Gratitudine del giornalismo d’opposizione al regime della destra-destra. E perché? Perché offre interessante materia di riflessione. Si propone con il tandem Salvini -“Yo soy Giorgia”, borgatara della Garbatella, signorina di un ex (ma ancora ex?) machista e sboccato Giambruno, della vox (nazifascismo spagnolo) italica, dello slogan ’Dio, patria, famiglia’ usurpato (al di fuori del matrimonio ha convissuto e ha fatto una figlia con uno compagno). Da qualche tempo gli fa da sponda, scomoda, Salvini, che prova a scipparle la leadership del neofascismo con alleanze mortifere (Le Pen) e ‘scoop’ d’ogni genere. Un paio sono recentissimi: il vice del/della presidente/presidentessa, in debito con l’amico Putin, dice che accertare le cause della morte di Navalny è compito dei magistrati e dei medici russi (cioè di chi ha eseguito l’omicidio e ha coperto il mandante). Azione, presenta una mozione di sfiducia, firmata anche da Elly Schlein e Conte, condivisa da Bonelli e Fratoianni, contro Salvini, che non ha mai mostrato la prova di aver rescisso il discusso accordo della Lega con ‘Russia Unita’, dato di fatto che spiegherebbe, l’ambigua posizione del ‘carrocciato’ sulle responsabilità dell’omicidio di Stato del dissidente russo. Si ricorda del patriottico ministro delle infrastrutture la ‘nobile e molto rispettosa’ battuta “Darei indietro due Mattarella per mezzo Putin”, che ha lesso la dignità nazionale e di cui non si è mai scusato. Il capolavoro del ‘carrocciaro della valpadana’ è ora l’idea di farsi rappresentare per il voto delle europee da Vannacci, il generale sessista, fascista, razzista, omofobo, indagato dalla Procura militare per peculato e truffa. L’indagine riguarda il suo periodo di addetto dell’esercito a Mosca, le numerose irregolarità nelle richieste di rimborso, l’uso improprio di un’auto di servizio, spese personali e familiari ingiustificate, feste e cene in ristoranti di Mosca forse mai avvenute, insomma percepimenti indebiti di indennità. L’ombra minacciosa del Matteo leghista, futuro genero di Verdini, di uno dei grandi corrotti e corruttori della partitocrazia italica, esercita pessima influenza sulla tendenza scelbiana di Piantedosi, ministro dell’interno. Sventato, per ora, il divieto di manifestazioni di piazza del sindacato, tollerate infinite violazioni della legge che impedisce l’apologia del fascismo, soggiogata alla destra l’informazione, mancava ma è in corso il ritorno alla violenza delle manganellate, usate con brutale accanimento contro chi a Napoli, Pisa, Firenze, ha pacificamente protestato contro il genocidio di Netanyau in Palestina. Forse parlare di duetto è riduttivo. La coppia di eminenti picconatori dell’Italia democratica diventa trio e che trio: si completa con la folcloristica-inverosimile presidenza del Senato di Ignazio, nonché Benito La Russa, a cui manca solo un comizio dal balcone di piazza Venezia e l’esibizione canora di “Faccetta nera…eccetera) al ‘The voice senior’ di Antonella Clerici, divagazione che lo distragga dalla grana del figlio accusato di stupro. La satira ringrazia, anche oggi ha di raccontare in antitesi con l’informazione politica drogata e dalle faccende personali di Fedez e della ‘massacrata’ Ferragni.
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