SOFFIA IL VENTO, MA NON INFURIA LA BUFERA

Soffia la bora sul melonismo e ogni gelida folata erode punti del folle consenso accordato dagli italiani ai neofascisti. L’Italia democratica dovrebbe esultare, dare forza al vento che soffia su Fratelli d’Italia e ridurre il vantaggio sul Pd, ridotto a poco più del 6 percento. A ridimensionare l’euforia degli oppositori al dis-governo di incapaci, ingaggiati in mancanza di meglio dalla Meloni e ‘piazzati’ nel peggiore esecutivo della storia repubblicana, si adopera la variegata opposizione, per evidente masochismo: subisce il ‘prima noi di sinistra” interno al Pd,  il contrario “spazio ai moderati”, litiga su leadership e priorità, soffre l’ampia frattura partito-problemi sociali, antepone le ambizioni personali alla formulazione di un progetto disegnato su misura per le urgenze del Paese, che sia  concreto, dotato di strumenti operativi, annaspa nel limbo pre elettorale della contrapposizione di candidature eccellenti della società civile e secondo mandato degli eletti, soffre la patologia della politica italiana incapace di passare dalle parole ai fatti e non governa con decisiva autorevolezza il ruolo di primo partito dell’opposizione. Le condizioni per scrivere il the end della destra-destra che a Palazzo Chigi fa danni da quasi due anni ci sarebbero tutte. La Meloni naviga in acque internazionali agitate:  senza operare distinguo stringe la mano con calore ai leader americani, cinesi, turchi, ungheresi, egiziani, nordafricani. A dimensione nazionale si benda e tappa le orecchie per non rispondere alle scelleratezze di un esecutivo da circo equestre (e di periferia), in cui coesistono il devastante fuoco amico di Salvini, ministri e sottosegretari da avanspettacolo, ovvero coautori del nulla prodotto in due anni di governo. Contro questo squallore l’opposizione marcia in ordine sparso. Procede a corrente alterna la relazione Schlein-Conte, avvelenata dall’ambizione del leader di 5Stelle di invertire le rispettive posizioni nella classifica dei consensi e da forme latenti di boicottaggio interno. Non c’è modo di cooptare potenziali oppositori del regime che anziché dialogare con Pd e 5Stelle e concordare i termini di un’alleanza paritaria puntano all’unico obiettivo del 5% che assicuri la presenza in Parlamento. Come definire la schizofrenia del neo sodalizio di due soggetti evidentemente incompatibili come Renzi ed Emma Bonino che per le europee corrono in tandem?  Come domare la velleitaria ambizione del Calenda né carne, né pesce, di un colpo al cerchio e uno alla botte, rancoroso antagonista del Pd? Da questo guazzabuglio emerge Landini, protagonista di coerente autorevolezza e convincente, operativa combattività. ­ Peccato che sia solo patrimonio del sindacato.


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