BIBI NETANYAHU / SUPER INFLUENCER E “WAR BOND” PRO GENOCIDIO

Il boia di Tel Aviv, Bibi Netanyahu, cerca di comprare il consenso dei cittadini americani a botte di dollari.

Mentre prosegue la lurida e criminale operazione ‘WAR BOND’ in mezzo mondo occidentale. Italia compresa.

Vediamo, più in dettaglio, le due manovre ideate e condotte dall’esecutivo nazista di Tel Aviv, che sta portando a termine il genocidio della popolazione palestinese. Nonostante i fasulli’ ‘Piani di Pace’ sbandierati dai due criminali internazionali, Bibi e Donald Trump.

TEL AVIV ARRUOLA I SUPER INFLUENCER

Il governo guidato da Boia-Bibi (ricordiamolo ancora una volta, premier in modo continuo dal 2009 ad oggi) e l’altrettanto assassino esercito di Tel Avi (IDF), autori del genocidio preparato e pianificato da anni in modo scientifico, hanno deciso ad inizio anno di arruolare un plotone di super influencer a stelle e strisce.

E’ stato infatti stanziato in fondo ad hoc da 1 milione di dollari per strapagare il lavoro sporco di un manipolo di 12-14 influencer americani di peso, in grado di veicolare tra i social media Usa fake news su quanto è buono, quanto è bello, quanto è affidabile l’esercito israeliano nelle sue operazioni di pulizia etnica a Gaza, di massacri e di rastrellamenti in puro stile nazista.

Massacri quotidiani a Gaza

Tutto, magicamente, dovrà apparire rose & fiori, ‘umanitario’ e in difesa dei sacri valori di democrazia e libertà in strenua difesa del popolo ebraico contro i ‘barbari’, ossia i palestinesi.

Mentre da mesi la Casa Bianca subisce con sempre maggior vigore l’influenza ormai condizionante della lobby super sionista (straussiana) che secondo un anchor man del calibro di Carlson Tucker ormai detta legge nell’entourage trumpiano.

E’ proprio questo – secondo non pochi analisti –  il vero movente dell’omicidio di Charles Kirk, eliminato perché stava da alcuni mesi denunciando le influenze sempre più invasive di Tel Aviv su Washington.

Ma torniamo alla maxi operazione ‘mediatica’ organizzata da Adolf Bibi, in perfetto stile Goebbels tempi moderni.

L’operazione è stata denominata, a inizio 2025, ‘ESTHER PROJECT’: quartier generale in una casetta a schiera, tanto per non dare nell’occhio, nel parco ‘Bridget Partner’. Che però si trova in una postazione non poco strategica: nientemeno che a Capitol Hill, a un passo da dove si svolsero gli storici scontri del 6 gennaio dopo la vittoria d’un soffio di Joe Biden alle presidenziali contro Donald Trump.

Capitol Hill

Nella pittoresca casetta in perfetto stile yankee, con tanto di giardinetto e fiorellini, operano gli arruolatori che organizzano, appunto, il meticoloso lavoro del team dei magnifici 13 che vuole  condizionare l’opinione pubblica a stelle e strisce, con persuasivi racconti sulla politica volta verso il bene di tutta l’umanità portata avanti dal benemerito esecutivo di Tel Aviv e dal suo esercito ispirato da Abramo e forse anche Mosè.

La ‘ciccia’ non è poca, per i pur già ricchi influencer: ogni pezzo che sfonda la rete e viaggia nel web viene pagato una cifra d’oro: che può oscillare da un minino di 6.143 dollari ad un massimo di 7.372. Una media di 7 mila dollari per una articoletto: non proprio nuts, noccioline.

Capito Chiara Ferragni & C.? Rimboccatevi le maniche per Bibi, è il vostro Eden.

Vi si potranno fiondare al prossimo turno, visto che la campagna è ormai agli sgoccioli, termina a novembre e i fondi sono stati già suddivisi tra quei fortunati 13. Le cui identità sono coperte dal più stretto riserbo, così come i nomi della società israeliana che ha messo in piedi l’ambizioso ‘Esther Project’. Il quale, secondo alcune fonti, ha goduto dell’appoggio di un ex portavoce dell’IDF e di un ex rappresentante della società israeliana di spyware, NSO Group, produttrice del famigerato software-spia per smarthphone Pegasus.

Il boia di Tel Aviv negli ultimi tempi non ha mancato di sottolineare la necessità, per Israele, di “rafforzare la sua base di sostegno negli Usa”, fra i cittadini (non certo alla Casa Bianca, dove già detta legge). Potendo contare soprattutto su influencer di peso e su piattaforme strategiche come TikTok (su cui ha appena messo le mani il super miliardario trumpiano Larry Ellison) e come X, l’ex Twitterdell’“amico” Elon Musk.

Larry Ellison

Lo stesso nazi Bibi ha esternato la sua precisa volontà anche a margine dell’ultima Assemblea Generale ONU, dove ha avuto modo di intrattenersi in modo molto cordiale diversi influencer filosionisti, forse in vista di un Esther Project 2.

A quanto pare, secondo le stesse fonti, i promotori della rampante Esther non avrebbero, almeno fino ad oggi, chiesto l’ok per operare nel territorio Usa (come “agenti stranieri”, così prevede la normativa a stelle e strisce) all’autorità preposta, ossia il ‘Foreign Agents Registration Act’ (FARAper i suoi fans). Osserva Ben Freeman, direttore del programma ‘Democratizing Foreign Policy’ presso l’autorevole ‘Quincy Institute’: “Se vieni pagato da un governo straniero per influenzare il pubblico americano, devi per forza registrarti al Foreign”.

Volano sopra le leggi americane o cosa lorsignori?

VOLANO I “WAR BOND”. ANCHE DA NOI

E di certo volano sopra ogni legge internazionale e, soprattutto, sopra ogni Morale – calpestandola  e oltraggiandola – le autorità criminali israeliane che dal 7 ottobre in poi (fanno in questi giorni 3 anni) hanno emesso in mezzo mondo occidentale i loro “WAR BOND”, un formidabile strumento per finanziare il genocidio del popolo palestinese. E per creare quella vera e propria “economia del genocidio” denunciato con forza da Francesca Albanese nel suo bollente rapporto redatto per conto delle Nazioni Unite e attaccato in modo forsennato dal premier nazi di Tel Aviv, e of course dall’amico & sodale Trump.

All’operazione di criminale finanziamento dell’eccidio hanno aderito tutte le principali banche a livello internazionale, ben compresi quei FONDI che ormai dettano legge e riciclano a mani basse soldi sporchi delle mafie internazionali

Francesca Albanese

Secondo uno studio elaborato da un centro olandese di ricerche, ‘Profundo’, e condotto per conto delle Ong ‘Bank Track’ e ‘Pax’, a fornire via WAR BOND un grosso supporto alle azioni killer di governo e IDF ci sono big del calibro di Goldman Sachs, Bank of America, Citigroup, Deutsche Bank, Bnp Paribas, Jp Morgan, Barclays, Chase, oltre ai colossi del fondi, BlackRock e Vanguardsempre in pole position.

E da noi? Fa il punto della situazione ‘l’AltraEconomia’, che già mesi fa aveva puntato i riflettori sull’operazione passata sotto il complice silenzio politico e mediatico.

Tutti gli istituti di credito di casa nostra interpellati hanno risposto in modo non poco sibillino. Negando di aver collocato War Bond sul mercato o ammettendolo solo in minima parte.

Sorge spontanea la domanda.

C’era una volta la Vigilanza della Banca d’Italia, con tanto di 007 & ispettori. Che fine ha fatto quella Vigilanza? Sciolta come neve al sole? Perché, se esiste e opera ancora, non fa un po’ di luce su questi business che non si possono definire solo sporchi e luridi, ma criminali in modo che più criminale non si può? Indossando, però,  guanti bianchi e colletti inamidati.

A quanto pare, emergono tracce concrete per due banche, dal nome molto simile: BPM e BPER.

La prima avrebbe puntato sui War Bonds per 99 milioni di euro.

La seconda – di fronte alle domande – si è comportata in modo alquanto anomalo. I suoi vertici, infatti, prima hanno negato ogni coinvolgimento nell’operazione. Poi hanno ammesso, sostenendo che tutto è stato portato avanti da ‘ARCA FONDI SGR’, una società di gestione del risparmio ovviamente controllata da BPER.

La somma in ballo è di quasi 200 milioni di euro, per la precisione 195 milioni e rotti. Fondi che, però, non compaiono più in bilancio alla data del 31 luglio.

Cosa vuol dire? I vertici dell’istituto non lo spiegano. Ma di tutta evidenza quei titoli sono stati venduti. Finanziando quindi, di fatto, quel genocidio.

Capito?


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