30 anni fa veniva ammazzato dalla camorra don Giuseppe Diana nella sua parrocchia ‘San Nicola di Bari’ a Casal di Principe.
Un simbolo del contrasto alla malavita organizzata, all’epoca neanche troppo visto di buon occhio, proprio perché le sue autentiche parole in favore della giustizia sociale, della vera ‘liberazione’ dei popoli, di una chiesa davvero a fianco degli ultimi, davano fastidio a non pochi, ‘disturbavano’ i manovratori.
Negli anni seguenti sono state spese troppo spesso e volentieri, in occasione delle commemorazioni, parole vuote e retoriche. Sovente pronunciate da chi, in quel clima di intimidazione & omertà, coltivava i suoi interessi, of course in combutta con la delinquenza organizzata, a sua volta legata a filo doppio con svariati ‘politici’ (sic) della zona.
Quell’area dove è cresciuto, si è radicato e si è sviluppato come una vera piovra il clan dei Casalesi, sempre più dentro i business, sempre più capace di vestire in modo perfetto l’abito della ‘camorra imprenditrice’, che di affari nel corso di questo trentennio ne ha macinati a pieno regime. Basi solo pensare ai lavori per la terza corsia Roma-Napoli, per l’eterna Salerno-Reggio Calabria e a quelli ancora più eterni e arcimiliardari per il TAV, ossia il Treno ad Alta Velocità che continua ancora oggi a inghiottire vagonate di danari pubblici.
A questo punto, vogliamo proporvi tre cose.
Un’analisi messa in rete il 19 marzo da ‘La Fionda’ (autore Giovanni Peduto) intitolata I facitori della parola: 30 anni senza don Peppe Diana.
Poi, una riflessione controcorrente, ma comunque stimolante, firmata da un giornalista, Vincenzo Palmesano, da molti anni attivo (e spesso oggetto di minacce e intimidazioni) in quelle aree a rischio: è la “Lettera aperta su don Diana e sulla massoneria
LETTERA APERTA AL SINDACO DI CASAL DI PRINCIPE
SU DON PEPPE DIANA E SULLA MASSONERIA
Sotto le insegne del Rotary opera in provincia di Caserta un forte insediamento massonico. Un anno fa, di questi tempi, il sindaco di Casal di Principe ha accolto numerosi “fratelli” esponenti del Rotary, protagonisti di una iniziativa in ricordo di don Peppe Diana. A mio avviso si è creato, nell’occasione, un corto circuito politico di enorme portata. Pur essendo io, infatti, un profondo conoscitore della lezione di don Peppe Diana e delle logge, non sono riuscito a immaginare una qualsiasi sintonia tra il sacerdote della Chiesa Cattolica assassinato dalla camorra e la massoneria (quest’ultima, “Partito della borghesia”, secondo la celebre definizione di Antonio Gramsci).
Riporto alcune annotazioni che mi appaiono illuminanti. Giuseppe Giarrizzo, alla voce “Massoneria” della “Enciclopedia delle scienze sociali” (1996) della Treccani, scrive tra l’altro: “Ne derivano forme larghe e forme strette di associazione che hanno diversa incidenza sugli adepti e sulla vita culturale dell’area in cui operano. Su questo terreno, e in rapporto a obiettivi ‘pratici’, si possono costruire ‘circoli interni’ che hanno tutte le caratteristiche dell’associazione segreta, e che fanno proprie le regole della setta. Attorno alla loggia per contro si consolidano modelli di intervento sociale ed educativo che, a partire dagli Stati Uniti, hanno generato forme associative di tipo paramassonico, come i vari club services (Rotary, Lions, ecc.) che per lo più rappresentano estensioni di logge per quanto riguarda le attività sociali di assistenza, sostegno e solidarietà”.
Sentito dalla Commissione parlamentare antimafia in data 13 luglio 2022, il professor Aldo Mola, storico della massoneria, ha affermato tra l’altro: “Sicuramente di matrice massonica sono il Lions Club e il Rotary Club. Associazioni che hanno ordinamenti e ideali di carattere paramassonico (…)”.
Sempre in sede di Commissione parlamentare antimafia, in data 24 gennaio 2017, il gran maestro della Gran Loggia Regolare d’Italia, Fabio Venzi, ha affermato tra l’altro: “Non viene tenuto conto che l’obbedienza massonica è una forma associativa come tante altre forme associative presenti in Italia, soprattutto nel Meridione. Le dico questo perché una cosa che accade spesso è che gli iscritti alla massoneria, alla libera muratoria, sono contemporaneamente iscritti anche ad altre forme associative. Parlo del Rotary, dei Lions, dei Kiwanis. In queste associazioni i massoni di varie obbedienze – ed è l’unico posto dove avviene – si incontrano. Quindi, sarebbe ancora più interessante, secondo me, analizzare queste realtà, perché sono le uniche realtà all’interno delle quali la massoneria irregolare e regolare va a incontrarsi. Spesso, quindi, i presentatori incontrano i presentati all’interno del Rotary o del Kiwanis. Molti iscritti alla massoneria ne sono presidenti”.
In effetti nella provincia di Caserta ricorrono nomi – a meno che non si voglia pensare a omonimie – dei Lions e dei Rotary che poi si ritrovano nel Grande Oriente d’Italia, la maggiore obbedienza massonica del Paese. Presente pure la Gran Loggia Regolare d’Italia, all’ombra della quale ugualmente si intrecciano rapporti con le suddette associazioni paramassoniche.
Quanto appena riferito (sull’intreccio tra massoneria, Rotary e Lions) non sarebbe stato nemmeno necessario. Il sindaco di Casal di Principe appare nelle fotografie di un anno fa – relative allo scambio di gagliardetti in nome di don Peppe Diana – insieme con soggetti che sono notoriamente massoni. Personaggi appartenenti al braccio operativo della massoneria nel mondo “profano” e a un livello più alto: gnostico, esoterico, iniziatico, rituale. Monsignor Nunzio Galantino, da segretario generale della Conferenza episcopale italiana (intervista rilasciata a “Famiglia Cristiana” il 18 marzo 2018) ha dichiarato, tra l’altro: “Nei confronti della massoneria la Chiesa ha tenuto, da sempre e con chiarezza, lo stesso atteggiamento: tutto ciò che da singoli o gruppi attenta al Bene comune a vantaggio di pochi non può essere accettato. Sono da condannare tutti gli attentati al Bene comune soprattutto quando tendono a monopolizzare, a occupare spazi in maniera invasiva fino a rendere impossibile una vita normale a persone normali (…). La Congregazione per la dottrina della fede, il 26 novembre 1983, ha ribadito le condanne nella ‘Dichiarazione sulla massoneria’. Rimane, quindi, il giudizio negativo. La ragione è chiara: contiene princìpi inconciliabili con la dottrina della Chiesa».
Don Peppe Diana si è immolato per il “Bene comune”, per amore del suo popolo. Era un avversario della massoneria.
Vincenzo Palmesano
giornalista professionista vittima di reato di tipo mafioso
avversario politico della massoneria
Infine, vi proponiamo le immagini di un paio di articoli pubblicati dalla ‘Voce’ proprio il mese seguente l’assassinio di don Diana.
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