La storia si ripete ma a quanto pare lorsignori, gli sfascisti di casa nostra, la ignorano del tutto.
Proprio nei giorni dei 33 anni dalla strage di Capaci, infatti, il vice premier nonché ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Matteo Salvini, inizia il gran tour tra Calabria e Sicilia per annunciare al mondo lo start dei lavori per il mitico Ponte sullo Stretto, quel maxi business che le MAFIE aspettavano trepidanti da anni e anni.
Esattamente come fu, all’epoca, per l’altro mega affare, quello del Treno ad Alta Velocità, sul quale gli stessi Giovanni Falcone e Paolo Borsellino stavano indagando prima di essere ammazzati: per mano mafiosa, of course, ma su preciso input politico. Perché stavano alzando il sipario sulle luride e miliardarie connection tra politica-mafia-imprese che ha devastato come un tumore e ancora continua a devastare con le sue metastasi il destino del nostro Paese, stretto nella morsa diabolica morsa su cui la magistratura ha ormai issato bandiera bianca, tra insabbiamenti & Depistaggi che più vergognosi non si può. Calpestando la memoria di tante stragi e dei due ultimi Eroi che hanno sacrificato le loro vite per inseguire l’Utopia di un mondo più giusto e senza carnefici.
Partiamo dalle news per ricostruire, tassello dopo tassello, il mosaico degli interessi in ballo con “la più rilevante opera pubblica immaginata in Europa nei prossimi anni”, secondo il Verbo Maximo del vice premier e capo Lega.
IL TOUR PER CELEBRARE I FASTI DEL PONTE
Giorni fa il battibecco con il Quirinale, che ha chiesto la correzione dell’ultimo ‘Decreto Infrastrutture’ varato dal consiglio dei ministri proprio per la delicata parte che concerne i controlli antimafia sulle opere del Ponte. Secondo il Colle, infatti, “derogare da alcune norme previste dal Codice degli appalti è cosa espressamente vietata dalle regole ordinarie per le opere strategiche di interesse nazionale”.
Bocciando in modo netto il blitz griffato Salvini e ovviamente avallato dal CdM per delegare tutti i controlli e le verifiche antimafia relative al famigerato Ponte ad un organismo ad hoc del Ministero degli Interni. Si tratta della “Struttura per la prevenzione antimafia”, presieduta da Paolo Canaparo, creata nel 2016 per “proteggere” (sic) gli interventi pubblici.
Vista la malaparata, le fumanti menti ministeriali (Interni e Infrastrutture) stanno studiando i correttivi per ‘indorare’ la pillola e farla digerire al riluttante Mattarella, senza peraltro dover effettuare una ridicola marcia indietro. Acrobazie da non poco.
E tanto per fare ‘ammuina’ – come si dice a Napoli proprio nelle ore delle maxi celebrazioni per il quarto scudetto – ‘O Ministro Salvini è appena partito con il suo Maxi Tour per pubblicizzare il suo Ponte. Ecco come lo pompa una nota diffusa dall’altrettanto suo ministero (però cova sempre il desiderio di traslocare al Viminale, dove può controllare meglio tutte le situazioni).
“Il vice presidente e ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Matteo Salvini, lancia il tour antimafia e nei prossimi giorni, in vista del via ai lavori per il Ponte sullo Stretto, sarà sia a Messina che a Reggio Calabria per incontrare le istituzioni e ribadire il massimo impegno per contrastare la criminalità, in occasione della più rilevante opera immaginata in Europa per i prossimi anni”.
Nel corso delle kermesse, il capo Carroccio potrà così illustrare tutti i colossali benefici che deriveranno agli italiani e al mondo della maxi opera di tutti i tempi. E, più terra terra, parlare anche del bollente tema dei controlli antimafia.
Ecco ancora un illuminato Pensiero del Vate: “L’esperienza dei controlli straordinari antimafia efficacemente sperimentata per l’Expo di Milano, le Olimpiadi invernali Milano-Cortina o le ricostruzioni dopo i terremoti, si conferma assolutamente positiva. Modelli simili sono attivi proprio in Calabria per la ricostruzione di 4 ospedali per un valore di 1,7 miliardi di euro. Di queste esperienze il MIT intende far tesoro in vista della prossima realizzazione dell’opera che coinvolge un migliaio di imprese italiane e circa 100 mila unità lavorative”. Cin cin.
Ma l’inarrestabile turbo-Salvini non si ferma qui. E attacca a testa bassa chiunque osi mettergli i bastoni tra le ruote. O solo fargli notare che l’acqua è calda.
Come ha appena fatto il procuratore di Messina, Antonio D’Amato, il quale nel corso di un dibattito con gli studenti ha osato dire che ci sono forti sospetti di infiltrazioni mafiose negli appalti per il Ponte. Apriti cielo. Ecco un Salvini a ruota libera: “Il procuratore di Messina D’Amato dice che ‘la mafia fa affari con gli appalti pubblici, occhio al Ponte”.
E prosegue come un buontempone: “Amico mio, con questo ragionamento non scaviamo più neanche un tombino in Val Venosta o a Crotone”.
Non contento, rincara: “Vogliamo convincere gli investitori sauditi che ho incontrato la settimana scorsa per investire in Italia. Bene. Poi si alza un procuratore la mattina che dice ‘’no, qui c’è la mafia’, ‘no, qui c’è la camorra’, ‘no, qui c’è la ‘ndrangheta’”.
E la ciliegina sulla torta: “Davvero curioso che il Ponte sullo Stretto venga indagato ancor prima di essere realizzato!”.
Ma ci è o ci fa, il vice premier, ministro e capo Carroccio?
Robe da 113.
E pensare che i segni, le impronte ‘mafiose’, inequivocabili, chiare perfino ad un cieco, ci sono tutte e anche abbondanti. Vuol attendere anche la devastante esecuzione dei lavori per constatare poi i disastri avvenuti, e soprattutto il finanziamento diretto alle MAFIE che solo in teoria lui e il suo sgoverno sfascista vorrebbero contrastare??
Ma ci faccia ridere, direbbe Totò.
Passiamo quindi ai segnali, alle tracce, alle piste che più inquietanti e concrete non si può.
Ed arriviamo subito ad un cuore pulsante del colossale affaire.
ATTENTI A QUEI DUE…
Michele Prestipino, ex procuratore di Roma e aggiunto della ‘Direzione Nazionale Antimafia’, è stato improvvisamente sospeso dal suo incarico per aver irritualmente parlato di indagini della magistratura sul Ponte, con ogni probabilità quelle di Caltanissetta, di Messina e non solo.
Al centro delle informazioni, appunto, le maxi commesse e soprattutto un dettaglio da ‘novanta’: che è stata individuata una grossa aziende del centro nord, la quale fa il gioco delle imprese mafiose.
Insomma, un’impresa infiltrata: proprio come fu, a fine anni ’80, via TAV, con il colosso Calcestruzzi SPA del Gruppo Ferruzzi. Ricordate la frase pronunciata da Falcone proprio nel 1989, quando la società si quotò in Borsa ed era in pole position per gli appalti dell’Alta Velocità? “La Mafia è entrata in Borsa”, furono le parole del magistrato trucidato esattamente 33 anni fa a Capaci.
Ma vediamo con chi ne ha parlato Prestipino.
Si tratta del presidente di ‘EUROLINK’, ossia il consorzio riunisce le imprese che si spartiranno la grande torta degli appalti arcimiliardari, Gianni De Gennaro; e di Francesco Gratteri, super consulente per la sicurezza di ‘WEBUILD’, il colosso delle costruzioni che è il principale azionista di Eurolink. Come nei più classici giochi di scatole cinesi
I due sono accumunati da un destino comune che si chiama Genova 2001: non nello Spazio ma più precisamente scuola Diaz, i sanguinosi scontri tra studenti e polizia, le torture, le atrocità commesse, la ‘macelleria’ come venne definita allora. Una tra le più vergognose pagine della dirty italian story.
All’epoca De Gennaro era il capo della Polizia di Stato e Gratteri il suo braccio destro.
De Gennaro l’ha passata liscia, anzi ha fatto una gran carriera, fino ad occupare la poltronissima di presidente in una delle prime aziende di Stato, ‘Finmeccanica’.
Non pochi grattacapi – è invece il caso di dire – per Gratteri, condannato a 4 anni e mezzo di galera, di cui ha scontato solo uno e mezzo ai domiciliari (per gli altri 3 ha usufruito dell’indulto). Fino a quel momento una carriera coi fiocchi, prima come direttore dello ‘SCO’ (Servizio Centrale Operativo) della Polizia e poi al vertice del ‘DAC’, che a sua volta coordinava lo stesso SCO, SCA (Servizio Centrale Anticrimine) e SCT (Servizio Controllo Territoriale). Un super top, insomma.
Uscito dal tunnel, comunque, Gratteri è tornato alla grande. E sempre al fianco del suo nume, De Gennaro. Per la maxi impresa del Ponte. Dio li fa, come si dice, e poi li accoppia.
Per saperne di più sulle due sigle strategiche nel super business del Ponte sullo Stretto vi invitiamo a rileggere due pezzi pubblicati qualche anno fa dalla Voce. Ecco quindi, messo in rete il 15 gennaio 2021,
IL NEO COLOSSO WEBUILD-PROGETTO ITALIA / LA GRANDE ANOMALIA FIN DALLA NASCITA
E subito dopo, del 12 aprile 2021,
WEBUILD / MAXI AFFARI IN LIBIA & USA. E IL PONTE SULLO STRETTO VIA ‘RECOVERY’
… E DUE J’ACCUSE
Finiamo con alcune dichiarazioni sul business del Ponte.
Ecco le ultime del numero uno dei Verdi, Angelo Bonelli, che parte dal tour salviniano: “Una sceneggiata propagandistica che insulta l‘intelligenza dei cittadini e la memoria di chi ha combattuto davvero la criminalità organizzata”.
Nel mirino, in particolare, le compravendite di terreni espropriati nelle aree bollenti di Messina e Reggio Calabria: “Da oltre un anno il suo ministero (delle Infrastrutture, ndr) conosce i nomi dei mafiosi che avevano acquistato i terreni in aree vincolate dal progetto. I documenti degli espropri sono consultabili da mesi e contengono nomi legati alla storia di Cosa nostra e della ‘ndrangheta. E Salvini solo oggi finge di scoprire i rischi di infiltrazione mafiosa!”.
Rincara la dose il responsabile provinciale del PD, Armando Jerace: “Il Ponte sullo Stretto è una gigantesca operazione che apre le porte alle infiltrazioni mafiose e al saccheggio del territorio. Le ultime notizie con boss che fanno incetta di terreni e società pronte a spartirsi i subappalti milionari sono gravissime e dimostrano come quest’opera sia ben più utile al crimine organizzato che ai cittadini. Ribadiamo con forza la nostra netta contrarietà ad un progetto che, oltre ad essere insostenibile sul piano ambientale ed economico, rappresenta oggi un canale diretto per interessi illeciti e affari sporchi. Chiediamo l’immediato stop a tutte le attività connesse alla costruzione del Ponte e l’immediato intervento delle autorità istituzionali e giudiziarie per far piena luce su quanto sta accadendo. Non possiamo permettere che una delle aree più delicate del Paese venga sacrificata sull’altare della propaganda e degli interessi mafiosi. Chi continuerà a spingere per questa follia se ne assumerà tutte le responsabilità politiche e morali”.
Scopri di più da La voce Delle Voci
Abbonati per ricevere gli ultimi articoli inviati alla tua e-mail.