Sempre più bipolare, il presidente Donald Trump. Fino a sembrare anche un tantino ‘rincoglionito’, proprio come il suo predecessore Joe Biden, passato alla storia per le sue mitiche gaffe, il vagar nel nulla con la nostra Meloni a stargli dietro, la mano data ad un fantasma al suo fianco, le cadute dal cielo (o meglio dalla scaletta dell’aereo presidenziale).
Adesso anche il ‘Tycoon’ non ci scherza. Come ha appena dimostrato alla fine del summit con il primo ministro britannico Keir Starmer. Facendo riferimento al conflitto in Ucraina e dando una sculacciata a Putin, ha poi detto: “Eppure abbiamo risolto l’annoso e aspro conflitto tra l’Azerbaijan e l’Albania dopo decenni di scontri nel Nagorno Karabakh”.
Pronuncia infatti in modo totalmente sgangherato, storpiandolo in modo clamoroso, il nome della prima nazione. Mentre addirittura confonde l’Armenia con l’Albania. Il massimo.
Non inciampa, invece, sul più che scivoloso Nagorno Karabak e aggiunge: “La questione è andata avanti per anni, non sarebbe mai stata risolta senza il mio intervento. Se vi ricordate, il primo ministro e i presidenti sono stati lì per molti anni. Poi hanno detto che quando si sono trovati davanti a me, nello Studio Ovale, ogni problema si è risolto”.
Allora un vero mago con tanto di cilindro delle meraviglie, ‘The Donald’?
Comunque ancora capace di progettare un miracolo degno del San Gennaro più in forma (a proposito ieri alle 7 e 30 di mattina del 19 il sangue nel Duomo di Napoli si è regolarmente sciolto).
Ossia quello di dar vita – anche in vista delle elezioni di medio termine e nella prospettiva delle future presidenziali – ad un super polo mediatico conservatore.
Tutto ruota introno alla figura del suo grande amico Larry Ellison, il padre-padrone di ‘Oracle’ – altra creatura miracolosa nell’etere a stelle e strisce – con il quale sta tessendo una fittissima trama di compravendite, scambi azionari & affari da mille e una notte. L’ottantunenne Paperon de’ Paperoni (per alcuni giorni scalza l’ex amico Elon Musk dalla poltrona di più ricco della Terra) ha infatti appena portato a segno alcune maxi operazioni finanziarie e altre bollono in pentola.
Prima mossa. L’acquisto di ‘Paramount Skydance’, frutto di un accordo con la società di fondi speculativi ‘Red Bird Capital Partners’, che tra l’altro attualmente controlla il Milan calcio. L’accordo ha consentito la fusione di Paramount Global con Skydance Media.
Seconda mossa. La stipula di un contratto da 7 miliardi di dollari con CBS (di cui Ellison è già un socio eccellente) e la stessa Paramount per i diritti streaming di ‘Ultimate Fighting Championship’.
Terza mossa. L’acquisto di ‘The Free Press’, un pezzo da non poco nel panorama mediatico Usa, fondata e animata dalla reporter Bari Weiss. Ha fatto della forte critica al ‘woke’ il suo cavallo di battaglia e la sua bandiera, che viaggia in perfetta sintonia con il Trump-pensiero.
Ma il colpo da novanta è un altro. L’acquisto per 80 miliardi di dollari del gioiello ‘WARNER BROS DISCOVERY’, il conglomerato mediatico nel cui scrigno sono preziosamente custoditi altri ori a cento carati, come HBO Max, Warner Bros e – udite udite – perfino una grossa fetta azionaria della CNN. Un vero colpo triplo.
In sostanza, Ellison è in grado di controllare mezzo etere a stelle e strisce, con le postazioni di comando (o quasi) a bordo di CNN e CBS.
Infine, eccoci alla ciliegina sulla torta, appena annunciata, gonfiando il petto, dal Tycoon.

Si tratta, of course, dell’operazione TikTok, come del resto ha confermato l’entourage del presidente cinese Xi Jinping.
Il dinamico Ellison, su input presidenziale, ha messo in campo un accorsato consorzio di sigle in grado rilevare l’80 per cento delle azioni griffate TiKTok. La cordata, infatti, è autorevolmente capeggiata da ‘Oracle’, in compagnia di ‘16Z’, la società di venture capital della Silycon Valley che fa capo al miliardario Marc Andreessen, un altro grande amico di Trump.
Il cerchio è perfettamente chiuso. E il Tycoon può cullare sogni di gloria mediatici per il futuro elettorale.
A meno di non impossibili deragliamenti o pietre d’inciampo lungo il percorso. Come, prima di tutto, la totale sudditanza – negli Usa, e di riflesso sulla politica estera americana tutta pro genocidio firmato Netanyahu – alla potentissima lobby ebraica negli Stati Uniti, i super sionisti, gli ‘straussiani’ di ferro.
E i gialli che non finiscono mai, su tutti quello del trafficante di minorenni Jeffrey Epstein: una vera a bomba ad orologeria.
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