In queste ore si celebra il funerale dell’un tempo mitico Labour, il partito laburista inglese che per decenni, in un passato ormai lontano, ha illuminato la via per il progresso sociale e civile in mezza Europa.
La cerimonia funebre, in realtà, è iniziata oltre un ventennio fa, sotto l’illuminata guida dell’ex premier e leader Labour, Tony Blair: capace addirittura di fornire le prove taroccate agli Stati Uniti per scatenare la guerra d’invasione in Iraq nel 2001. Tutto detto.
Ora giunge al capolinea grazie alle performance totalmente antidemocratiche – e arci guerrafondaie sul fronte estero, con la volontà precisa di provocare la terza guerra mondiale – del nuovo primo ministro inglese, il sempre più invasato Keir Starmer.
Nei giorni scorsi abbiamo dettagliato il ruolo di Super ‘Governatore’ che potrà ricoprire a breve proprio Blair, che al 90 per cento verrà designato dal tandem di criminali internazionali DONALD TRUMP-BIBI NETANYAHU come maxi coordinatore della Gaza che verrà: sulle macerie del genocidio, quindi per gestire un deserto, nel quale far affluire miliardi di dollari e di euro a palate per una ricostruzione (sic), che alla fine potrebbe somigliare a quella ‘Riviera di Gaza’vagheggiata dal boia di Tel Aviv, il quale ormai comanda a bacchetta il già rincoglionito Tycoon della Casa Bianca.
Ma veniamo alle fresche performance griffate Starmer, rese note in occasione del congresso Labour che si è appena svolto nella un tempo rossa Liverpool.
Il piano è stato poi illustrato, più in dettaglio, dalla ministra degli Interni, l’immigrata (è di origine pachistane) entrata a vele spiegate nella nomenklatura british che conta, Shabana Mahmood. Ormai più realista del re.
Vediamo cosa prevede il pacchetto di misure anti immigrazione, la vera pietanza da servire agli inglesi soprattutto per rispondere alla minaccia elettorale rappresentata dal REFORM UK, il partito dello xenofobo sempre a galla Nigel Farage, che secondo gli ultimi sondaggi ha distaccato di parecchio la ormai obsoleta formazione made in Starmer.
Ecco, in rapida sintesi, i maxi ‘paletti’, i caposaldi della ‘manovra’ che più illiberale, antidemocratica e fascista non si può: da far invidia – per fare un solo esempio – agli sfascisti di casa nostra che, di tutta evidenza, la prenderanno a modello, statene certi.
Partiamo dal famigerato tetto dei 5 o 10 anni di cui si discute da tempo anche dalle nostre parti.
Ebbene, Vate Starmer ha pensato bene, con le nuove leggi, di portare appunto da 5 a 10 anni il periodo necessario a tutti i residenti nel Regno Unito per ottenere il beneficio del soggiorno.
Ma la lista dei ‘doveri’ è appena cominciata.
L’immigrato di turno, infatti, dovrà dimostrare di avere un regolare contratto di lavoro. E fin qui tutto ok. Di aver pagato con regolarità, per ben 10 anni, le tasse. Di avere una fedina penale immacolata, sempre da 10 anni. Di non godere di sussidi statali di alcun tipo. Ma eccoci all’ennesima capriola, o se preferite ad un tuffo carpiato: l’immigrato che brama di diventare british dovrà dimostrare di aver effettuato del volontariato. Non si conoscono bene i tempi: per 6 mesi, un anno o quanto?
Alla fine una piroetta, un triplo salto mortale e voilà: forse l’ok arriva.
Ah, dimenticavamo per strada un dettaglio fondamentale: la legge sarà retroattiva. Potrà quindi riguardar le posizioni già acquisite in base alle leggi vigenti, annullandole del tutto. E calpestando, in un sol colpo, la costituzione inglese, che pure esiste fino a prova contraria, e ogni briciolo di democrazia sostanziale.
Praticamente identico – in una perfetta corsa all’annullamento di ogni diritto – il pacchetto Farage. E pensare che il premier Starmer ha la totale faccia di bronzo per etichettare il leader di REFORM UK come “una minaccia per il nostro Paese”, un “immorale” e un “razzista”. Forse si sta guardando allo specchio, indossando pure una casacca progressista che fa ormai ridere anche i polli inglesi?
Il ‘pacco’ è dedicato non solo agli immigrati di colore, ma ai tanti studenti e lavoratori europei che da anni si trovano nel Regno Unito. Un vaffa anche a loro, se non dimostreranno i requisiti richiesti dalle future normative ultra fasciste partorite dal Labour, un tempo simbolo di una sinistra, pur moderata.
Ma c’è anche un ciliegina sulla torta, aggiunta come un gift dal premuroso premier britannico.
La Carta d’identità digitale che dovrà possedere, in modo obbligatorio, qualsiasi entità umana presente d’ora in poi sul real suolo britannico. Il massimo.
Contrabbandata, la misura estrema, come una grande conquista di democrazia del premier, ormai in preda a deliri di onnipotenza e ossessionato dagli immigrati.
Tenete presente che fino ad oggi, nella ancor (formalmente) democratica Gran Bretagna, non è previsto per legge alcun obbligo di portare con sé un documento d’identità, anche se fermati dalla polizia, dai famosi bobbies inglesi. Né si deve esibire alcun documento per prenotare una stanza d’albergo.
Adesso, non si passa dalla padella nella brace: ma direttamente si viene rosolati alla brace.
Così farsescamente parla il primo ministro: “La carta d’identità digitale è una grandissima opportunità per i cittadini del Regno Unito. Renderà più difficile il lavoro illegale e i nostri confini più sicuri. Oltre a rendere più semplice la vita di tutti i britannici, che potranno mostrare, con la nuova carta, la propria identità rapidamente, senza più dover cercare vecchie bollette”.
Ma ci è o ci fa, mister Starmer?
Per rinfrescarvi la memoria, vi proponiamo due pezzi messi in rete dalla Voce.
Uno, fresco fresco, sul prossimo zar mediorientale: è infatti del 27 settembre
TONY BLAIR / ECCO IL NUOVO GOVERNATORE DI GAZA. A GENOCIDIO COMPIUTO
L’altro, sulle ultime performance del premier britannico che sta perdendo il lume della ragione. E’ del 5 agosto
KEIR STARMER / IL “PATTO DEI 100 ANNI” CON KIEV
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