Tv e social, protagonisti assoluti della politica sempre meno ideologica, sempre più pubblicitaria, nel senso di selfie promozionali, ‘reclame’ (definizione old style della Clerici per annunciare le pause pubblicitarie durante il gradevole programma canoro ‘Senior Voice”). Tutto e il contrario di tutto, appassionati followers e denigratori dei soliti noti occupano stabilmente sedie, poltrone e divani degli studi televisivi e negli intervalli tra un talkshow e l’altro invadono Facebook, Instagram, Linkedin, Tik Tok, con foto, commenti, proposte, auto-endorsement e insulti per i nemici. Distrazione di massa. La propaganda ha drogato intere popolazioni, la Cina di Mao, la Germania di Hitler, la Russia di Stalin, l’Italia di Mussolini, la Spagna di Franco e da un anno e mezzo in qua ipnotizza larga parte degli italiani con il fuoco amico totalmente asservito all’esecutivo di Palazzo Chigi, all’iconografia invasiva della premier e del suo entourage di mezze tacche che collezionano incompetenza e gaffe. Esempio clamoroso della loro mistificazione permanente, è il nulla prodotto in un anno e mezzo, sono i danni provocati da incompatibilità con il ruolo di ministri e sottosegretari, è l’ordine di servizio di ribaltare le accuse di letargo con l’alibi “ma è appena un anno che governiamo” (tempo potenzialmente infinito per il ‘fare’), di addossare a chi li ha preceduti tutti i mali dell’Italia. Eppure i like per la destra e la premier diminuiscono, poco per volta, ma diminuiscono e la sinistra non se ne giova. Le news di questo pre week end, che sembra voler entrare con mitezza climatica nella primavera, registrano la crepa profonda che separa Pd e 5Stelle, in deprimente conflittualità. Conte è in sfida aperta e latente con il Pd. Anche la tregua per il voto in Sardegna non è nata da una seria riflessione politica, ma dall’interesse di partito e personale di Conte, pienamente soddisfatto per l’elezione della grillina Todde e perciò, bando alle incompatibilità strategiche per la sfida all’impresentabile destra. In Umbria default degli elettori pentastellati (astensione ‘contro’ il candidato scelto dal Pd) e in Basilicata guerra aperta tra belligeranti partners. “Bocci il mio candidato? Io boccio il tuo” ed è guerriglia tra potenziali alleati; Conte contro Calenda, 5Stelle contro Pd, eccetera. Nomi fatti e bruciati: l’oculista Lacerenza, Angelo Chiarazzo, Vito Bardi, Pittella, ex Pd emigrato in Azione. Che ‘straordinaria tempestività”: i litigi (che non finiranno qui) agevolano l’obiettivo della destra di aggiungere la Basilicata ai successi in Abruzzo e se qualcosa di sostanziale non cambia, anche in Piemonte. Tutto questo accade mentre i sondaggisti raccontano la salute malferma della destra che perde consensi e della Meloni, in calo di “like”. Che dire, è quasi suicidio assistito dei “litigarelli” del centrosinistra.
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