La furia rossa della Norvegia si abbatte sull’Italietta, 3 a 0. Accidenti che sberla. Arriva in piena faccia agli undici strapagati calciatori italiani. Sulla maglia storicamente azzurra lo scudetto tricolore dei ‘migliori’ d’Italia stride mestamente con la sciatta, opaca, sbrindellata partita della nostra spenta nazionale, umiliata dagli interpreti di un calcio senza picchi di qualità tecniche, fatta eccezione per un paio di eccellenze, ma in campo con vigore giovanile e una voglia matta di divertirsi con il piede premuto sull’acceleratore e motivazioni ‘patriottiche’, d’ orgoglio nazionale. Che vergogna. La Norvegia ci rifila un ko senza attenuanti ed è la squadra che occupa la casella 39 nel ranking Fifa contro il nostro nono posto che con tutta evidenza è da spostare in basso.
IMBARAZZANTE IERI SERA la coincidenza oraria di Norvegia-Italia e dell’epica disfida tennistica tra il mito del tennis, il serbo Novak Djokovic, “Nole”’ per chi lo ha amato, prossimo al fine carriera e l’astro di Jannik attor giovane, protagonista di uno sport in crescente favore popolare, specialmente godibile in Tv (lo capite voi chi sborsa cifre notevoli e siede nell’ultima fila in alto degli stadi, a distanza da canocchiale dal rettangolo di gioco?)
LA SCELTA PERSONALE: canale 10 di Sky per le emozioni di Sinner-Djokovic e brevi incursioni sulla disastrosa nazionale s-governata da Spalletti durante gli intervalli tra un cambio di campo del tennis, audio a zero della telecronaca dal Rolland Garros e in cuffia la radiocronaca della squallida Italia. Ne traggo il seguente bilaterale giudizio: la modestia del calcio italiano, certificata dallo scudetto del Napoli (solo cinquanta gol fatti e una serie di stentate vittorie su squadre infinitamente inferiori) e la disfatta dell’Inter in Champions’ League, (0 a 5 subito dal Psg) prescrivono al nostro calcio la terapia d’urgenza di un problematico, urgente ripensamento: massimo due stranieri sugli undici in campo e obbligo di un settore giovanile paragonabile alla ‘cantera’ del Barcellona, di molte squadre inglesi. Della titanica impresa Sinner è presto detto. Non ha dominato l’‘immortale’ Djokovic, forse condizionato dalla prestigiosa carriera del serbo, ma importante era oltrepassare i confini della semifinale e possibilmente in soli tre set per conservare l’energia che richiederà domani la massima performance muscolare, nemmeno un minuto di deconcentrazione, intelligenza tattica, creatività autorevole protagonismo, cuore e nervi saldi. Missione compiuta. Da mettere in conto, domani, anche l’empatia e il tifo dei francesi per il gioco spettacolare di Carlos Alcaraz. Da non perdere la finale del doppio femminile delle meraviglie. In campo Errani-Paolini. Buon divertimento.
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