Progetti a raffica per il radioso ‘futuro’ di Gaza: dopo che, of course, il governo nazista guidato da Bibi Netanyahu avrà portato a termine il genocidio della popolazione palestinese e la deportazione di ciò che ne resta.
Favorito nei sondaggi quello, fresco di presentazione all’ONU, griffato Tony Blair, l’ex premier britannico e un tempo leader del Labour Party che da anni s’è tuffato nel mondo delle super consulenze geopolitiche con una particolare vocazione per il sempre bollente Medio Oriente: ed un’esperienza ultraventennale alle spalle, avendo causato (con le sue prove taroccate sugli ordigni nucleari di Saddam Hussein) l’invasione e il massacro dell’Iraq perpetrati dai Big Friends a stelle e strisce nel 2001. Ottimo e abbondante.
A quanto pare, potrebbe addirittura superare, nel rush finale, il Piano appena approvato nel corso dell’Assemblea Generale ONU di qualche giorno fa, elaborato dalle stesse Nazioni Unite e che ha ricevuto l’ok da ben 140 nazioni. Un voto quasi plebiscitario per la cosiddetta ‘Dichiarazione di New York’. Ma che rischia di rimanere solo e soltanto sulla carta.
Sembrano tramontare, a questo punto, le ‘visioni’ messe nero su bianco dallo staff del presidente Usa Donald Trump a febbraio scorso, che partivano da un’ideona dello stesso Blair e poi la sviluppavano alla grande per dar vita alla hollywoodiana ‘Riviera di Gaza’, popolata da grattacieli, resort, piscine e finalmente liberata da quei vermi palestinesi.
L’ultimo ‘tocco’ arriva da Washington. Alcuni media a stelle e strisce, infatti, fanno sapere che la Casa Bianca valuta il progetto blairiano come “un buon compromesso” tra il ‘botto’ trumpiano d’inizio anno e la fresca ‘Dichiarazione di New York’. Che, invece, sono totalmente antitetici.
Per ora alla finestra il boia di Tel Aviv: il quale continua ad enfatizzare, come un rullo compressore, che l’Operazione Gedeone 2 per liberare la Striscia di Gaza verrà portata a termine nel più breve tempo possibile. Mentre – con una faccia di bronzo senza confini – proprio all’Assemblea generale Onu ha proclamato che a Gaza non è in atto alcun genocidio: la popolazione viene solo gentilmente invitata a farsi più in là, a spostarsi verso Sud. E i palestinesi sono a pancia piena, i bambini ben nutriti, altro che fame e carestia!
TUTTI IN “GITA” CON TONY
Follie da 113 e crimini da Norimberga o l’Aja a parte, ecco qualche dettaglio in più sul progetto in pole position per il ‘domani’ di Gaza, quando, di tutta evidenza, i palestinesi non rappresenteranno più un problema (uccisi o deportati appunto).
Il piano studiato dalle vulcaniche menti del think tank che fa capo all’ex premier britannico ruota tutto intorno ad un nuovo organismo, GITA, tanto per rimanere in tema delle sempre più gettonate visite organizzate da Tel Aviv per mostrare ai turisti quanto si sta bene a Gaza & dintorni.
GITA, infatti, è acronimo di ‘GAZA INTERNATIONAL TRANSITIONAL AUTHORITY’, ossia la somma autorità che dovrà governare i destini della Striscia per i prossimi 5 anni, con poteri praticamente assoluti, in perfetto stile monarchico (Blair, ricorderete, è sempre filato d’amore e d’accordo con Buckingham Palace) o, se preferite, assolutistico. GITA rappresenterà – sono le testuali parole contenute del progetto – “la suprema autorità politica e legale” in tutta l’area.
Il super leader inglese, comunque, non sarà ‘solo’ al comando. Attorno a lui ruoterà un ‘Segretariato’ composto da 25 ‘autorevoli’ membri, nonché il super comitato dei 7. Non basta, perché secondo le anticipazioni dei media britannici, verrà attivato anche un team di 5 super esperti che si occuperanno di alcuni settori strategici: ricostruzione, legislazione e affari legali, rapporti con l’Autorità Nazionale Palestinese (ANP) e affari umanitari. Particolarmente ‘caldo’ quest’ultimo segmento: visto che tutto, o molto almeno, continuerà a ruotare intorno alla famigerata ‘GAZA HUMANITARIAN FOUNDATION’, il pupazzo di Tel Aviv per far finta di aiutare i palestinesi e invece realizzare business sulla loro pelle. Se il buongiorno si vede dal mattino…
Secondo il dossier GITA, la sua sede e quartier generale in una prima fase saranno ubicati a el-Arish, la cittadina egiziana a pochi chilometri dal confine con la Striscia di Gaza. Solo in un secondo momento (non si sa quando) la sede passerebbe nella Striscia di Gaza, accompagnata da una task force multinazionale sostenuta dall’ONU e composta in buona parte da militari forniti da paesi arabi moderati del Golfo.
Il piano, in sostanza, sarebbe modellato sulle amministrazione che vennero insediate a Timor est ed in Kosovo nel periodo bollente della transizione dopo i conflitti.
Il tanto umanitario ex premier britannico, inoltre, concede addirittura la creazione di una ‘Palestinian Executive Authority’, PEA per i suoi fans. Il massimo dell’ipocrisia, in perfetto stile Blair-LIAR, ossia bugiardo, menzognero: perché di tutta evidenza si tratterà di un organismo pro-palestinesi senza più i Palestinesi, ormai spariti dalla circolazione perché uccisi o deportati.
Tanto per gettar fumo negli occhi al Palazzo di Vetro, il piano prevede – sulla carta – per PEA una “funzione vicina ai cittadini” (fantasmi, appunto), incaricata di fornire servizi “attraverso un’amministrazione professionale e apartitica” che si occuperà di “materie tecniche come sanità, istruzione, giustizia, welfare”, di cui potranno usufruire ossa & ceneri dei palestinesi massacrati dall’esercito killer (IDF) di Tel Aviv che a partire dal 7 ottobre ha portato avanti rastrellamenti in perfetto stile nazista.
Così ha commentato in collegamento video con l’ONU (ai vertici palestinesi infatti Trump ha negato il visto, accogliendo invece a braccia aperte il boia Netanyahu!) il numero uno dell’Autorità Nazionale Palestinese, Mahmoud Abbas, più noto come Abu Mazen: “Gaza è parte integrante della Palestina. L’ANP è pronta a farsi carico pienamente della governance e della sicurezza nell’area”. Fino ad oggi, però, l’ANP, per espressa volontà della Casa Bianca (oltre che ovviamente di Tel Aviv), è stata esclusa da ogni negoziato per un cessate il fuoco e la successiva ricostruzione a Gaza dopo la fine del conflitto: o meglio, dello sterminio.
Secondo non pochi analisti, è proprio lo ‘sfalso’ sui tempi di vita della prossima Authority (5 anni secondo Blair, 1 anno per la Dichiarazione di Washington) a rappresentare la più grossa pietra d’inciampo su quel che succederà. Palestinesi e paesi arabi vedono in ciò un grosso ostacolo. Ma è soprattutto l’esecutivo killer di Tel Aviv che può trarre giovamento dall’impasse, conducendo nel frattempo trionfalmente in porto il suo piano di sterminio, l’Operazione Gedeone II: quel genocidio scientifico coltivato da decenni (fin dal 1947) e culminato con il 7 ottobre, la strage di Hamas eterodiretta dai Servizi segreti israeliani.
Ad inizio agosto ‘Times of Israel’ pubblica un significativo reportage, nel quale evidenzia le manovre lobbiste messe in campo da Blair: che includono anche colloqui con Trump e un incontro con il capo ANP Abbas. Evidenziando che il suo piano chiede “riforme significative da parte dell’ANP”, ma soprattutto un suo “ruolo molto marginale nel futuro di Gaza”.
LE VERE CIFRE DEL GENOCIDIO DEI PALESTNESI
E allora: di cosa stiamo parlando? L’ennesima sceneggiata, of course, sulla pelle dei palestinesi, i sopravvissuti all’Olocausto, calpestando la memoria dei tanti massacrati. 650 mila secondo le ultime stime ufficiali: 10 volte tanto, secondo cifre ben più realistiche.
Ne abbiamo già scritto circa un anno fa ma ora lo scenario è, evidentemente, di gran lunga peggiorato.
Secondo alcuni studi ed elaborazioni della rivista scientifica ‘The Lancet’, il numero dei morti a Gaza non poteva fermarsi ai dati ‘ufficiali’, ma andava moltiplicato almeno per 5 o 6 volte. Per via delle malattie, della mancanza di cibo ed acqua, delle medicine essenziali, di un tetto. Insomma, i decessi si sarebbero moltiplicati a breve termine, colpendo soprattutto i bambini, che di tutta evidenza hanno patito più di tutti le atrocità di un’esistenza sotto missili & bombe ed in condizioni di precarietà estrema.
Ora quella tragica, mostruosa cifra, è arrivata a superare quota 680 mila. Quindi ben 10 volte superiore rispetto a quella diffusa dai media ufficiali. E poi c’è chi non parla ancora di genocidio…
Così mettono nero su bianco due autorevoli ricercatori, Richard Hill e Gideon Polya, che partendo dagli ultimi dati pubblicati da ‘The Lancet’, sono andati oltre. “Sulla base di tutti i dati raccolti – scrivono – il numero di morti a Gaza è di almeno 680.000. Ma ancor peggio: 380.000 sono bimbi sotto i 5 anni, 99.000 di età superiore ai 5 anni, 63.000 donne e 138.000 uomini”.
Ecco un pezzo che documenta il nuovo Olocausto, messo in rete dal sito ‘The Canary.Co’ e titolato “Gaza genocide death toll recised up – now over 680.000, including almost half million children
https://www.thecanary.co/skwawkbox/2025/09/12/gaza-death-toll-lancet/
Ecco, infine, gli ultimi due pezzi messi in rete dalla Voce a proposito di Blair.
E’ del 28 agosto 2025
TONY BLAIR / DAI MASSACRI IN IRAK ALLE DEPORTAZIONI DI GAZA
E dell’8 luglio 2025
TONY BLAIR / I “DIRTY BUSINESS” A GAZA
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