LA TRUFFA DELLE LISTE D’ATTESA

Torniamo ancora sulla crisi della sanità pubblica. È una questione enorme di cui si è parlato con insistenza anche nella recente campagna elettorale. Iniziative eclatanti sono state proposte per eliminare le lunghe liste d’attesa. Ma sono un clamoroso bluff. Si tratta di una truffa a danno del SSN: infatti promettendo di erogare risorse aggiuntive destinate a rafforzare la capacità prestazionale del servizio pubblico, saranno stanziate risorse destinate a finire nelle casse della sanità privata, alla quale si chiederà di  fornire prestazioni per integrare quelle insufficienti fornite dagli operatori del SSN, che stentano ad erogarle perché sono sottoposti a turni massacranti. Invece a questi operatori si chiede di aggiungere altri turni, anche nei pochi giorni di riposo rimasti. Cosa assolutamente improponibile … e pericolosa.

Mentre da un lato si dice che il sistema è incapace di fornire risposte a una mole di richieste sempre più alta ed incalzante, si intuisce che le liste d’attesa sono state artatamente allungate per indirizzare gli utenti verso il privato. Sempre più spesso gli stessi operatori dei servizi hanno spinto i pazienti a rivolgersi all’acquisto di prestazioni dai privati, prestazioni sempre più costose, che nel pubblico si possono avere solo aspettando mesi o anni, troppi per conoscere una diagnosi precisa a fronte di un sospetto diagnostico.

Ma il problema di cui non si parla mai abbastanza è ancora una volta l’enorme disparità strutturale tra le regioni italiane, fatto che comporta gravi penalizzazioni di quelle meno ricche, costrette a negare ai propri residenti il sacrosanto diritto alla salute, un diritto espressamente previsto in costituzione ma negato nei fatti a chi non ha la possibilità di pagare le sempre più costose prestazioni salvavita.

E poi la condizione dei nostri ospedali pubblici. Con operatori costretti a lavorare in organici ridotti all’osso, senza retribuzioni adeguate, senza prospettive di carriera e senza stimoli professionali, soggetti a turni di lavoro incalzanti che non garantiscono la necessaria lucidità e la capacità di reggere lo stress, esponendo sé stessi ed i pazienti a rischi sempre più gravi.

Assistiamo quotidianamente a violenti litigi nei pronto soccorso ospedalieri con cittadini esasperati da lunghissime attese o, se va bene, accolti su precarie barelle nei corridoi, tra decine di altri pazienti altrettanto esasperati. Perché si è arrivati a tutto ciò, specie se siamo consapevoli del punto di partenza che, solo pochi decenni fa, era quello di avere una delle migliori organizzazioni sanitarie al mondo sia per qualità di prestazioni che per la cura delle strutture? Chi ha brigato per il suo smantellamento? Chi ha voluto frammentare risorse e competenze in 22 servizi sanitari regionali diversi e non comunicanti? Chi ha spinto per favorire l’incremento della sanità privata a discapito del servizio sanitario nazionale? Chi ha consentito la fuga dei nostri medici e degli altri operatori? Chi ha fatto tutto ciò fino al punto da far accettare questa realtà come se fosse inevitabilmente causata da fattori non governabili?

Un dato è incontestabile: negli ultimi vent’anni gli ospedali pubblici hanno perso oltre cinquantamila posti letto e molti di questi sono stati cancellati senza che i decisori politici pensassero a realizzassero presidi alternativi. Di contro ci si è adoperati a trasferire prestazioni e spazi operativi al privato. Persino per risorse (come quelle del PNRR) che dovevano essere investite per rafforzare il SSN, si continua a fingere di non sapere che quei fondi sono destinati alla transizione territoriale. Non si tratta di risorse aggiuntive da spendere come si vuole, devono essere usati per migliorare i dati prestazionali. Ma non potranno coprire aumenti dei costi di materie prime, farmaci, gestione delle strutture e rinnovamento di tecnologie, tanto più non si potranno utilizzare per adeguare i salari dei lavoratori fermi da anni e che allo stato non riescono ad attrarre nuovi ingressi e competenze. I medici continuano a guardare a un privato che offre lavoro a condizioni migliori, con più risorse e meno stress, capace di sedurli con l’offerta di maggiori riconoscimenti.

Oggi, complice la campagna elettorale delle europee ecco che, di colpo, la politica si ricorda dell’importanza della sanità pubblica. Peccato che presto se ne dimenticheranno. Qualcuno ha addirittura pensato, fingendo di rafforzarla, che si potevano destinare i pochi fondi aggiuntivi ai privati, assegnando a questi altre quote di finanziamento pubblico per erogare le prestazioni carenti, invece di reclutare il personale che manca. Nulla di più perverso perché non solo contribuisce a diffondere la falsa convinzione che il problema si può risolvere sostituendo il privato al SSN, ma si sottraggono ulteriori risorse preziose, con la falsa promessa di supportare così un boccheggiante servizio pubblico.

Vorremmo, per concludere, sfatare alcune eclatanti falsità diffuse ad arte dai media che, con martellanti campagne di propaganda, sono percepite come verità assolute.

La prima è quella che la sanità costa molto e quindi non è più sostenibile. È una clamorosa falsità. Costerebbe molto di più sostituire al SSN una delle tante forme di sanità privata (assicurazioni, cliniche o studi privati). Perché senza il reclutamento di nuovo personale si dovranno esternalizzare ancora più servizi, mandando i costi fuori controllo. Senza contare che una buona sanità pubblica è foriera oggi di essere una potente leva di redistribuzione della ricchezza, la loro cura non grava così solo sulle tasche solo delle persone si ammalano, che non potrebbero sostenerne i costi, ma grava proporzionalmente sui redditi di tutti con la tassazione generale.

La seconda falsa verità è quella che afferma che il SSN non può più garantire a tutti le necessarie prestazioni. Basterebbe per ottenere questo risultato colmare i vuoti di personale e investire risorse per acquistare le attrezzature di supporto da utilizzare nella sanità territoriale riformando, con i fondi dell’Europa, la rete della medicina di base e le altre strutture territoriali già disponibili ma poco e male utilizzate.

Queste sono le verità che non si vogliono prendere in considerazione e che costituiscono il vero, colpevole spreco.


Scopri di più da La voce Delle Voci

Abbonati per ricevere gli ultimi articoli inviati alla tua e-mail.

Lascia un commento