Ma non se ne fece niente e tutto finì con la sceneggiata di ‘Capitol Hill’.

Ma proprio ad inizio del secondo mandato, un pool di esperti è stato espressamente incaricato di studiare un meccanismo legale ad hoc per poter invocare il fatidico ACT, al primo muoversi di foglia ribelle o anche solo dissidente.

Non a caso, alcuni membri del Gabinetto (di nome e di fatto) presidenziale, hanno usato i termini di ‘insurrezioni’ e ‘insurrezionalisti’ per descrivere i manifestanti che hanno dovuto fronteggiare le operazioni  in perfetto stile Gestapo  all’Immigration and Custom Enforcement’.

Così come non a caso il regista della ‘macchina delle deportazioni’ trumpiana, Stephen Miller, ha etichettato come ‘insurrezione legale’ la recente sentenza di un giudice dell’Oregon dopo gli scontri a Portland.

Tutti segnali che parlano in modo molto chiaro, verso una svolta che più autoritaria non si può.

Altra situazione incandescente a Chicago (nell’Illinois) e anche qui scontri tra pacifici manifestanti e forze dell’ordine, inferocite al punto giusto.

Jb Pritzker

Denuncia il governatore democratico dell’Illinois, Jb Pritzker: “L’amministrazione Trump sta seguendo una precisa strategia: creare caos, creare paura e confusione, per far sembrare che i manifestanti pacifici siano una folla inferocita sparando contro di loro gas lacrimogeni. Perché? Per creare caos, appunto, e cercare il pretesto. E poter quindi invocare l’Insurrection Act e inviare l’esercito nelle nostre città”.

Osservano alcuni costituzionalisti: “Il realtà la legge sul tema è molto vaga. Non vengono stabiliti precisi confini normativi per definire qualcosa come un’insurrezione, una ribellione o una violenza anche domestica. Ed in mancanza di chiare indicazioni statutarie, il potere passa alla Corte Suprema: la quale, a sua volta, ha deciso che la questione spetta esclusivamente al Presidente”. Capito il circuito perverso?

Per capirne di più sulla più che turbolenta situazione negli Usa, vi proponiamo la lettura di un pezzo appena pubblicato da un ottimo sito di contro-informazione a stelle e strisce, The Intercept’. Che mette in rete “La ragione sinistra per cui Trump non vede l’ora di invocare l’Insurrection Act”.

Nella versione originale  The sinister reason Trump is  itching to invocke the Insurrection Act

Se vogliamo una conferma sullo spirito dittatoriale che anima il Tycoon a meno di un mese dalla sua elezione bis, ecco una chicca, che fa invidia a Mussolini (Benito) e di certo al nostro (sic) presidente del Senato, Ignazio Benito La Russa.

Ecco la chicca, che non avete certo potuto leggere sui media di casa nostra, totalmente genuflessi davanti all’eterno Padrone a stelle e strisce.

Il Dipartimento del Tesoro Usa ha appena annunciato il possibile, probabile (un po’ come succede per l’ACT) conio di una moneta nuova di zecca nell’occasione storica dei 250 anni dalla nascita degli Stati Uniti.

E quale effigie potrà mai recare, addirittura su ambo i lati, la storica moneta da 1 dollaro?

Quella del prossimo Nobel per la Pace (se lo è già auto-attribuito), Donald Trump of course!

Ecco i primi dettagli trapelati e relativi alla prima bozza del bozzetto.

Su un lato, il profilo di ‘The Donald’ circondato dalle scritte ‘Liberty’, ‘In God we Trust’ (copia la regina d’Inghilterra…) e le due date fatidiche, 1776 e 2026.

Sull’altro lato, la sagoma presidenziale (con ogni probabilità tratta da uno scatto dal palco dove subì l’attentato) con il pugno chiuso (sarà mai un rosso?), circondato stavolta da un triplice FIGHT (combatti), ‘Stati Uniti d’America’ e‘E pluribus unum’, tanto per un tocco latineggiante.

Sobriamente commenta un portavoce del Tesoro: “Malgrado la paralisi nel nostro governo imposta dalla sinistra radicale, i fatti sono evidenti: sotto la guida storica del presidente Donald J. Trump la nazione al suo 250esimo anniversario è più forte, più prospera e in condizioni migliori che mai”. Ricordate il mitico Petrolini sulla Roma più bella e più forte che pria?

Prosegue, imperterrito, il portavoce: “Sebbene il design definitivo non sia ancora stato deciso, questa bozza iniziale riflette lo spirito intramontabile del nostro Paese e della sua democrazia, anche di fronte ad enormi sfide”.

Peccato che la normativa vigente – come nota il ‘Washington Post’ – vieti la raffigurazione di ‘persone viventi’ sulle banconote Usa.

Ma qui si tratta di una moneta, può essere facilmente obiettato.

Vediamo se ci soccorre un’altra legge, per la precisione il ‘Circulating Collolectible Coin Redesign Act’, varato nel 2020: proibisce senza deroghe la riproduzione di busti, ritratti e immagini di persone. Ma solo sul retro.

Quindi: campeggerà nel 2026 il beato faccione del Tycoon sull’‘avanti’ della memorabile moneta per i 250 anni dei suoi States?


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