E BASTA!

La storia se raccontasse con sincerità e obiettività il percorso multi millenario del cattolicesimo e le sue stagioni buie, darebbe ragione a chi osserva da angolazioni laiche il tormentone che per mesi e chissà ancora per quanto tempo sovrasterà la tragedia delle guerre in corso sempre in evidenza, ma in preoccupante sottomissione mediatica al conflitto India-Pakistan, alla reciproca minaccia di tirar fuori dagli arsenali le armi nucleari. Riflessione ardua, con molta probabilità contesta dai cattolici militanti: è intenso, quanto giustificato, l’impegno della stampa e dei network televisivi per raccontare il calvario che ha privato la comunità cristiana mondiale di un rivoluzionario leader della Chiesa, imparagonabile alla tempesta mediatica del poi, della successione al trono pontificio. Mai evento di qualunque natura e rilievo mondiale è stato ‘coperto’ da pari   mole e qualità dell’informazione. Impressiona quanto come abbia coinvolto il popolo sterminato di fedeli. Con il massimo rispetto per le conseguenze sociali e politiche, per gli effetti collaterali di un eletto o di un altro, di un confronto apparso da subito aspro, sconcerta l’attenzione quasi ossessiva per la netta contrapposizione tra progressisti in sintonia con il papato di Bergoglio e il nucleo di cardinali conservatori. Ne è consapevole il ‘tifo’ per gli uni e per gli altri e non sorprende, perché avvertito delle loro percorsi in direzioni opposte della continuità con il progetto innovativo della revisione di regole, comportamenti, rigidità, divieti, negazione di diritti, eccessi del potere temporale, e il vulnus della scandolosa omertà con  il clero pedofila…Come una partita di scacchi tra maestri si dipana con sconcertante visibilità (o con strategica opacità) la campagna elettorale.

Un caso eclatante è l’endorsement di Trump per il cardinale di New York, che ha poco apprezzato, responsabile la blasfema foto del tycoon  in abbigliamento da Papa, giudicato “molto carino” dalla first lady. Al gioco del questo sì, quello pure, quell’altro no, si appassiona la politica nostrana, anche il culturalmente meno attrezzato degli italiani capisce quanto inciderebbe l’elezione dell’ambivalente Parolin su temi roventi come i diritti della donna, dei gay, il finanziamento delle scuole cattoliche private, i rapporti con Paesi democratici o sovranisti, l’emigrazione, il potere temporale della Chiesa e all’opposto la tiara sul capo di Zuppi in dichiarata prosecuzione di papa Francesco, o di chissà chi, favorito dei conservatori o degli innovatori. Insomma, nell’attesa paziente dell’habemus papam l’augurio è che la consacrazione accada al più presto, sicché l’evento torni materia per vaticanisti, da Radio Maria e l’umanità di ogni etnia sia liberata dall’ossessione per l’incerto futuro della  Chiesa-Stato, perché il ponentino soffi ‘miracolosamente’ sulla fumata bianca fino a scomporla, a disegnare la parola pace, proiettata nei cieli dell’intero pianeta da un mega satellite dotato di fish eye, visibile  nei cinque continenti, messaggio universalmente coniugato  per silenziare l’assordante rumor della successione a Bergoglio.

 


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