ADOLFO URSO / UN VAFFA ALLA SICUREZZA SUL LAVORO. E NUOVI LINGUAGGI…

Lo Zoo governativo organizzato dalla premier che tutto il mondo ci invidia, Giorgia Meloni, si arricchisce ogni giorno che passa di esemplari sempre più rari. Praticamente unici.

Se ne segnala uno di pregio particolare: perché si esprime in una lingua mai fino ad oggi udita da orecchio umano. E gli esperti in glottologia stanno spremendo le meningi per interpretarla e quindi venire a capo del mistero, uno dei più indecifrabili degli ultimi decenni.

Ecco, in rapida carrellata, una serie di ipotesi scientifiche al vaglio.

Adolfo Urso, che vediamo anche nella foto in alto sullo sfondo dell’Ilva di Taranto, con Giorgia Meloni

Trattasi di antico linguaggio delle popolazioni rupestri che, un tempo, dimoravano nelle aree circostanti l’Etna, il noto vulcano siculo. Folte sopracciglia, sguardo volitivo, solevano coprirsi di pelli caprine e nutrirsi di bacche, loti, lucertole e piccole lontre.

Trattasi di espressioni gutturali di genti andine, che comunicavano tra di loro anche con ampi gesti, espressioni facciali ed emissioni di gas. A quanto pare sta emergendo una ‘variante’ di origine Maya, ancora tutta da esplorare: secondo non pochi, proprio lì potrebbe trovarsi la soluzione dell’enigma.

Trattasi di un ultimo prodotto griffato ChatGTP, una vera novità sul fronte dell‘Intelligenza Artificiale. Suoni e sillabe compongono una scala espressiva capace di coniugare passato, presente e futuro in un perfetto mix che verrà usato dalle generazioni a venire: una sorta di Esperanto del Futuro.

Usciamo per un momento da iperboli e metafore. Ma non di tanto: perché con ogni probabilità la realtà, nuda e cruda, è ben più atroce.

E davvero “ai confini della realtà”, per chi rammenta quella un tempo mitica serie tivvù.

ECCO A VOI IL VERBO DI URSO

Il soggetto in questione, il protagonista della ‘piece’, è infatti un autorevole Ministro della nostra povera repubblica, ormai ridotta totalmente in macerie, come neanche un territorio appena bombardato e ‘missilato’.

‘Trattasi’, tanto per rimanere in tema, di URSO Adolfo, titolare di un dicastero non da poco, soprattutto per rappresentare il nostro Belpaese a livello internazionale: è infatti Ministro delle Imprese e del Made in Italy. Una vera griffe delle nostre eccellenze nel mondo: e a rappresentare il meglio del meglio delle nostre produzioni industriali, agricole, gastronomiche, culturali, artistiche c’è proprio lui, URSO Adolfo.

Ignazio Benito La Russa

Quanto al nome di battesimo, gareggia in una non troppo singolar tenzone con il Presidente del Senato, Ignazio BENITO La Russa (nomen omen).

Quanto a statura intellettuale, è davvero tutto da gustare il confronto tra due Menti che più eruttanti non si può: la Sua e quella dell’ex ministro della Cultura, l‘impareggiabile, indimenticato e indimenticabile Sangiuliano Gennaro, detto Genny (guarda caso, anche lui giornalista di grido e oggi prestigioso corrispondente RAI da Parigi). Impagabile duello fra Titani.

Dopo tante parole sarete certo arsi dalla voglia di sentire il Verbo del Vate dalla sua Viva Voce (le 4 V sono d’obbligo).

Presto soddisfatta la vostra più che giustificata smania. Ecco quindi a voi, da Striscialanotizia, Tutte le papere del ministro Adolfo Urso

A quanto pare ne esiste anche un‘ultima, aggiornata versione. Potete cercarla, come nella più stimolante delle cacce al tesoro, anche voi: promettendovi, se la scoviamo, di proporvela subito in rete.

Gennaro Sangiuliano

Ma sono freschissime altre Parole pronunciate dal Profeta del made in Italy. Il quale, non dimentichiamolo, è anche ministro dell’Industria, incombenza da non poco per un paese che è in pesantissima crisi sul fronte del Lavoro, sempre più un miraggio per tanti, per troppi, soprattutto per i giovani, ai quali è sempre più negato il Futuro. Neanche uno straccio, al massimo precariato ed elemosine (tanto in voga nell’era Meloni, in cui – per fare un solo esempio – le pensioni minime sociali sono state aumentate di 1 euro e 70 centesimi, neanche la mancia al bar, e poi trattasi di scatti ISTAT).

DESTINO CINICO E BARO

Veniamo al Verbo del Ministro Urso, il quale si è pronunciato sul gravissimo incidente che si è verificato all‘ILVA di Taranto il 7 maggio scorso e non si è trasformato in una strage per “puro miracolo”, secondo gli addetti ai lavori.

Pochi giorni fa c‘è stato un incidente, come spesso può capitare, in uno degli altoforni della siderurgia a Taranto”.

Ma ci è o ci fa, ‘O Ministro? Si rende almeno conto delle parole che escono dalla sua Bocca? O neanche quello

Viene da chiedersi con quale faccia, con quale coraggio una figura (un figuro) del genere possa impunemente pronunciare sillabe di questo tipo. Neanche nel settimo mondo…

Nelle settimane scorse lorsignori del Governo sfascista hanno gonfiato vergognosamente il petto, vantandosi di aver stanziato due tranche da 600 milioni di euro ciascuna per la Sicurezza sul Lavoro. Una Truffa, un palese Raggiro, da tribunale penale: perché si tratta di fondi INAIL, quindi di soldi versati dai lavoratori.

Di nuovo: ai confini della realtà. Ma ben dentro i confini di un esecutivo che da due anni e mezzo ormai sta facendo delle Menzogne il suo pane quotidiano, calpestando ogni giorno quei pochi brandelli che restano della Costituzione e, soprattutto, negando ai cittadini i più elementari diritti, come quelli al Lavoro, appunto, e alla Salute, per fare i due esempi che ognuno può verificare ogni giorno sulla propria pelle.

Qualche dettaglio in più sulla più che sfiorata strage sul lavoro, l‘ennesima da noi, dove la sicurezza è diventata sempre più un optional, una lontana chimera in un Paese che ormai è ridotto, appunto, a settimo-ottavo mondo: ma potrà godersi i fasti della America’s Cup 2027 nell’incantato golfo partenopeo. Come neanche ai tempi dei Romani:Panem (che neanche c’è) et Circenses.

Una decina di giorni fa l’incidente all’altoforno ILVA numero 1, il principale. Nessun morto, solo feriti, ma strage appunto sfiorata.

La procura della repubblica di Taranto decide per “il sequestro dell‘impianto, senza facoltà d’uso”. Il minimo sindacale: e resta da chiedersi perché il provvedimento non sia stato preso prima.

Ma ecco cosa combina il fantasioso ministro delle Imprese. Si scaglia contro la Procura ed in particolare il pubblico ministero che ha preso il (comunque tardivo) provvedimento, ossia Francesco Ciaravolo. Il quale, con la sua decisione, avrebbe compromesso definitivamente il destino dello stesso impianto.

La sede della Procura di Taranto

I lavoratori ILVA – visto ormai che i sindacati ‘storici‘ sono in letargo continuo – alzano la voce per denunciare la sempre più insostenibile situazione, e chiedono con forza le dimissioni del ministro-larva. “Le cose stanno ormai precipitando – accusano – pesando non solo sulla nostra pelle ma anche su quelle di tutti i tarantini”.

Così replica – ciliegina sulla torta – il sempre più ectoplasmatico titolare delle Imprese e del Made in Italy, fiore all’occhiello dello esecutivo Meloni: “Resta la preoccupazione perché non si è compresa la necessità di una piena e leale collaborazione tra le istituzioni”.

Da 113…

Infine, alcuni elementi storico-biografici sul Nostro.

Laurea a ‘la Sapienza’ di Roma in Sociologia, giornalista professionista da oltre quarant’anni (esordisce nel 1984 a ‘il Secolo d’Italia’, of course), nel biennio ’91-‘92 co-dirige il quotidiano fondato dal sindaco monarchico di Napoli, Comandante Achille Lauro, ‘il Roma’.

Sul fronte della militanza politica – è proprio il caso di dire – muove i primi passi a ‘il Fronte della Gioventù’ all‘epoca guidato dal grande amico e camerata Gianfranco Fini. Al quale dà una mano – e forse anche due – per far nascere e decollare la nuova creatura partorita dalle ceneri missine, ‘Alleanza Nazionale’: formazione dove germoglia il talento di miss Giorgia. E lui, il Vate del made in Italy, è oggi al top nelle gerarchie dei fedelissimi della prima ministra che sussurra all‘orecchio di Donald Trump.

E chissenefrega se la lingua zoppica un po’.

Basta continui ad ardere la sacra fiamma nel petto.


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