Allarmi NERI in mezza Europa. Un dilagare di segnali, oltremodo concreti, del pericolo nazi che il Vecchio Continente ormai sta correndo, una corsa verso il baratro quasi inarrestabile, vista la totale incapacità della UE e dei suoi vertici di elaborare uno straccio decente di strategia comune all’insegna di principi minimamente egualitari ed ispirati ad un pizzico di giustizia sociale. E invece NO: solo il proclama che più bellicista non si può, all’insegna del ‘REARM UE’issato da un’altra nazi (ne siamo ormai circondati), la presidente della Commissione UE Ursula von der Leyen.
Proprio per questo, ormai, dilagano i sovranismi, i nazionalismi più spinti e beceri, di stile tipicamente neonazista o neofascista nella meno peggiore delle ipotesi: che però si ‘nutrono’ sulle macerie lasciate sul campo dai governi ‘democratici’ e ‘liberali’; e della totale mancanza di risposte ai bisogni reali di ogni cittadino, regolarmente calpestati e oltraggiati.
In questa ottica vanno lette due vicende emblematiche su cosa sta bollendo in pentola: eppure minimizzate dai soliti media occidentali, del tutto cloroformizzati, omologati e (auto) cesurati, a cominciare da quelli di casa nostra, sempre più vomitevoli.
Stiamo parlando di quanto è appena successo in Gran Bretagna e in Germania.
Partiamo dal fresco voto nel Regno Unito, dove torna a brillare la stella di Nick Farage, in auge ai tempi della Brexit, poi andata sotto naftalina e appena tornata a splendere.
Ha infatti stravinto al turno amministrativo che riguardava una ventina abbondante di seggi ed anche uno scranno al parlamento di Westminster. Ed ora, in vista della futura tornata, si presenta incredibilmente come favorito numero 1, addirittura davanti ai due storici colossi della politica britannica, conservatori e laburisti. Un vero ceffone per la totalmente fallimentare politica del premier Keir Starmer, in sella da pochi mesi e già in crac.
Vediamo i dati. Al voto 23 consigli comunali, per la gran parte finiti nel carniere di ‘REFORM UK’, la formazione guidata dal risorto Farage, tra l’altro ‘old friend’ di Donald Trump. Alcuni verranno amministrati dalla formazione made in Nick potendo contare sulla maggioranza assoluta dei seggi, quindi in perfetta solitudine. Tra i collegi spicca quello di una grossa area urbana, ‘Greater Lincolnshire’, il cui sindaco sarà Andrea Jenkins, ex deputata Tory ed ex sottosegretaria all’Istruzione nell’esecutivo un tempo guidato da Boris Johnson.
Eccoci al seggio parlamentare, sul quale siederà un’altra donna, Sarah Pochin, che batte sul filo di lana la laburista Karen Shore. Un successo che ha davvero del clamoroso, perché si tratta di una storica roccaforte ‘rossa’, dove il Labour ha sempre dettato legge per decenni: quello di Runcorn and Helsby, al centro nord dell’Inghilterra. Qui il Reform UK guadagna il 20 per cento dei consensi, una percentuale in linea con il voto amministrativo.
Commenta l’analista politico della BBC, John Curtice: “Per la prima volta nella nostra storia entra in crisi il duopolio laburisti-conservatori, con un terzo incomodo che fa irruzione sulla scena e sbanca. Se la tendenza verrà confermata e i due partiti faranno poco per cambiar pelle, dalle prossime urne uscirà di certo vincitore Reform Uk, una vera rivoluzione”.
Si stropiccia le mani Farage, che come un perfetto cinese ha aspettato per alcuni anni lungo il fiume: “Il panorama politico del Paese è del tutto cambiato. Il governo Starmer in pochi mesi è riuscito a perdere la fiducia dei cittadini. Noi siamo il vero e unico cardine della nuova opposizione nazionale”. Con i conservatori incredibilmente destinati a recitare da ‘junior partner’.
E i Tory affidano il loro destino nelle mani di Kemi Badenoch, la pasionaria anti-woke che è una totale incognita.
Mentre dal fronte Labour arrivano soli pochi e sgangherati vagiti da Nessuno: mister Starmer. Che nonostante l’epica mazzata e lo tsunami è solo in grado di smozzicare: “continueremo sulla strada del cambiamento”.
Ma ci è o ci fa?
Passiamo alla Germania. Dove la formazione di ultradestra, ‘Alliance fur Deutschland’ (AFD) nei sondaggi viaggia con il vento in poppa: e neanche si è insediato (lo farà martedì prossimo) il neo Cancelliere Friedrich Merz, leader del partito di centro (destra), la CDU, che ha detronizzato un altro NESSUNO, l’ex leader della storica SPD (il partito socialdemocratico un tempo guidato da Willy Brand e poi Helmuth Schmidt), ossia Olaf Scholz.
Ma cosa è appena successo? L’Ufficio federale tedesco per la Protezione della Costituzione (BFV), una sorta di Servizio segreto interno, ha appena bollato come “pericolosa” per la democrazia e “di estrema destra” la formazione guidata da Alice Weidel e Tino Churupalla.
Ecco le frasi della nota diramata da BFV: “L’idea etnica-nazionale del popolo che prevale nel partito non è compatibile con l’ordinamento democratico”.
“L’obiettivo è quello di escludere alcuni gruppi di popolazione da una partecipazione paritaria alla società”.
“Nello specifico, l’AFD ritiene che i cittadini tedeschi con una storia di migrazione dai paesi musulmani, ad esempio, non siano membri paritari del popolo tedesco, come definiti dal partito in termini etnici”.
Una nota e una motivazione che più chiare e inequivocabili non si può.
Spiega il ministro dell’Interno, Nancy Frazer: “Il BFV ha fatto solo il suo lavoro, senza alcuna influenza politica”. A suo parere, non c’è alcun “automatismo” tra la decisione BFV e una possibile messa al bando del partito anche se – precisa Frazer – “non si può escludere nulla”.
Scendono sul piede di guerra i vertici di ‘Alliance’, che secondo i sondaggi è in testa e ormai supera in tromba CDU edSPD. Denunciano una decisione solo e soltanto “politica” e reagiscono contro “un vero e proprio attacco alla democrazia”; quindi annunciano: “Siamo il primo partito in Germania, la gente è con noi. Reagiremo”. Proprio un bel clima.
Di fronte al quale il già rintronato Merz, in brodo di giuggiole per la corona di Cancelliere che riceverà nelle prossime ore, non ha per ora il coraggio di pronunciare una sola sillaba.
Qualcuna invece, purtroppo, esce dalla bocca del sempre più rincoglionito Scholz, che invita a non prendere decisioni “avventate” e riesce solo a pigolare: “Penso che questa sia una questione che non dovrebbe essere affrontata in fretta e furia”. Si capisce bene, a questo punto, come mai l’SPD sia ormai morta e defunta sotto la sua ‘guida’.
In Francia, ne possiamo star certi, peggio che andar di notte. Con ‘le roi’ Emmanuel Macron che dà i suoi numeri, pensa unicamente al riarmo europea e alla vittoria contro le armate russe del macellaio Putin e se ne fotte delle condizioni di vita dei suoi ‘sudditi’. Un ottimo terreno per la crescita, sempre più rigogliosa, dell’altrettanto fascista ‘Rassemblement National’ di Marine Le Pen: anche lei alle prese con una grossa bega giudiziaria che alla fine ne favorirà la vittoria alle presidenziali (o del suo delfino, il giovin Bardella).
Incredibile ma vero, la più ‘assennata’ – tra fascisti e nazisti di mezza Europa – è la premier del nostro esecutivo ‘sfascista’, la ormai mitica Giorgia che sussurra all’orecchio di Donald Trump: vero asse occidentale verso gli States, gli alleati di sempre. Portabandiera non solo del Belpaese ma di tutta l’Unione Europea, dove regna la sempre più impresentabile, corrotta e assassina Ursula von der Leyen (vedi alla voce ‘Pfizergate’).
Siamo ridotti un po’ maluccio.
Scopri di più da La voce Delle Voci
Abbonati per ricevere gli ultimi articoli inviati alla tua e-mail.