(“Illusione…dolce chimera sei tu, che fai sognare in un mondo tutto di rose…”)
Ma se provi a coglierle scorre sangue sulle mani ferite dalle spine. Non c’è metafora più attinente alle attese maldestramente sbocciate nella casa appena attintata, ancora da arredare, battezzata con un reboante ‘campo largo’ anzi ‘larghissimo’. È il giorno after del tonfo che incorona il mediocre amico della signorina Meloni e arreca amara delusione all’alto profilo di Luciano D’Amico, vittima sacrificale di una strategia bocciata, dell’ingenua, buona volontà di convinti e improvvisati oppositori del neofascismo che abita Palazzo Chigi. Si fa fatica a leggere l’obnubilazione dei politologi che hanno benedetto il cocktail politico definito ‘alleanza’ con ingiustificata presunzione. Un breve, preventivo sondaggio, tra elettori di medio potenziale intellettivo, avrebbe indotto a innestare la retromarcia per liberarsi del ‘tutti insieme’ che ha imbastito l’impianto dell’impossibile sodalizio Pd, 5Stelle, Calenda, Renzi, Fratoianni e dintorni. Alleati su quali evidenze? Conte s’inerpica con aggressività sul sentiero ambizioso che porta alla leadership del centrosinistra. Il passaggio della candidatura voluta dai 5Stelle alla presidenza della Sardegna è un segnale inequivocabile di questo disegno. Il percorso politico della Schlein diverge per larghi tratti dal rosso della Sinistra e dai Verdi, Calenda e Renzi non fanno mistero della rabbiosa contrapposizione a Pd e 5Stelle. Campo largo? La clamorosa debacle dei 5Stelle (7,01% contro il 23% delle precedenti elezioni), è un fendente micidiale sull’esito del voto). Avesse confermato i suoi consensi, D’amico sarebbe il nuovo presidente dell’Abruzzo. Sardegna a parte, evento fallito dalla destra, più che vinto dalla sinistra, Azione e Italia Viva guardano con malcelata malizia all’incompatibilità Schlein-Conte ed è un minaccioso avvertimento per il futuro delle nuove tornate elettorali. I due sabotatori hanno interpretato gli umori degli abruzzesi, per nulla convinti del mix di soggetti politicamente antitetici e remano contro, puntano alla velleitaria, quanto improbabile crescita del centro moderato. Di questo marasma profitta la destra, più di tutti di Fratelli d’Italia. Vince in Abruzzo e come prevedono i pronostici, può continuare ad avere la meglio nei prossimi test elettorali. L’exploit di Marsilio porta acqua al mulino della premier, certifica il suo strapotere, continua a ridimensionare i riottosi alleati del carroccio e si candida al successo elettorale in campo europeo. Eppure, in continuità di arretramento della Lega, senza l’impronosticabile aumento dei voti di Forza Italia, Marsilio non avrebbe vinto.
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