Parliamo di un comportamento veramente inusuale. Quello di regalare, sicuri di non poter essere scoperti, falsi oggetti di lusso spacciandoli per costose griffe originali. Ma poi anche quello, i contesti assolutamente diversi, di pretendere di voler condurre trattative, per conto d’altri, in modalità assolutamente truffaldine, sparando a caso un prezzo esagerato al solo fine di potersi poi accordare su uno più ragionevole, naturalmente a proprio vantaggio. Proprio come farebbe un venditore di tappeti in un souk arabo o, da noi, un povero immigrato (vu’ cumprà) all’angolo di una strada. Ma si tratta, è chiaro di due situazioni estremamente diverse tra loro, ma anche di persone ricche e potenti. La cosa inconcepibile è proprio che simili atteggiamenti siano utilizzati da ricchi personaggi, diversissimi tra loro ma che ostentano al mondo intero la loro immeritata ricchezza … come se fosse un merito. I due sono da un lato la ministra Daniela Santanché e dall’altro l’uomo più potente della terra, il neopresidente americano Donald Trump.
La Santanché si è resa protagonista dell’episodio, ormai noto e riportato dalle più diffuse riviste di gossip, della borsetta taroccata di Hermés donata, qualche anno fa, all’allora compagna di Silvio Berlusconi, Francesca Pascale, probabilmente solo per ingraziarsi indirettamente l’allora potente capo del centrodestra italiano, nella speranza di ricavarne nomine o favori.
Il secondo caso è stato quello del presidente Trump, nella conduzione di una indecente trattativa con i russi di Putin, per fermare il conflitto con gli ucraini e, cosa da non trascurare, per scippare all’Ucraina buona parte delle ricchezze minerarie delle sue terre rare.
La ministra Santanché, al secolo Daniela Garnero, già coniugata con il famoso chirurgo plastico Paolo Santanché, da cui ha però divorziato ma avendo cura di conservarne il cognome, perché ritenuto più noto e prestigioso. È stata rinviata a giudizio per falso in bilancio, per truffa allo stato e, dulcis in fundo, rischiando di essere incriminata anche per circolazione di griffe contraffatte.
“Sono una donna libera” ha detto al Senato, piena di orgoglio, nell’ambito del suo intervento tenuto nel corso della discussione in Senato della mozione di sfiducia presentata contro di lei, “… voi ce l’avete con me perché porto tacchi a spillo di 12 centimetri. Non volete combattere la povertà, volete combattere la ricchezza”, ha omesso, forse per una residuale decenza, di aggiungere “… e la bellezza”.
Ma passiamo ora all’atteggiamento tenuto dal presidente americano nei confronti del presidente ucraino Volodymyr Zelensky. Trump ha dichiarato, in una lunga intervista televisiva, “ … Zelensky si rifiuta di riconoscere la realtà di questa guerra. Va avanti da anni, troppi, i suoi connazionali stanno morendo e le persone che hanno finanziato questo sforzo – ossia il popolo americano – sono stufi di continuare a pagarne il conto”. Poi ha continuato a contrattare come se si trovasse a comprare un tappeto in un mercatino arabo, a parlare di costi per oltre 500 miliardi di dollari. Falso perché ha speso non più di 90 miliardi pagati soltanto dal suo paese. Ma falso anche questo perché la UE ha investito altrettanto danaro di aiuti per l’Ucraina.
Poi, quell’orrendo video che ha fatto diffondere negli USA, dove si mostra la cosiddetta riviera di Gaza, con tanto di spiagge, statue gigantesche di Trump, turisti, dollari che piovono dall’alto e l’amico Elon Mask che gusta del buon cibo in spiaggia. Immagini orrende e offensive, costruite dall’Intelligenza Artificiale, ambientate negli stessi luoghi dove sono stati massacrati, senza pietà, oltre 50.000 civili palestinesi dall’esercito israeliano. Il numero di non combattenti morti più alto tra quelli nelle guerre in corso. Ma, infine, vi chiederete cosa avranno in comune la nostra ministra del Turismo e il tycoon americano oltre l’arroganza e il più becero cinismo? Forse poco. Ma entrambi sono motivati, nei loro comportamenti, dall’idea di perseguire solo il proprio interesse e dall’idea di voler vivere in un mondo rigidamente diviso tra privilegiati “padroni del vapore” e “servi della gleba”, di cui si può fare ciò che si vuole … sempre.
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