“Vile, uccidi un uomo morto”: ovvero è da codardi infierire su chi non può difendersi. Lo disse in fin di vita il condottiero Francesco Ferrucci già ferito che il mercenario Maramaldo, vigliaccamente ha trafitto a morte. Di qui il verbo maramaldeggiare per chi approfitta dei più deboli. Per non incorrere nell’accusa d’infierire, evitiamo di coniugarlo nel dire della Santanché che a differenza della Meloni e della sua affezionatissima amica Venezi, ancorate all’anomalo “il presidente del consiglio”, “il direttore d’orchestra” gradisce il titolo di “ministra”. Il giornalismo d’inchiesta, settore dei media quasi scomparso, sopravvive in Tv per il coraggio professionale di Ranucci (Report), Iacona (Presa diretta) Formigli, Floris e poco altro, per giornalisti che resistono alla repressione sistematica dell’informazione praticata dalla destra. Di che è accusata la ministra? ‘Report’ ha mandato in onda un’inchiesta dal titolo ‘Open to fallimento’ sul Ki Group di cui la Santanchè è stata azionista (raggruppa varie aziende Visibilia, di alimentari, pubblicità, edizioni) eavrebbe accumulato debiti per otto milioni con la conseguenza di provocare crisi al credito delle aziende fornitrici. Dipendenti del Gruppo sono stati licenziati e privati del pagamento di fine rapporto, alcuni hanno dichiarato che continuavano a lavorare pur essendo in cassa integrazione, pagati dallo Stato. La Procura di Milano ha avanzato una richiesta di fallimento per le quattro società Visibilia, nell’ambito di un’indagine per bancarotta fraudolenta e false comunicazioni sociali. C’è altro. Il Fatto Quotidiano ha rivelato che la ministra è stata oggetto di oltre 400 accertamenti, tutti archiviati perché parlamentare e di 43 multe per divieto di sosta, mai pagate. Dimissioni? Sarebbero uno smacco clamoroso per la Meloni, che l’ha voluta nell’esecutivo (o il vantaggio di liberarsene?). Comunque non arrivano. E deflagra il caso della Villa romana di Alberoni (noto sociologo), comprata per 2,45 milioni di euro dalla moglie di La Russa e dal compagno di Santanché (Kunz D’Asburgo e Laura De Cicco) che dopo appena un’ora l’hanno rivenduta all’imprenditore Antonio Rapisarda per 3,45 milioni di euro. La Guardia di Finanza indaga per riciclaggio sui flussi di denaro e la destinazione della plusvalenza di un milione, per verificare se in parte sia servita per coprire i debiti di Visibilia. Dimissioni? Non arrivano.
SI DIMETTE FESTA, SINDACO DI AVELLINO, eletto da quattro liste civiche di centrosinistra: iscritto al Pd, aveva sconfitto al ballottaggio il candidato dem. È accusato dalla Procura di Avellino di associazione a delinquere, turbativa d’asta, falso in atto pubblico e omissione di atti di ufficio per ingerenze sulla gestione di alcuni affidamenti e appalti pubblici. Il suo avvocato sulle dimissioni: “Decisione motivata dalla pubblicazione di indiscrezioni, gravissime e infondate, sulle indagini in corso. Dimettersi è funzionale a rimuovere anche il solo sospetto che la permanenza nella carica possa pregiudicare le indagini, che vanno poste al riparo da condizionamenti e strumentalizzazioni di sorta, politici e mediatici”. E che dire, questo è un altro mondo.
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