A quasi mezzo secolo, il caso dell’omicidio di Aldo Moro fa ancora rumore.
Niente, purtroppo, a livello politico o giudiziario, due giganteschi flop, per il fallimento delle inchieste penali, dove hanno dominato, ormai al solito, i depistaggi; e dei lavori delle tre Commissioni parlamentari d’inchiesta, che non hanno cavato neanche un ragno dal buco.
Ma solo a livello giornalistico: visto che, ad esempio, un grande sito di contro-informazione come lo statunitense ‘The Greyzone’ ha appena pubblicato una maxi inchiesta che tira pesantemente in ballo le responsabilità dello storico servizio segreto israeliano, il MOSSAD, nel favorire in tutto e per tutto l’azione delle Brigate Rosse.
Anche se fa sempre storia quel “DOVEVA MORIRE”, firmato nel 2007 da Ferdinando Imposimato e Sandro Provvisionato, due grandi firme della Voce nel corso degli anni. Un volume che ricostruisce per filo e per segno quell’omicidio che ha rappresentato uno spartiacque nella storia italiana.
Partiamo da quel potentissimo j’accuse per arrivare poi allo scoop firmato da due reporter investigativi di grosso spessore, Kit Klarenberg e Wyatt Reed.
DOVEVA MORIRE
Nel mitico libro c’è tutto, eppure non è bastato a smuovere alcuna inchiesta giudiziaria né alcuna Commissione parlamentare per arrivare alla sostanza: i veri mandanti di quell’omicidio di Stato, perché di tutta evidenza le Brigate Rosse rappresentavano la cosiddetta ‘manovalanza’, essendo totalmente infiltrate ed eterodirette. Ma serve a tener viva la MEMORIA STORICA, calpestata e vilipesa da tanti, troppi depistaggi.
La ‘Voce’ ne ha scritto in decine e decine di articoli e inchieste: basta andare alla casella CERCA che si trova nella barra a destra (e porta all’archivio) del nostro sito e digitare ALDO MORO per ritrovarne a bizzeffe.
Tutto ruota, of course, intorno alla CIA. Ed al ruolo svolto da quel COMITATO di CRISI creato dall’allora ministro degli Interni, Francesco Cossiga. Un comitato – incredibile ma vero – composto praticamente in toto da piduisti: 11 componenti su 12. Ed impreziosito da una autentica ciliegina sulla torta: ossia l’agente CIA di lungo corso (e specialista in PSY OPS, le Operazioni Psicologiche già allora in voga) Steve Pieczenick, che sbarcò dagli States per orchestrare le operazioni, finalizzate alla “non liberazione” del prigioniero eccellente. Ormai un autentico pericolo per gli Stati Uniti, visto che portava avanti quel compromesso storico con Enrico Berlinguer e il suo Pci, una gigantesca mina vagante per la politica Usa e NATO.
Il super agente CIA venne a lungo intervistato da Imposimato e raccontò in modo minuzioso come era stato organizzato il tutto. Il grande magistrato – il quale per primo aveva indagato sul rapimento e poi, of course, era stato emarginato perché voleva realmente far luce sul caso in quel ‘Porto delle Nebbie’ che era all’epoca la Procura di Roma – allertò anche un giornalista investigativo francese, Emmanuel Amara. Infatti, Pieczenick volò anche a Parigi, rilasciò una lunghissima intervista al reporter transalpino ed uscì praticamente in contemporanea con “Abbiamo ucciso Aldo Moro – Dopo 30 anni un protagonista esce dall’ombra”: mister Pieczenick, of course.
Non secondario il ruolo svolto da Gladio (di cui parlano ora anche i due reporter a stelle e strisce), l’organizzazione para-golpista messa su da NATO & CIA per esportare, some al solito, libertà e democrazia nel tipico stile yankee: che se non sono missili e bombe, sono a botte di spioni, Servizi a tutto campo, operazioni coperte, depistaggi e golpe. Un mix ottimo e abbondante. Anche al ruolo di Gladio nel giallo Moro ha dedicato un altro libro Provvisionato, stavolta scritto a quattro mani con Stefania Limiti e intitolato “Complici – Caso Moro. Il patto segreto tra DC e BR”.
A questo punto vi riproponiamo un pezzo della Voce uscito esattamente 15 anni fa e titolato ‘Brigate Rossonere’. Breve ma molto succoso. Perché nel pezzo si parlava di una rivista appena uscita per iniziativa dell’ex sindaco di Roma, Gianni Alemanno, ‘Theorema’, nel cui comitato scientifico facevano capolino alcuni nomi da non poco: quelli dell’ex capo dei servizi segreti, Mario Mori; di Loris Facchinetti, ex leader nero di ‘Ordine Nuovo’; e di Valerio Morucci, il brigatista rosso, ossia il ‘telefonista’. Belle facce di bronzo: con la spudoratezza di palesare i legami da sempre coltivati con i Servizi. Da qui l’ovvia conclusione: le Brigate Rosse furono subito ‘infiltrate’ (secondo la filosofia di Kossiga) e poi eterodirette.
Il pezzo è rammentato in un reportage messo in rete all’epoca della seconda commissione Moro, presieduta dall’ex Dc e poi Pd Giampiero Fioroni. Significativo il titolo (a proposito dalla totale inutilità delle Commissioni parlamentari): è infatti del 21 settembre 2017
CASO MORO / VALERIO MORUCCI UOMO DEI SERVIZI. ORA LO SCOPRE FIORONI, LA VOCE LO SCRISSE 7 ANNI FA
MOSSAD AI RAGGI X
Veniamo adesso alle news, ossia al lunghissimo reportage messo in rete da ‘The Greyzone’ che illumina un versante fino ad oggi poco esplorato del caso Moro: vale a dire il ruolo svolto dai servizi segreti israeliani, il potentissimo MOSSAD.
Titolo, “Il Mossad ‘in contatto fin dall’inizio’ con gli assassini del Primo Ministro, svela un giornalista”. E il sottotitolo: “Un reporter itinerante che ha seguito i principali politici italiani spiega a The Greyzone come il suo Paese sia stato ridotto ad una ‘portaerei’ congiunta tra Stati Uniti e Israele, e solleva inquietanti interrogativi sul ruolo di Israele nell’uccisione dell’ex Primo Ministro Aldo Moro”.
Eccoci all’incipit: “Per anni il MOSSAD ha monitorato e segretamente influenzato una violenta fazione terrorista (le Brigate Rosse, ndr) che ha portato a termine il rapimento e l’omicidio dello statista italiano Aldo Moro, come ci ha documentato il veterano giornalista Eric Salerno. Avendo lavorato a stretto contatto con numerosi capi di Stato italiani nel corso della sua trentennale carriera di corrispondente, nel 2010 Salerno ha pubblicato un articolo di denuncia sui loro rapporti segreti con l’intelligence israeliana, intitolata ‘BASE MOSSAD ITALIA”.
“Salerno ha dichiarato a The Greyzone che Moro, probabilmente il leader allora più importante d’Italia, divenne una spina nel fianco di potenti forze che cercavano di mantenere il Paese saldamente ancorato al blocco filo-occidentale. Il giornalista ritiene che la politica estera a lungo termine dell’Italia si sarebbe sviluppata diversamente se Moro fosse sopravvissuto e aggiunge: ‘Era proprio questo che temevano negli Stati Uniti’”.
Non poche operazioni criminali dell’epoca – scrivono i due reporter – “presentavano forti somiglianze con quelle dell’Operazione Gladio, un’organizzazione segreta in cui la CIA, l’M16 e la NATO reclutavano e addestravano un esercito ombra di unità paramilitari fasciste in tutta Europa, che preparavano attentati terroristici sotto falsa bandiera (le odierne operazioni ‘false flag’, ndr), rapine e omicidi volti a neutralizzare la sinistra socialista”.
Passano poi a dettagliare quello che venne chiamato ‘il Lodo Moro’: una sorta di accordo con i gruppi di resistenza palestinesi, OLP in pole position, ottenuto probabilmente con la mediazione del leader libico Muammar Gheddafi, attraverso cui veniva consentita una libertà di transito (e anche commercio d’armi) ai palestinesi in cambio della salvaguardia del Paese da atti di terrorismo.
“Sebbene Salerno non arrivi ad affermare che il MOSSAD abbia direttamente ordinato il rapimento e l’omicidio di Moro, ha dichiarato a The Greyzone: ‘Penso che la loro idea fosse: vediamo cosa succede e se è necessario e pensiamo che sia il momento giusto, possiamo aiutare in un modo o nell’altro’”.
Così prosegue il lungo racconto: “Salerno sostiene che ogni amministrazione italiana dalla Seconda Guerra Mondiale in poi ha segretamente aiutato il MOSSAD e l’intelligence israeliana. Il veterano corrispondente di Haaretz, Yomi Melmon, ha osservato: ‘Gli agenti dello spionaggio israeliano confermano che i servizi segreti italiani sono tra i più amichevoli del mondo nei confronti della loro controparte israeliana”.
Seguono altre testimonianze.
Ecco lo stesso Imposimato, parole che risalgono al 1983: “I servizi segreti israeliani avevano una perfetta conoscenza dei fenomeni eversivi italiani, con un costante supporto ideologico e materiale. Il Mossad aveva deciso di trasferire il conflitto mediorientale in Italia, spinti da obiettivi di destabilizzazione politica e sociale. Lo scopo di Tel Aviv era di indurre gli Stati Uniti a vedere Israele come l’unico punto di riferimento alleato nel Mediterraneo e ottenere così un maggior supporto politico e militare”.
Il bierre Alberto Franceschini, nel corso di un’audizione davanti alla Commissione Moro, disse che il Mossad fece una proposta “inquietante” per finanziare il suo gruppo, ed era soprattutto interessato a far sì che continuasse ad operare.
L’avvocato Giuseppe De Gori, che rappresentò la DC in numerosi processi legati al caso Moro, ha dichiarato: “Il Mossad ha sempre controllato le Brigate Rosse, pur senza infiltrarsi formalmente nel gruppo”.
Infine, i pezzi grossi dello scudocrociato d’un tempo, sempre nel complesso puzzle messo insieme dai due reporter di The Greyzone: Giulio Andreotti e Francesco Cossiga.
L’ex Picconatore: “La gente dimentica che la Dc è stata sempre un partito filo-arabo”, con specifico riferimento – osservano – a Moro e Andreotti. “Andreotti ha sempre ritenuto, anche se non l’ha mai ammesso, che gli Usa gli abbiamo causato problemi giudiziaria per le sue simpatie arabe”.
Ancora: “Salerno ha dichiarato a The Greyzone che una volta gli confidò personalmente Andreotti: ‘se fossi nato a Gaza, sarei un terrorista’”.
E l’ultimo paragrafo del reportage non a caso si intitola: “Il Mossad continua le operazioni italiane durante il genocidio a Gaza”. Tra l’altro, viene citato il misterioso ‘incidente’ di maggio 2023 sul lago Maggiore: quando saltò per aria (causando 4 morti) un battello galleggiante con 23 persone a bordo. Turisti? No tutte spie e 007 israeliani ed italiani…
Per leggere, nella sua versione integrale e originale, il minuzioso e stimolante reportage messo in rete dal sito di vero giornalismo investigativo, The Greyzone, ecco Mossad ‘in contact from very beginning with killer of italian PM, reporter reveals
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