Illegittimi i dubbi preconcetti sulla statura di mister Conte perfetto direttore dell’orchestra napoletana che si esibisce nel ‘catino’ che ha ospitato la grande bellezza di tre scudetti e l’inimitabile arte calcistica di Diego Armando Maradona, ma anche ile suggestioni del gioco brasilero con Vinicio allenatore e di recente le attraenti geometrie creative di Sarri. Anzi l’opposto della piena fiducia al conductor vincente ad ogni livello. Poi vigile attesa per valutare la sua impronta di tecnico con forte credito, attesa paziente di osservare senza pregiudizi la personalità del coach leccese trasmessa a Di Lorenzo e compagni. A un niente dal the end del campionato non se ne ha notizia. L’Innata, riconosciuta generosità partenopea prova ad assolvere La delusione. Riconosce che il travestimento di Politano da ala con il ‘vizio’ del gol a centrocampista-difensore aggiunto ha contribuito al record del reparto arretrato degli azzurri migliore della Serie A e non solo. Poi perplessità: con l’esodo di Kvara, come compensare l’arretramento dell’attaccante specialista dei cross per la testa del gigante Lukaku? Scontata la conseguente sterilità offensiva, stupore per il bomber belga infecondo, panchina seriale per Raspadori, scampoli di partita a pochi minuti dal 90esimo per Simeone e Neres. Ci vuole l’intraprendenza della zingara per capire che un giocatore spedito in campo a due minuti dal fine partita non ha neppure il tempo per un inserimento consapevole? Ancora sulla deludente prestazione di ieri sera: l’espertissimo Conte si è affidato al giudizio dello staff sanitario sulla condizione della caviglia di Lobotka che rischia di star fuori dal finale di campionato. A proposito di centro campo. Vieira, come altri tecnici di squadre più o meno competitive hanno capito da tempo che il ‘centro di gravità permanente di questo Napoli è l’illuminata regia di Lobotka e hanno sacrificato un loro ‘carceriere’ per neutralizzarla con marcature ossessive, inibenti la fonte del gioco degli azzurri. Contromisure zero. Poche voci del giornalismo ‘indipendente hanno osato sollevare dubbi sulla gestione Conte del Napoli e sull’incidenza negativa per la squadra delle voci mai smentite di un programmato addio dalla ‘sua’ Napoli. C’entra il dispotismo presidenziale di De Lau, denunciato da Spalletti? Lampo di genio: quando il Napoli doveva mettere al sicuro il risultato con il Genova, fuori Jack e dentro Billing. Paura? Valutazione pavida? Forse, ma l’imperdonabile, reiterato errore di Conte è ben altro. Non ha capito o non ha saputo ovviare all’alternanza di rendimento della squadra (un tempo no, uno sì o ni) e peggio, l’ha impostata per contrastare il ‘nemico’ con una diga a difesa di un labile vantaggio.
Comunque, ieri sera gioco frammentario, opaco, discontinuità, squadra contratta, alta tensione per l’importanza del match con obiettivo scudetto. Il gol di Lukaku era la condizione ideale per chiudere il conto con i tre punti. Il Genova profitta invece dell’appagamento del Napoli, che si consegna al pressing dei liguri, alla loro insperata opportunità di far male. L’euforia per il capolavoro di Raspadori, del due a uno, precede un nuovo invito di Conte all’ammucchiata difensiva e ci pensa Vasquez, a gelare il Maradona. Due a due e come avrebbe commentato Bartali “Tutto da rifare”. Dicono che al 94esimo di Napoli-Genova, Inzaghi abbia stappato una bottiglia di Dom Perignon.
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