Nel mucchio di news vere o false, comunque depressive che piovono a iosa sulla nostra testa capita anche di pensare positivo, di mettere in parentesi il genocidio di Gaza, la follia italiana che consente a Vannacci di proporsi come ‘onorevole’, di ignorare le performance da teatro dei burattini di chi guida il peggiore esecutivo dalla nascita della Repubblica in poi. Lo consente quanto è accaduto per la Sardegna sottratta alla destra, oggi per la forza propulsiva degli studenti che fanno la spola tra scuola e piazze per contestare un governo di soggetti che d’urgenza dovrebbero affidarsi a psicoterapeuti, a docenti di pedagogia, a strizza cervelli. Una notizia così mette di buonumore, accende la speranza nel futuro, alimenta la fiducia nelle nuove generazioni, eccola: a Roma in un’accorsata libreria, era di scena nientemenonoche il ministro dell’istruzione Valditara, sì quello di “soltanto lavorando per la collettività, per la comunità scolastica, umiliandosi anche, evviva l’umiliazione che è un fattore fondamentale nella crescita e nella costruzione della personalità” e della ignobile asociale cavolata del “reddito di cittadinanza solo ai giovani che hanno completato il ciclo obbligatorio di studi» in un Paese dove la povertà impedisce a tanti ragazzi di andare a scuola per aiutare la famiglia. Spalleggiato da Salvini Valditara ha disertato il post presentazione delle firme e si è rapidamente dileguato per sottrarsi alla contestazione che gli ha ‘rovinati la festa’. Durante il dibattito, la studentessa della ‘Rete Degli studenti Medi’ ha criticato l’inasprimento delle pene per chi occupa gli istituti scolastici: “Il ministro inasprisce le pene, ma non dice una parola contro chi ha manganellato i ragazzi a Firenze, Pisa e Catania”. Raimo ha criticato il sistema di voto alle scuole elementari, che prevede per i bambini l’incredibile giudizio “gravemente insufficiente”. Piccato, Valditara ha definito le contestazioni ‘propaganda’. Non solo lui gaffeur. C’è chi ha sistemato il capitolo gaffe in bell’ordine. L’ultima si deve al presidente della regione Abruzzo (residente a Roma), ricandidato dalla Meloni. Ha detto testualmente “L’Abruzzo che s’affaccia sula mare Ionio!”. E che meraviglia il Sangiuliano convinto che Dante fosse uomo di destra la confessione di non aver letto i libri da giudicare come membro della giuria di un noto premio letterario. Exploit di La Russa Benito ‘viva il duce’: “I nazisti uccisi dai partigiani in via Rasella a Roma nel 1944 erano in realtà solo una banda musicale di semipensionati”. L’indecente insulto ai morti nel naufragio di Cutro di Meloni e Salvini, il giorno successivo alla strage, durante la festa di compleanno del ministro. In piena euforia celebrativa per il compleanno del ministro hanno cantato in duetto la canzone di De André che ha raccontato la storia di Marinella, del suo annegamento: “Questa di Marinella è la storia vera, Che scivolò nel fiume a primavera…”. In attesa della risposta abruzzese all’ampiezza della coalizione Pd-5Stelle e compagni non si registra un’altra gaffe della destra, ma una valanga di false promesse che evocano il tempo del comandante Lauro, della Meloni in campagna elettorale del 2022. Over diciotto senza futuro, costretti emigrare, donne e poveri privi di protezione sociale, abruzzesi delusi da un presidente romano ‘della Garbatella’ e da un governo di chiacchiere: , a proporre una svolta epocale è Luciano D’Amico, persona con un altissimo profilo etico, di conclamata esperienza gestionale in qualità di Rettore dell’Università di Teramo dove Marsilio vorrebbe sradicare mille ettari di verde per lottizzarli.
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