Stati Uniti sempre più bollenti.
Sale la temperatura, anche via Covid, per le sempre più precarie condizioni fisiche (e certo non solo) del numero uno della Casa Bianca, che secondo il 75 per cento degli elettori democratici deve dimettersi. “Deciderà il medico”, commenta Joe ‘Sleepy’ Biden. Hanno già deciso i grandi ‘sponsor’ e non pochi pezzi grossi della nomenklatura dem.
Per capire tale complessa geografia politica, vi proponiamo subito la lettura di una intrigante analisi elaborata da un grande esperto di geopolitica (soprattutto sul fronte mediorientale), Pepe Escobar, animatore del sito ‘The Cradle’. Ecco il pezzo, tradotto e messo in rete da ‘come don chisciotte’ il 18 luglio e titolato Iwo Jima 2.0: che storia racconta questa foto
Ed anche la versione originale, pubblicata da ‘Strategic Culture Foundation’ il 17 luglio, Iwo Jima 2.0: what story is this picture telling
Ma veniamo all’altro fronte che più bollente non si può.
Ossia le indagini per scoprire i perché dei clamorosi buchi nel ‘Secret Service’ e non solo in occasione dell’attentato a Donald Trump. Visto che per l’audizione davanti alla ‘Commissione di Supervisione’ della Camera Usa, fissata al 22 luglio, non dovrà comparire solo l’(ir)responsabile del Secret Service, Kimbley Cheatle, ma anche il numero uno dell’FBI, Christopher Wray, e il Segretario della Sicurezza Interna, Alejandro Mayorkas.
In queste ore alle prese con un vero fuoco di fila, lady Kimbley.
Così l’attacca a testa bassa lo speaker della Camera, Mike Johnson: “Chiederò le dimissioni di Cheatle, il suo comportamento non è scusabile. E’ del tutto imperdonabile”.
Certo non tenero il presidente della ‘Commissione di controllo’ della Camera, James Comer, che punta l’indice contro “la mancanza di trasparenza e la mancata cooperazione con la Commissione”.
Non ha fatto del resto niente, Cheatle, per non rendersi tragicamente ridicola.
Come la penosa pezza a colori messa su per cercare di giustificare la mancata ‘salita’ sul fatidico tetto dove era tranquillamente appostato il cecchino. “Si trattava di un tetto spiovente – ecco le sue testuali parole – e quindi era pericoloso per i nostri uomini salirvi”. Tutto per “motivi di sicurezza”: perché di tutta evidenza negli Usa le norme sulla sicurezza nei luoghi di lavoro esistono, vivaddio, eccome!
Ai confini della realtà.
Come dell’incredibile hanno le varie fasi della surreale (ma tragica, visto che ci sono stati un morto e tre feriti, fra cui Trump, ‘mirato’ all’orecchio destro) convention di Butler.
Soprattutto sul fronte dei minuti. Che ballano con numeri ‘pazzi’.
Nelle prime ore sembrava che solo pochi minuti prima degli spari alcuni cittadini avessero avvistato il cecchino. Ricorderete tutti le dichiarazioni rilasciate ad un reporter della BBC da un ragazzo con cappellino e capelli rossi: “l’ho visto 3-4 minuti prima e ho segnalato la sua presenza ad alcuni agenti, che mi hanno quasi riso in faccia”.
Adesso quei minuti girano come in una trottola.
Forse una ventina, come riporta un media locale: quando “il cecchino di una squadra di polizia locale a sostegno del Secret Service aveva individuato Crooks 20 minuti prima che Trump salisse sul palco: lo aveva visto mentre guardava il telemetro e gli aveva scattato una foto che era stata fatta circolare fra gli agenti in servizio”.
Una foto ricordo o che?
A proposito del telemetro, ossia dell’apparecchio che serve per misurare le distanze.
Secondo altre testimonianze, Crooks sarebbe stato addirittura intercettato nell’area 2 ore prima dell’inizio, mentre camminava sereno. A confermare la circostanza è John Barrosso, senatore repubblicano del Wyoming, intervistato da ‘Fox news’: “era stato identificato come personaggio sospetto, aveva uno zaino e un telemetro”. Ma il cecchino “è stato subito rilasciato”.
Torniamo alle cavolate ‘sparate’ dalla numero uno del Secret Service, con ogni probabilità a caccia di un ingaggio come mitico Ispettore Cluzot (interpretato magistralmente da Peter Sellers) per una nuova serie.
Eccone un’altra. Ha affermato che gli agenti del SWAT si trovavano all’interno dell’edificio sul cui tetto si stava preparando, con gran cura, l’attentatore.
Ma è stata subito smentita da un funzionario dello stesso SWAT, il quale ha dichiarato senza alcuna esitazione che quegli agenti erano in un altro edificio nelle vicinanze.
Su quel ‘Tetto che scotta’ non poco, comunque, ne succedevano di tutti i colori. Come l’arrampicata di un impavido agente SWAT che arriva praticamente in cima, vede il cecchino col suo fucilone da guerra, ma perde l’equilibrio e riesce appena a far marcia indietro.
Da perfetto ispettor Cluzot, appunto.
Stando ad altre ricostruzioni cronologiche, i minuti trascorsi dal primo avvistamento salirebbero addirittura a 86: stavolta come nei film griffati Fantozzi, quando l’Italia sommerge la Germania per 27 a 1.
Pensate forse di stare su ‘Scherzi a parte’? Neanche per sogno. Siete (siamo) a bordo della più grande potenza militare del mondo.
Come abbiamo scritto giorni fa – tanto per restare in tema cinematografico, stavolta in compagnia del grande Sergio Leone – “C’era una volta l’America”…
E, visto che ci siamo, finiamo con il film diretto nel 2020 dal celebre Ron Howard, interpretato da due star del calibro di Amy Adams e Genn Close, che tutti possono vedere via Netflix. E’ tratto dal best seller firmato dal fresco numero due di Trump, J.D. Vance e titolato ‘Hillbilly Elegy’ (‘Elegia Americana’).
Ecco, a seguire, una significativa recensione pubblicata da ‘Avvenire’ appena uscito il libro, il 16 maggio 2017, titolata ‘Letteratura – Nel libro di J.D.Vance il cuore bianco e disperato dell’America’
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