Guerra senza fine e sempre più catastrofica per gli innocenti civili palestinesi a Gaza, a causa della follia criminale del premier israeliano Bibi Netanyahu, secondo cui “il conflitto finirà solo con la totale distruzione di Hamas”. Fregandosene, appunto, se a morire sotto le bombe e i missili di Tel Aviv sono donne, anziani e soprattutto bambini, un tragico totale che supera ormai le 27 mila vittime a partire dal 7 ottobre scorso.
Un fallimento, quindi, la quinta missione del plenipotenziario Usa Antony Blinken, rispedito al mittente senza alcun risultato concreto per il NO assoluto del premier nazista di Tel Aviv a tutte le proposte e il ‘piano’ di Hamas, avallato da alcuni paesi arabi che contano, in prima fila Egitto e Qatar.
Intanto, proprio al Cairo in queste ore prende via la dieci giorni di fitti incontri tra i ministri degli esteri di non poche nazioni, cui prende parte la ‘strategica’ Turchia, ed anche una delegazione di Hamas, capeggiata dal rappresentante del suo ‘ufficio politico’, Khail Al-Hayya proveniente da Beirut: sul tavolo le possibili vie per una prossimo ‘cessare il fuoco’ e il Piano in tre fasi elaborato da Egitto e Qatar e poi integrato da Hamas, ma subito bocciato dal sempre più invasato Netanyahu.
Nel frattempo, proseguono i raid dell’esercito israeliano sui civili palestinesi, una ventina di morti solo nelle ultime ore, tra cui un giornalista della televisione di Gaza, Nafez Abdel Jawad, ucciso con il suo unico figlio nel quartiere di al-Salan a Deir el-Balah, nel centro della Striscia di Gaza.
Fino ad oggi sono stati ammazzati da 122 reporter colpevoli di svolgere il loro lavoro per documentare le atrocità del conflitto.
La voce del Segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterrez, condanna ancora una volta i crimini di Tel Aviv, l’escalation inarrestabile, l’attacco di queste ore a Rafah e punta di nuovo i riflettori sul crescente ‘incubo umanitario’ per la carenza nella Striscia di cibo, acqua, medicine.
Una voce nel deserto, come del resto quella di Papa Francesco che ogni domenica documenta il genocidio e denuncia i mercanti di morte, la colossale e criminale industria delle armi. In pole position quella a stelle e strisce of course, i cui bilanci nel 2023 appena chiuso fanno segnare fatturati e profitti ‘stellari’.
Passiamo adesso, in rapida carrellata, alle fresche dichiarazioni dei protagonisti in campo (di battaglia).
Cominciamo naturalmente con il boia di Tel Aviv, reduce dall’incontro con il capo del Dipartimento di Stato Blinken.
“Siamo quasi vicini alla vittoria, che è la distruzione totale di Hamas”, che il governo del Aviv – non dimentichiamolo mai – ha abbondantemente finanziato negli ultimi anni, soprattutto dal 2019, quando Netanyahu in persona affermò che era necessario appoggiare in tutti i modi Hamas per evitare i successi dell’ANP, l’Autorità nazionale palestinese guidata da Abu Mazen e favorevole alla creazione dei 2 Stati che oggi tutti riconoscono come unica soluzione, tranne ovviamente il governo di Tel Aviv che la vede come il fumo negli occhi.
Prosegue come un carro armato Netanyahu: “Siamo quasi vicini alla vittoria, che è l’annientamento di Hamas. Se ci arrendiamo ora, non solo non arriveremo alla liberazione degli ostaggi, ma favoriremo un secondo massacro. Il giorno dopo la guerra sarà solo il giorno dopo Hamas. A Blinken ho detto che dobbiamo smilitarizzare completamente Gaza. Gli ho detto che Israele è ad un passo dalla vittoria totale”.
Ancora. “Solo la pressione militare agisce per la liberazione degli ostaggi”: subito clamorosamente contraddetto da una donna ostaggio liberata, che in una conferenza stampa a Tel Aviv ha accusato il premier e affermato che proprio quelle pressioni finiranno per annullare il dramma, perché non sopravviverà più alcun ostaggio.
Altre parole del premier nazi. “I nostri soldati non sono caduti invano. Il nostro esercito si sta comportando in modo brillante e sta destando ammirazione in tutti gli altri eserciti a livello internazionale”.
Ha poi rammentato l’esperienza Usa durante la guerra di invasione e occupazione in Iraq. “A Mosul sono stati necessari 9 mesi per aver ragione di 5.000 terroristi, in una città peraltro più piccola di Gaza e priva di infrastrutture militari sotterranee paragonabili a quelle di Gaza. Noi in 4 mesi abbiamo ucciso o ferito 20 mila terroristi, oltre la metà delle forze di Hamas”.
Anche i bimbi, secondo il Verbo di Bibi, sono quindi dei terroristi in piena regola e a pieno titolo. Come ha immediatamente sottolineato, in un comunicato, il ministero della Sanità a Gaza: “Circa i due terzi delle 27 mila vittime ad oggi sono donne e bambini”.
Non è più possibile massacrare gli innocenti, calpestare la memoria dei morti e falsare anche i numeri.
Non è finita quindi, perché il tank del premier prosegue: “La resa alle deliranti richieste di Hamas, che abbiamo appena sentito, non solo non porterebbero alla liberazione degli ostaggi, ma inviterebbe ad un ulteriore massacro. Porterebbe Israele ad un disastro che nessuno nostro cittadino vuole in alcun modo”, smentito dai fatti, che vedono quotidiane manifestazioni della gente di Tel Aviv (e non solo) che scende in piazza per invocare un immediato cessate il fuoco e la destituzione di re Bibi.
Il quale invece, imperterrito, continua: “Israele assicurerà che Gaza sia smilitarizzata. E agirà ovunque e ogni volta che sarà necessario per garantire che il terrorismo non alzi nuovamente la testa. Siamo sulla strada della vittoria totale: la vittoria è realizzabile, a portata di mano. Non è questione di anni o di decenni, è questione di mesi”.
Lasciateci fare e massacrare, fino all’ultimo palestinese sulla faccia di questa terra, è il grido di guerra totale del boia lanciato al mondo.
Da segnalare che è saltato, ore fa, il programmato incontro fra Blinken e il capo di Stato Maggiore dell’esercito israeliano, Herzi Haley, finalizzato ad allentare la crescente tensione. E sapete qual è stata la ragione, secondo quanto riportato dal quotidiano di Tel Aviv ‘Israel ha-Yom’? La fiera opposizione del premier in persona. Una ‘fonte politica’ di cui parla il giornale ha infatti rivelato che “non è normale che un ministro straniero incontri un responsabile militare dell’altro Paese senza la presenza di un dirigente politico, sentenziando ‘Israele non è una repubblica delle banane’”.
Val la pena di ridere per non piangere ulteriormente…
Concludiamo con le parole, moderate e sagge, di Abu Mazen, al termine dell’incontro con Blinken che si è svolto a Ramallah, in Cisgiordania. “E’ molto importante il riconoscimento statunitense dello Stato palestinese e della sua piena adesione alle Nazioni Unite attraverso una decisione del suo Consiglio di Sicurezza. E’ prioritario che Israele cessi l’aggressione a Gaza”. E ha ribadito la necessità di una conferenza internazionale per la pace: “la pace e la sicurezza si ottengono solo con la creazione dei 2 Stati”, e quello palestinese che comprenda la Cisgiordania, Gaza e Gerusalemme est.
P.S. E’ davvero incredibile, fuori dal mondo, che con tutto quello che succede a Gaza (e non solo) in queste tragiche ore, l’attenzione mediatica sia interamente concentrata solo e soltanto sulla kermesse di Sanremo. Una vergogna.
Un nostro consiglio: evitate l’Amadeus band ad ogni costo. Del resto, ci sono da vedere film imperdibili, come stasera ‘Platoon’ di Oliver Stone, un must sul fronte delle vergogne belliche, allora del Vietnam. Una lezione che vale oggi ancora di più, con i venti he tirano.
E come, un paio di serate fa, è successo con uno dei capolavori massimi del cinema, ‘Il dottor Stranamore’ firmato dal genio di Stanley Kubrick e pluri-interpretato (recita in tre ruoli) da uno straordinario Peter Sellers. Epico.
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