Giornalisti sempre sotto attacco.
Sotto il fuoco delle mafie oppure degli eserciti assassini, come quello israeliano.
40 anni fa veniva trucidato Giancarlo Siani, colpevole di voler fare il suo mestiere di giovane reporter con la passione di svelare le connection politico-affaristico-mafiose.
Dal 7 ottobre nelle Striscia di Gaza sono stati trucidati 246 reporter di mezzo mondo, soprattutto palestinesi e della testate arabe come ‘Al Jazeera’, che si sono macchiati della gravissima colpa di denunciare il genocidio portato scientificamente a compimento dal boia nazi Bibi Netanyahu e dalla sua cricca sionista al potere dal 2009.
L’informazione, in mezzo mondo, è vista come il fumo negli occhi dal Potere. E per questo cerca in tutti i modi, quel Potere, di stopparla, di zittirla: facendo fuori, fisicamente, i reporter più scomodi, quelli che cercano di alzare il coperchio di malaffari & connection i cui ‘pupari’ restano sempre dietro alle quinte e quasi mai perseguiti dalla Giustizia, ormai una chimera. Oppure cercando di delegittimarli, di screditarli, di isolarli; o, ancor meglio, di coprirli di querele penali e/o di citazioni civili spesso milionarie, praticamente puntando alla tempia un revolver, come è successo per tanti anni – e ancora succede – a noi della ‘Voce’.
Ma torniamo ai 40 anni dalla tragica morte di Giancarlo. Sulla quale abbiamo scritto decine e decine di articoli e inchieste. E una di queste – dicembre 1991 – fece riaprire il caso, altrimenti archiviato in fretta e furia, di tutta evidenza per ‘non toccare’ i mandanti di quell’atroce esecuzione.
All’epoca, infatti, intervistammo un docente di storia all’Università di Napoli, Alfonso di Maio, che conosceva bene il giovane cronista del Mattino e gli era stato vicino soprattutto negli ultimi mesi, quando Giancarlo stava portando a termine la stesura di un esplosivo libro sui business della camorra nella ricostruzione post sisma nella zona di stabiese (e Di Maio abitava proprio in quell’area), che conosceva come le sue tasche scrivendo da un paio d’anni pezzi per il quotidiano partenopeo. Di Maio lesse le bozze del volume, al calor bianco, in cui venivano fatti nomi e cognomi di boss e soprattutto dei loro referenti politici, delle imprese di copertura, di tutte le connection insomma. Roba da far saltare poltrone eccellenti, anche di politici campani ormai di livello nazionale.
La Voce pubblica l’intervista choc. Quindi consegna copia della rivista e la cassetta con l’intervista all’ufficio denunce della Procura di Napoli. Dopo una ventina di giorni veniamo convocati in Procura, il fascicolo è stato assegnato al giudice Lucio Di Pietro, salito anni prima alla ribalta delle cronache per il caso Tortora.
Il direttore della Voce e autore dell’intervista, Andrea Cinquegrani, viene interrogato. Verranno poi sentiti Di Maio e un altro testimone da non poco, citato dalla Voce nel lungo reportage. Ossia Amato Lamberti, il fondatore e animatore dell’‘Osservatorio sulla Camorra’ al quale collaborava con tenacia e passione proprio Giancarlo. Lamberti conferma in tutto e per tutto i fatti: il giovane cronista aveva terminato la stesura di un libro choc sull’infiltrazione di politici e clan nella ricostruzione post terremoto della strategica area stabiese, il feudo per decenni di ras della politica come Antonio Gava e Francesco Patriarca.
Storico docente di Sociologia all’Università di Napoli, Lamberti aveva addirittura sentito per telefono Giancarlo la sera prima d’essere ammazzato. Era preoccupato per qualcosa e presero un appuntamento per la mattina dopo. Un appuntamento al quale Siani non potrà andare, visto che venne crivellato di colpi, a bordo della sua gip Meari, la mattina in piazza San Leonardo, a Napoli, dove abitava.
Il caso riaperto, quindi, parte forte. Corroborato da due testimonianze di peso, di chi lo conosceva bene e lo aveva frequentato nei mesi precedenti.
Incredibile ma vero, il Mattino, ossia il quotidiano per il quale Giancarlo lavorava ancora da ‘abusivo’, in attesa del tanto agognato ‘praticantato’, getta acqua suo fuoco e taglia corto: “Appena riaperto, il caso Siani va già verso l’archiviazione”. Come facevano a sostenerlo? Sorse spontaneo il sospetto che a qualche pezzo da novanta del quotidiano (o meglio, al suo referente politico) non andasse giù quella ‘anomala’ riapertura del caso: meglio seppellirlo sotto quintali di naftalina.
E stava proprio per succedere così (dopo la frettolosa archiviazione iniziale, ricordiamo bene). Il pm Di Pietro, dopo alcuni mesi, viene trasferito ad altro incarico e il fascicolo passa di mano in mano. Per finire, un paio d’anni dopo, al pm Armando D’Alterio. Che lavoro sodo e dopo mesi di investigazioni scova un pentito che conosce bene i fatti e vuota il sacco. Ma attenzione: solo sull’assassinio, ossia sui killer, gli esecutori di quell’omicidio. Ma niente sui mandanti, che rimasero e sono ancora oggi ‘a volto coperto’, come si suol dire in gergo tecnico.
Anomalo. poco credibile suona comunque il movente: un articolo già uscito sulle colonne del Mattino settimane prima a proposito di frizioni nel clan Gionta di Torre Annunziata. Gli esperti di camorra – come soprattutto Lamberti – sanno perfettamente che le mafie non uccidono per qualcosa di già successo, soprattutto di già scritto. Ma per qualcosa che potrebbe accadere e, per un reporter, per quello che potrebbe scrivere, mettere nero su bianco. Figuriamoci poi un libro che avrebbe certo avuto una risonanza di ben altro livello rispetto a 30 righe di cronaca…
Purtroppo, ogni anno siano costretti a sorbirci la solita litania ‘istituzionale’. Il ricordo di Giancarlo, del suo sacrificio. Ma mai nessuna parola, neanche una sillaba, su qui mandanti che sono ancora vivi e vegeti, liberi come fringuelli, che non hanno mai pagato niente per quell’atroce omicidio.
E’ vero, i killer sono in galera, una volta tanto. Ma i mandanti mai, siamo costretti a ripeterci ogni anno.
Quando, appunto, la giustizia è ormai ridotta in macerie.
Per ritrovare un montagna di articoli e inchiesta sul caso, basta andare alla casella CERCA che si trova in alto a destra del nostro sito e digitare GIANCARLO SIANI.
Vi riproponiamo, comunque, le ultime due più significative messe in rete.
E’ infatti del 23 settembre 2024
GIANCARLO SIANI / UCCISO 39 ANNI FA E ZERO MANDANTI
E del 23 settembre 2020
GIANCARLO SIANI UCCISO 35 ANNI FA / KILLER IN GALERA, MANDANTI MAI
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