La severa requisitoria dei Pm, dispiega la cultura specifica degli accusatori e prova a inchiodare i social, fenomeno del terzo millennio, alle sue imponenti responsabilità di voce incontrollata, che vomita insulti, accuse infamanti, fake news, volgarità. La campagna di repressione del fenomeno è ostacolata dalla cifra a sei zeri di internauti che ‘postano’ accuse infamanti. Il vomito di insulti, protetto dall’anonimato, per i frequentatori dei social è quasi sempre un travaso fuori dal sé di rabbia o frustrazioni. Spetta alla polizia postale, alla magistratura reprimere, ma è fatica improba, ostacolata dalla dimensione dei social. L’altra faccia dell’uso di siti internet è la facoltà di ciascuno di manifestare opinioni senza il bavaglio, senza limiti della libertà di espressione, ghigliottinata dalla Rai e dai giornali organici al potere. Con la destra al governo la produzione italiana di bavagli gode di ottima salute. La distribuzione precede ogni momento di confronto della premier con la stampa e va in pausa solo per inveire, fatto senza precedenti, contro il quotidiano fondato da Scalfari “colpevole di accanimento politico’ nei confronti dell’esecutivo e della sua intoccabile persona. Bavaglio per la magistratura, le opposizioni, il sindacato, ma nel tappare le bocche ‘nemiche’ il bavaglio finisce anche sulla bocca della premier che soffre di mutismo a comando. Dà voce alla decisione di accettare le dimissioni di Sgarbi, tanto è uomo della partitocrazia di centro, non di destra ma tace sulle mancate dimissioni dei suoi (Delmastro, Santanché…) e sul caso del giorno, la decisione di impedire a Giuliano Amato, ex presidente della Consulta, di presentare il suo libro ‘Storie di diritti e di democrazia’ nel carcere di San Vittore. Il blocco si deve al capo delle prigioni italiane, avallato da Nordio, ministro della in-giustizia. Nella stessa giornata, neppure una parola sul matrimonio celebrato nel comune di Varese, officiante il pluripregiudicato Limido, leader dei neonazisti. Al termine saluto fascista dello sposo, militante dell’organizzazione accusata di aver tentato la ricostituzione del partito fascista e risposta dei cinquanta ‘camerati’ presenti con il braccio levato. Silenzio complice anche sul caso dell’ex studente di un liceo pugliese che ha mostrato un cartellone con la svastica e il sottofondo della canzone fascista “‘Faccetta nera…”. Neppure una parola sulla dichiarazione del socio Salvini “Condivido alcune idee di Vannacci” (il generale omofobo, razzista). Bocca chiusa sull’indegna frase di un’eurodeputata ungherese che ha definito Ilaria Salis, detenuta nel carcere lager del suo Paese “Criminale e bugiarda”. Sordina sul mistero dell’Europa che ammette nella Comunità l’Ungheria neofascista di Orban. Nessun dubbio: “Yo soy Giorgia” soffre di un disturbo bipolare: parla, straparla se in giro non ci sono giornalisti e tace, specialmente se le si avvicina un cronista del quotidiano la Repubblica, o comunque se deve coprire qualcuno dei suoi che ‘sgarra’.
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