La signorina presidentessa del coniglio, lancia in resta, è d nuovo all’attacco delle ‘cattivissime toghe rosse’. Le sezioni unite della Cassazione danno ragione ai migranti della nave ‘Diciotti’, al ricorso contro Salvini e il governo che impedirono per nove giorni di sbarcare i profughi. La sentenza impone al governo di risarcire i migranti per danni non patrimoniali (come e quanto lo deciderà la Procura di Catania)). Isterico il commento della Meloni: in tema di emigrazione non gliene va bene neppure una.
SULLA CARTA D’IDENTITÀ DELLA RAI, di Radio Audizioni Italia, il rigo ‘scadenza’ è in bianco. La casella vuota è un nervo scoperto del fu (ma che almeno riposi in pace) ‘pubblic service televisivo dell’Italia con alti e bassi del sistema democratico, per imperfezione provocata dalla pesante interferenza della partitocrazia. Di non visto, fino all’era del melonismo, è il lavorio in corso, palese-occulto, l’erosione della credibilità di quanto Saxa Rubra propone ai teleutenti che lo finanziano con il ‘canone’ al costo odierno di un caffè. Il disegno dei picconatori traccia due percorsi di demolizione: il costante svilimento della programmazione, con affidamenti fallimentari a incompetenti della subcultura di destra e l’informazione disinformante, totalmente asservita alla propaganda della destra. Manca solo l’assalto finale: via il canone (lo pretende Salvini, che alla guida di un bulldozer punta su Viale Mazzini), telegiornali e approfondimenti obbediscono al regime, sono in atto prove generali di scippo con armi giuridico-finanziare di eventi, della Sanremo delle canzonette ambitissimo per ascolti record, pubblicità multimilionaria, popolarità, ricadute positive sull’intero palinsesto del network promotore e gestore. Se la Rai festeggerà anche il compleanno numero 76 o sarò il primo di un’altra big televisiva sarò una gara a deciderlo. Il Berlusconi filius non si espone. Dichiara: “Festival e Rai? Sodalizio indissolubile”, ma vatti a fidare. Non una parola dal colosso americano Warner Bros, proprietario di Canale Nove, anche Real Time, Dmax, Food Network, Warner Tvm Giallo, K2, Frisbee, Hgtv, Motor Trend, Discovery Channel, DC +1, Eurosport 1 ed Eurosport 2 e neppure dalla filiale italiana ‘Discovery’, che ha ingaggiato alcume eccellenze della Rai (Fazio, Amadeus, Crozza, Littizzetto, forse Fiorello) . Trasferimenti allettanti: Fazio avrebbe firmato un contratto quadriennale con per un compenso di circa 2,5 milioni di euro e voci, non smentite, danno per verosimile l’esodo di Floris da La7, l’approdo in Discovery. E la Rai? Perde ‘pezzi pregiati, s’incammina sul viale del tramonto, asseconda senza adeguata controffensiva l’ideologia delle privatizzazioni, di sanità, scuola, editoria, cultura e informazione.
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