Bufera in vista, a meno di due mesi dal voto presidenziale Usa, sul candidato dem, il vice di Kamala Harris, ossia Tim Walz.
In piena calura ferragostana, e quindi nel perfetto silenzio mediatico, è partita un’inchiesta promossa dal presidente della Commissione di controllo della Camera a stelle e strisce, James Comer, sulle “relazioni ambigue” e “i rapporti di lunga data” intercorsi tra Walz e “autorità ed enti cinesi”.
Non solo. Perché Comer ha subito allertato il capo dell’FBI, Christopher Wray, inviandogli una dettagliata missiva su tutta la vicenda.
A dar fuoco alle polveri, adesso, provvede un reportage del ‘Washington Examiner” che fornisce tutta una serie di notizie, dettagli e particolari da brividi.
Qui subito vi forniamo il link dell’articolo, firmato da Gabe Kaminsky, nella sua versione originale del 6 settembre, titolato Tim Walz promoted research facility that partners with China’s Wuhan Lab.
Come avete ben capito dal solo titolo, c’è in mezzo il famigerato laboratorio di Wuhan, dal quale è uscito ‘artificialmente’ quel Coronavirus che ha generato la pandemia di Covid-19. Un dirty business di cui la ‘Voce’ ha scritto tante volte e, soprattutto, ha documentato in due libri-j’accuse imperdibili Robert Kennedy junior: “The Real Anthony Fauci”, del novembre 2021 e “Wuhan – The Cover Up” (ossia il Depistaggio), di due anni dopo, novembre 2023. Protagonista di entrambi il super virologo italo americano, Anthony Fauci appunto, che ha affiancato ben 7 presidenti Usa e oggi sotto inchiesta – oltre che per le pressioni sui social media – anche per i generosi finanziamenti concessi dal ‘suo’ ‘National Institute for Allergy and Infectiouse Deseases’ (NIAID) guidato ininterrottamente dal 1982 al 2022. Ingenti fondi per le ricerche sul ‘gain of function’ all’origine della pandemia, infatti, sono passati dal NIAID alla ‘EcoHealth Alliance’ del ricercatore-faccendiere Peter Daszak e poi smistati all’Istituto di Virologia di Wuhan.
Capito il giro?
Che oggi, incredibile ma vero, sembra ripetersi, stando alle accuse formulate da Comer e riprese nell’esplosivo articolo del ‘Washington Examiner’.
Cerchiamo, per sommi capi, di ricostruire la vicenda.
QUEL CENTRO BIOMEDICO DEL MINNESOTA
Al centro dell’intrigo ci sono alcune sigle oggi sotto i riflettori degli inquirenti. Nel mirino, in particolare, un grosso centro di ricerca biomedica del Minnesota, lo ‘Stato’ in cui Walz è stato per molti anni deputato. Acquartierato ad Austin, nella contea di Mover, si tratta dello ‘Hornel Institute’, ed in particolare del ‘Medical Research Center’, legato a filo doppio con l’Università del Minnesota.
Tra Hornel e Walz è in corso da anni un feeling politico-economico-scientifico. Che si è tradotto all’inizio con una serie di viaggi accademici organizzati perché Walz potesse frequentare gli atenei cinesi, una trentina nel decennio ’80-90. E poi in cose un po’ più sostanziose: come i generosi fondi pubblici arrivati nelle casse Hornel per finanziarne le ricerche; e, come gentile cadeau in cambio, i sostanziosi appoggi elargiti dall’Istituto biomedico per le campagne elettorali del deputato democratico con la passione per la Cina, a partire dal suo giovanil maoismo sfegatato, come raccontano alcuni suoi fans.
Ma il risvolto più intrigante riguarda l’uso dei fondi pubblici poi fatto dallo Hornel, proprio come è successo nella Wuhan story.
Da carte & documenti emerge che il prestigioso Biomedical Center del Minnesota è in stretti rapporti di ‘collaborazione scientifica’ proprio con l’Istituto di Virologia di Wuhan. Non solo, ma anche con un’altra ‘gemma’ cinese: il ‘Beijng Genomics Institute’, il quale – secondo alcune fonti del Pentagono – lavora a stretto contatto con i vertici militari dell’esercito di Pechino.
Non poca carne al fuoco…
Un altro elemento. Nel 2019, guarda caso proprio alla vigilia dello scoppio della pandemia, si dimette il direttore generale dello Hornel, Zizang Dong, cinese trapiantato negli Usa (un’altra coincidenza), amico storico di Walz e tra i più fieri sostenitori nello stanziamento di fondi per le campagne elettorale del dem-friend.
Del resto, perfino il sito del star biomedica di Austin non fa mistero dei profondi legami con Walz.
“E’ sempre stato un sostenitore – viene sottolineato – del nostro Istituto, anche supportando le sue principali espansioni”. E lui, of course, contraccambia, nel corso di una visita al Centro dello scorso aprile: “L’Hornel ha contribuito e contribuisce ad aprire la strada al Minnesota per diventare leader nell’innovazione biomedica”.
Un feeling che più perfetto non si può.
Sorge a questo spunto spontanea la domanda.
Che tipo di collaborazione scientifica c’è stata e c’è fra l’Istituto del Minnesota e quello di Wuhan? A cosa hanno lavorato, in concreto, insieme?
Prima della pandemia, quindi ben prima del 2020, tra il NIAID e l’Istituto di Virologia cinese sul piatto c’era il guadagno di funzione, ossia il passaggio del virus dall’animale all’uomo: ricerche del tutto vietate, perché rischiose (come si è visto) negli Stati Uniti, per via di una legge firmata da Barack Obama: e da qui trae origine l’escamotage cinese.
Ma ora, quali ricerche border line sono in corso? E quanti sono, realmente, i fondi in ballo? In soldoni, a quanto ammonta la ‘manona’ a stelle e strisce per le ricerche con la ‘nemica’ (solo sulla carta, a certi livelli) Cina? E tenete sempre presente che qui stiamo parlando delle ‘biologic wars’, le guerre del futuro: che non si svolgeranno più a botte di tank & missili, ma con droni, satelliti e, soprattutto, virus da combattimento!
Per chiudere il cerchio (solo momentaneamente, visto che le novità fioccano a getto continuo) e rimanere sempre sul terreno degli ‘strani’ rapporti Usa-Cina, vi offriamo un’altra ‘chicca’.
DETENUTI-CAVIA CINESI PER PFIZER
Un gruppo bipartisan di deputati del Congresso Usa ha appena mosso – e messo nero su bianco – delle forti accuse indirizzate contro due star nel firmamento farmaceutico americano: la regina dei vaccini, ‘Pfizer’, e la non meno storica ‘Eli Lilly’.
Si tratta di una denuncia al calor bianco che, se provata, dimostra il livello criminale al quale arrivano (s’è già visto del resto con i ‘prodotti’ anti-Covid, soprattutto quelli a mRNA di ‘Pfizer’ e ‘Moderna’) i ‘pig’ di Big Pharma.
La lettera-denuncia è stata subito inviata al numero uno della ‘Food and Drug Administration’ (FDA), Robert Califf.
Ecco la sostanza: “Per oltre un decennio sembra che le aziende biofarmaceutiche statunitensi abbiano condotto sperimentazioni cliniche con le organizzazioni militari cinesi, per determinare la sicurezza e l’efficacia di nuovi farmaci prima della richiesta di approvazione”, da parte della stessa FDA. “Siamo preoccupati – viene aggiunto – che le stesse aziende abbiano condotto test clinici con infrastrutture ospedaliere situate nella Regione Autonoma Uigura dello Xinijang dove è in atto uno sterminio della popolazione locale”.
In contemporanea, la rivista scientifica statunitense ‘Axios’ ha pubblicato un reportage in cui si dettaglia che “gli studi in questione riguardano il farmaco prodotto da Pfizer ‘Axitinib’ (noto commercialmente come ‘Inlyta’) contro il cancro al rene, e il farmaco di Eli Elly ‘Donamenab’ (noto commercialmente come ‘Kismula’) contro l’Alzheimer”.
Fino ad oggi, i colossi del settore farmaceutico a stelle e strisce si sono protetti grazie allo schermo ‘legale’ del ‘Public Readiness and Preparadness Act’, che in sostanza riduce al minimo le loro responsabilità in caso di ‘effetti avversi’; come ha ribadito con forza, in era Covid, il ‘Prep Act’, dando ampio disco verde in base “all’emergenza di sanità pubblica”.
Un’ultima, doverosa notazione. La denuncia dei 4 congressisti Usa (a proposito, i due repubblicani John Moolenaar e Neal Dunn; e i due democratici Raya Krishnamoorthi e Auna Eshoo), come detto, è stata subito inviata al vertice FDA.
Ricordiamo che la sempre rigorosa FDA, cui spetta l’ok finale per farmaci, alimenti e tabacchi negli Usa, ad agosto 2020 diede disco verde, in modo del tutto anomalo e fuorilegge, ai ‘vaccini’ (sic) anti Covid di ‘Pfizer’ e ‘Moderna’: vaccini sperimentati per solo 4 mesi (con ‘trials’ totalmente taroccati), scarsamente efficaci (altro che il 93-94 per cento, neanche un risicato 20!) e, soprattutto, insicuri, vista la valanga di effetti avversi gravi, invalidanti e spessissimo letali che si sono e, soprattutto, si stanno verificando.
Del resto, l’attuale numero uno di FDA, Robert Califf, Commissario straordinario da quasi tre anni (incredibile ma vero), è in totale conflitto d’interessi, essendo stato consulente – superpagato – proprio di Pfizer negli anni precedenti.
Capito come funzione ‘O Sistema nella culla di Libertà & Diritti, gli Usa?
Per leggere articoli e inchieste della Voce su personaggi e sigle citati nel pezzo, come al solito basta andare alla casella CERCA che si trova in alto a destra della nostra home page, e quindi digitare nomi e cognomi (da ANTHONY FAUCI a ROBERT KENNEDY, da PETER DASZAK a ROBERT CALIFF) o sigle (come PFIZER, MODERNA, FOOD AND DRUG ADMINISTRATION, NIAID) e così via.
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