Il sempre più invasato premier britannico (e laburista!) Keir Starmer, da perfetto Dottor Stranamore, dà i numeri e fuoco alle polveri, issando la bandiera per la prossima terza guerra mondiale: parla senza mezzi termini, infatti, dell’utilizzo di armi nucleari contro Mosca, invitando in pratica tutta la UE a seguire la sua folle rotta.
Musica per le orecchie dei nazi teutonici, ossia il neo Cancelliere Frederich Merz e la presidente della Commissione UEUrsula von der Leyen. Sempre più in assetto di guerra, grazie soprattutto al super pacchetto da 800 miliardi di guerra via REARM EU: a fianco del grande amico Volodymyr Zelensky.
Il quale festeggia i suoi 6 anni di regno a Kiev, dopo la plebiscitaria elezione presidenziale (oltre il 70 per cento dei suffragi) nel 2019.
E’ da allora, sempre al suo fianco, come un’ombra, il braccio destro e anche sinistro, ossia il super Capo di Gabinetto Andrij Yermak.
Tutti ricordano, nella sceneggiata trumpiana di febbraio allo Studio Ovale, il sudaticcio e imbarazzato Volodymyr che non sapeva quali pesci prendere. Al suo fianco, sul divano, la massiccia stazza di Andrij, imperturbabile. Quello Yermak che ha appena tessuto i fili dei rapporti poche ore fa ad Istambul, per concordare la strategia con gli alleati Usa, Regno Unito, Germania e Francia a base di nuove sanzioni contro la Russia.
Ed è in procinto di volare a Washington per trattare con lo staff di vertice della Casa Bianca.
Una figura sempre più ingombrante e di grande rilievo strategico a Kiev soprattutto adesso, la sua. E destinata ad avere un peso via via maggiore, soprattutto per il dopo-Zelensky, secondo le previsioni di uno dei siti più autorevoli a livello internazionale, Politico: che spesso e volentieri ci azzecca.
Partiamo dalla ‘sintonia’ con la nuova amministrazione a stelle e strisce.
La descrive in modo efficace il parlamentare d’opposizione Mykola Kniazhytskyi: “Lui legge i sostenitori di Trump molto meglio di quanto non riesca a fare Zelensky, la cui mentalità non è cambiata: non ha capito, Volodymyr, che quella retorica molto efficace con Joe Biden ora non è più di grande utilità”.
Sentiamo un’altra voce non poco critica verso la nomenklatura di Kiev, quella di Daria Kalewiuk, direttrice dell’‘Anti-Corruption Action Center’: “Zelensky e Yermak hanno nascosto le istituzioni e sviluppato una governance basata solo su un cerchio di persone di cui si fidano. In sostanza, non abbiamo un Gabinetto che funziona in modo corretto e trasparente: ma un quasi-gabinetto di ministri guidati da Yermak, che ha il pieno controllo sull’agenda del Presidente e sul Presidente stesso. Poi ci sono tutti questi ‘consiglieri’, che non sono funzionari pubblici, non sono stipendiati dallo Stato e non sono tenuti a presentare alcuna dichiarazione patrimoniale”.
E conclude, con amarezza: “Gli oligarchi non sono più il principale problema dell’Ucraina, come all’inizio. E nemmeno la corruzione dilagante nell’amministrazione pubblica è adesso il nodo prioritario. Il vero problema è il sistema di governo e il modo in cui il potere è stato totalmente monopolizzato”.
Passiamo alla reporter ucraina Yulia Mendel, che fornisce alcuni tasselli utili per ricostruire l’irresistibile ascesa di Yermak. “A pochi mesi dall’elezione presidenziale, l’amico Volodymyr lo nomina suo assistente capo, al posto di Andrij Bohdaw che è durato solo pochi mesi al suo fianco come capo dell’Ufficio”.
Voluto su quella poltrona, Bohdaw, dall’oligarca e super faccendiere Ihor Kolomoisky, il grande finanziatore del lancio di Volodymyr prima via tivvù e poi per la faraonica campagna elettorale. Braccato in mezzo mondo per riciclaggio internazionale, il promotore del famigerato ‘Battaglione Azov’ è stato più volte descritto dalla Voce: ecco un pezzo per tutti, messo in rete il 27 marzo 2022,
HUNTER BIDEN, ZELENSKY & IL SUPER OLIGARCA / MOLTO ATTENTI A QUEI TRE
Ma anche il recente, del 1 marzo scorso,
DONALD TRUMP / IN 20 MINUTI RIDICOLIZZA E METTE A NUDO ZELENSKY, BIDEN & UE
Torniamo alla ricostruzione di Yulia Mendel: “Yermak ha mostrato molta più astuzia di Bohdaw ed è riuscito a scalzarlo in un baleno. Il tempo di organizzare il primo scambio di prigionieri con i russi. E’ la fine del 2019 e lui torna all’aeroporto di Kiev Boryspil come un eroe, circondato dai marinai ucraini appena liberati”.
Dopo neanche 100 giorni viene nominato sul campo ‘capo staff’ assoluto, ossia responsabile dell’Ufficio strategico che affianca, in tutto e per tutto, ‘O Presidente. Del quale, da gran psicologo, riesce addirittura ad anticipare, ad intuire i ‘desiderata’, organizzandone l’attività da perfetto uomo-macchina. L’amico si fida ciecamente di lui, detesta i dettagli e ogni forma di organizzazione: su tutto il fronte gli lascia carta bianca.
Si conoscono nel 2011, ed il legame si salda via ‘etere’.
Yermak, infatti, si rimbocca le maniche nella produzione di film di serie B e anche C, come ad esempio la penosa pellicola sulle arti marziali ‘The Fight Rules’ (Le Regole del Combattimento) e un ridicolo thriller a base di contrabbando, ‘The Line’ (La Linea). Peccato, buttata alle ortiche una laurea all’‘Università Nazionale Taros Schevchenko’ di Kiev, dove si specializza perfino in diritto d’autore (che può tornare utile, comunque, nel settore cinematografico).
Zelensky, invece, fa l’attore, altrettanto di serie B, o meglio di serie C, nel programma ‘Servant the People’ (Servire il Popolo, proprio come il movimento sessantottino di estrema sinistra, sic!) finanziato dal faccendiere-criminale Kolomoisky. Un mezzo Grillo in salsa ucraina, o forse molto meno; “un attorucolo fallito”, come lo dipinge (e massacra) la fascinosa portavoce del ministero degli Esteri russo, Marija Zacharova.
I due, poi, faranno coppia proprio nell’inguardabile programma Servant: per la serie, “Dio li fa e poi li accoppia”.
Secondo non pochi analisti politici, in qualche modo Zelensky è stato ed è ‘soggiogato’ dalla personalità dell’inseparabile Andrij, una sorta di ‘Rasputin’, ossia il ‘mago’ che incantò la corte dell’ultimo zar russo, Nicola II; e che oggi terrebbe il Presidente sotto il suo ‘incantesimo’.
Commenta ‘Politico’, in un reportage firmato da Jamie Dettmer: “Il produttore di filmetti sta ora pensando al suo ruolo di star? Non sorprenderebbe certo se i suoi pensieri si stessero rivolgendo ad una vita politica nel prossimo futuro indipendente da Volodymyr. Un ex ministro ci ha confidato di non aver dubbi sul fatto che un ‘operatore’ astuto come Yermak stia pensando al dopo-Zelensky. ‘Nutre ambizioni eccezionalmente alte e l’unica cosa che per lui conta realmente è il riconoscimento’, osserva. Soffre quasi fisicamente, se viene in qualche occasione messo un pò da parte”. In modo ossessivo, quasi maniacale.
Ma Lui fa finta di niente, tira dritto e minimizza: “Al momento, qualsiasi discussione sul futuro dopo la guerra è inappropriato. Finché la lotta continua, parlare di piani politici personali è semplicemente irresponsabile. Tutte le risorse, il tempo e gli sforzi devono essere concentrati su una sola cosa: fermare l’aggressione russa. Se non lo facciamo, nessuno scenario politico avrà importanza”.
Intanto, prepara la 24 ore per Washington…
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