Come sempre imperdibili e imprevedibili i britannici che, con il loro proverbiale humor, hanno battezzato un progetto – non poco controverso – con un nome che è già tutto, e subito, un programma: SATAN, azzeccato acronimo di ‘Stratospheric Aerosol Transfer and Nucleation’, dai luminari inglesi considerato un toccasana per combattere i sempre più pericolosi cambiamenti climatici.
Un ‘rimedio’, come tra poco vedremo, che se attuato rischia di essere ben peggiore del male da sconfiggere: a meno che la terapia non prevede essa stessa la soppressione del ‘paziente’, una possibile ‘soluzione a monte’ del problema…
Veniamo ora al sodo e vediamo di cosa, drammaticamente e realisticamente, si tratta. Perché non stiamo scrivendo di un progetto futuribile, ma di qualcosa in fase di decollo: già pronto il finanziamento da 50 milioni di sterline cash e poi subito start!
Facciamo subito una premessa. Difficilmente troverete il progetto partorito dalle fumanti Menti d’Oltremanica con il suo vero nome. Forse perché si sono rese conto che evoca presenze demoniache e sataniche, of course, e potrebbero creare un qualche problema alla gente normale, ai cittadini pur abituati ormai a tutti i tipi di ‘horror movie’.
IL DIABOLICO PROGETTO
A recitare la parte del leone, nei tabloid inglesi, è ‘ARIA’, a sua volta acronimo di ‘Advanced Research and Invention Agency’, ossia l’agenzia governativa che finanzia “le ricerche più avanzate e le invenzioni” (sic). E già lo stesso nome infonde un senso di trasparenza, di vitalità, di respiro libero e pulito, ben lontano da tutti gli agenti tossici che massacrano le nostre vite quotidiane.
Quindi a tutta ‘ARIA’ con le più che rassicuranti, fresche (proprio come l’aria primaverile) dichiarazioni del suo direttore, Mark Symes, rilasciate al popolare ‘The Telegraph’.
Ecco, fior tra fiori: “Con il nostro progetto intendiamo prevenire gli effetti devastanti dei cambiamenti climatici incontrollati”.
“Tra qualche settimana annunceremo a chi abbiamo destinato i finanziamenti (i 50 milioni di pounds, ndr) e, in quella occasione, diremo quando potranno iniziare gli esperimenti all’aperto. Cominceremo con l’effettuare piccole prove con approcci particolari”.
E poi: “Abbiamo requisiti rigorosi sulla durata degli esperimenti e sulla loro reversibilità. E ve lo possiamo assicurare, non finanzieremo il rilascio di sostanze tossiche nell’ambiente”.
Una chiara excusatio non petita che la dice non poco lunga su tutto l’affaire. E destano non pochi dubbi anche le altre due ‘rassicurazioni’ che puzzano lontano un miglio: come mai il Mega Direttore di ‘Aria’ promette controlli rigorosi sulla durata degli esperimenti? Sa forse che sono pericolosi, ‘border line’?
Ancora: come mai, con tanta sollecitudine, promette che gli eventuali effetti saranno ‘reversibili’? Mette le mani avanti per cosa? Gatta di cova, eccome.
Vediamo, più in dettaglio, di cosa si tratta, stando alle ‘idee’ dei promotori dell’agenzia governativa.
ARIA FRITTA
“Un’area rilevante della ricerca riguarda i metodi di riflessione della luce solare (SRM), che comprendono l’iniezione di aerosol stratosferico (SAI) mediante cui minuscole particelle vengono rilasciate nell’atmosfera per riflettere la luce solare”.
Ecco una spiegazione più terra-terra. “Il problema che si vuole affrontare è il contrasto ai cambiamenti climatici e, soprattutto, la riduzione del riscaldamento della Terra. In sostanza, il vero obiettivo è quello di ‘oscurare’ un po’ il Sole, deviandone la luce quel tanto che basta”.
E ancora: “Una seconda fase del progetto prevede un processo di ‘Schiarimento delle nuvole’ che può essere in grado di riflettere i raggi solari all’esterno dello spazio, raffreddando così il pianeta e riducendo anche l’impatto dell’anidride carbonica”.
Due autentici piccioni con una sola fava: Galileo, a questo punto, trema… E Newton fa le capriole nella tomba.
Il massimo teorico della ‘geoingegneria solare’ è un docente della Harward University, non poco controverso, David Keith. In un intervento tempo fa pubblicato dal ‘New York Times’ ne ha sottolineato tutti i pro e, prospettando uno schema costi-benefici, è arrivato a sostenere che “la perdita di quantità massicce di esseri umani”, ossia decine e decine di milioni di persone, è certo il male minore rispetto agli effetti catastrofici dei cambiamenti climatici. Un modo come un altro per tagliare drasticamente il numero degli abitanti della Terra: obiettivo certo non nascosto di tanti filantropi-miliardari, preoccupati per i destini del nostro Pianeta.
Come Bill Gates, il quale non a caso, anni fa, si cimentò in una titanica impresa del genere: ossia, oscurare in parte il Sole per raffreddare la Terra. L’esperimento doveva essere effettuato in Svezia: però purtroppo abortì, per le vibranti proteste della popolazione lappone, che giustamente temeva di morire assiderata.
O come l’altro magnate universale, George Soros, il quale ha più volte spezzato una lancia a favore della taumaturgica geoingegneria solare per debellare il ‘Climate Change’. Ecco la sua ideona: caricare grandi aerei con tonnellate di aerosol e spruzzarlo tutto sui cieli dell’Artico: è la fantasmagorica teoria del ‘ricongelamento dei Poli’. Come quella accarezzata, mezzo secolo, fa da alcuni climatologi che avevano alzato un po’ il gomito e pensato di spargere enormi quantità di carbone proprio sull’Artico.
Passiamo alle non poche contestazioni di fronte a queste idee da 113.
Nel 2021 un gruppo di autorevoli scienziati e ricercatori ha sottoscritto un documento che invita la comunità globale ad emanare un “accordo internazionale di non utilizzo dei metodi della geoingegneria solare, prima che sia troppo tardi”, per il disastroso impatto sulla Terra, su tutti i suoi abitanti, sull’ambiente. Come detto all’inizio, un presunto, solo teorico rimedio centomila volte peggio del male che si vorrebbe curare.
Un altro quotidiano inglese, il ‘Daily Mail’, ha interpellato un significativo numero di ricercatori e la gran maggioranza (oltre il 70 per cento) ha espresso forti dubbi e preoccupazioni sugli effetti della geoingegneria e, in particolare, sul progetto che sta per essere follemente lanciato dal governo britannico, guidato dal laburista (sic) e ultra guerrafondaio (è il più acerrimo nemico del Cremlino) Keir Starmer. Il commento più ricorrente è di “controproducente”. Ecco il vero motivo: “è dimostrato che se il procedimento si interrompe anche per un solo istante, può dare origine a fenomeni meteo di fortissima e imprevedibile intensità. E la temperatura potrà aumentare molto velocemente, fino a 10 volte più del normale”.
Dalla padella nella brace, come si suol dire. E fino all’Apocalisse: provocata da noi stessi.
Ai confini della realtà.
Ben dentro i confini accademici, invece, i risultati di un rapporto elaborato dalla ‘RUTERS UNIVERSITY’ del New Jersey. Quel rapporto ‘costi-benefici’ è del tutto squilibrato: perché – viene sottolineato – anche un solo errore o un brevissimo stop nella procedura può causare una serissima minaccia sia per gli esseri umani che per l’ambiente e le biodiversità. Repetita iuvant.
Capito Mister Starmer versione Dottor Stranamore?
BIO E CYBER WARS. DI OGGI
Intanto tutto il mondo per 48 ore ha guardato quanto è successo in Spagna, con il blackout che ha messo in ginocchio il paese per un’intera giornata e in parte anche il Portogallo ed alcune aree pirenaiche francesi.
Mille interrogativi.
Attacchi russi? Hacker internazionali in azione? Poi, di botto, tutti ad accusare le rinnovabili, ossia le energie cosiddettegreen. In particolare il solare.
Vedremo se verrà mai chiarito l’arcano.
Ma un paio di considerazioni ci sembrano dovute.
Primo. La Spagna è il paese, in questa disastrata UE, che riesce a splendere di luce propria (e non ci riferiamo al solare). La unica ‘democrazia’ che rimane in piedi: la sola nazione, in questa Europa di armi, sperperi e disumanità, che riesca ancora a parlare un linguaggio di giustizia sociale.
E anche i dati economici, nel deserto coltivato con cura dalla nazi Ursula von der Leyen, sono favorevoli al governo Sanchez: il quale non si vergogna di definirsi socialista. I freschi dati, infatti, fanno segnare un tasso di crescita incredibile con i tempi che corrono: supera il 2 per cento, mentre gli altri paesi galleggiano sullo 0 o sono addirittura sotto.
Quindi, la Spagna va punita. Non deve rappresentare un modello da seguire, ma va messa nella lista dei paesi-canaglia. Caso mai da punire con un bel black-out.
Una lezione per tutti.
Secondo. Dovremmo aver ormai imparato da tempo – ma non è purtroppo cosi – che le guerre del futuro sono ormai già entrate nel nostro oggi, dalla porta principale. E tutti, quasi cloroformizzati, ipnotizzati, non ce ne stiamo rendendo conto.
Ne abbiamo viste, nei mesi scorsi, di tutti i colori. Banche in tilt, sistemi informatici per ore bloccati in tutto il paese. E anche all‘estero. La solita caccia all’hacker o alla rete di hacker oppure al diavolo che sta in cabina di regia.
E giù diluvi di parole sulla cybersecurity, sui sistemi di sicurezza. Quando tutti sanno, ormai, che chiunque può entrare nei sistemi della più attrezzata Difesa e perfino alla Casa Bianca.
E allora?
Non solo guerra informatica, che come in un horror distopico fa deragliare i treni, impazzire i bancomat, bloccare i voli, e via di questo drammatico passo.
Perché il pericolo numero uno – e avremmo dovuto impararlo della lezione della pandemia da Covid-19 – sono le biologic wars, le guerre combattute a suon di virus: questa è la vera frontiera del Terrore. Un mix tra le due, poi, significa sul serio l‘Apocalisse.
Siamo ben fortunati, a questo punto, che non sia già successo: ci vuol poco, non occorre uno scienziato, proprio come negli horror, per infettare con virus letali gli acquedotti, per dirne sola una….
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