FERRAGNI, I PANDORI E LE TRUFFE

Oggi gli Influencer hanno un grande appeal e orientano gli acquisti dei loro followers. Sono agenti del consumismo che discendono direttamente dal divismo del secolo scorso. Guadagnano tanti soldi perché sono ricercatissimi da sponsor commerciali che li scelgono in base al numero di follower. Muovono talmente tanti gli interessi che l’AGCOM (l’autorità indipendente per le garanzie nelle comunicazioni) ha dovuto affermare che svolgono un’attività commerciale assimilabile a quella dei fornitori di servizi, media e audiovisivi proprio come le televisioni, le radio o le agenzie pubblicitarie. L’AGCOM ha pubblicato specifiche Linee Guida per regolamentare anche la loro attività, che sinora è stata svolta senza regole e senza limiti. Ora bisognerà farle rispettare. Solo così forse riusciremo a risparmiarci quelle aggressive campagne pubblicitarie che hanno invaso i nostri PC e telefonini invitandoci a mangiare, vestire o andare in vacanza secondo i consigli del comunicatore di turno. Tutto ciò è stato possibile grazie al clamore scatenato dal cosiddetto “scandolo del pandoro” e dalle altre truffe che hanno coinvolto la povera Chiara Ferragni, travolta da una tempesta mediatica questa volta direzionata nei suoi confronti. Non possiamo dire se si è trattato di mero scandalismo, di invidia per il successo che riscuoteva o di una manipolazione di alcuni suoi comportamenti un po’ arroganti un po’ ingenui? La rete si è immediatamente attivata aggredendo stavolta proprio colei che ha importato nel paese questo nuovo mestiere. Che poi non è altro che l’evoluzione in chiave moderna (e più accattivante) del vecchio mestiere del “personal shopper”, tanto in voga nel secolo scorso tra le ricche signore newyorkesi o le annoiate attricette hollywoodiane. Mestiere che era già allora la massima espressione dell’incapacità di scegliere o di decidere.

Ora ci imbattiamo quotidianamente in nuovi influencer, senza scrupoli, che si cannibalizzano tra loro per conquistare un briciolo di esposizione mediatica cogliendo ogni incertezza o inciampo di quelli che considerano ingiustamente più noti, quindi loro diretti concorrenti. Questi spregiudicati personaggi sfruttano ogni occasione pur di farsi notare. Ha fatto così Selvaggia Lucarelli, quando ha sfruttato le difficoltà della Ferragni con grande ferocia mediatica. Attratti dalla prospettiva di successo mediatico e, soprattutto, di veloce arricchimento.

Questo era proprio il momento in cui diventava impellente regolamentare l’intero settore, pena la trasformazione della rete in un ancor più selvaggio far west, nel quale si sarebbe potuto fare e dire impunemente tutto ciò che si voleva. Bastava essere visibili ed esteticamente gradevoli, come è appunto Chiara Ferragni. Che è stata protagonista della più odiosa delle truffe ai danni dei consumatori, quella che fa leva sulla generosità verso chi soffre e necessita di aiuto.

La Ferragni, forse travolta da un gigantesco delirio di onnipotenza, ha creduto di potersi consentire un tale comportamento quando ha fatto credere, ai suoi followers, di voler sponsorizzare una meritoria campagna di raccolta fondi per un noto ospedale per bambini. Non poteva certo, considerata la sua esperienza nel campo della comunicazione, non sapere che quei soldi in più che il consumatore avrebbe pagato erano invece destinati a retribuire la sua prestazione.

Ma se questo è solo un caso di ingordigia per arricchirsi. L’aggressione di Selvaggia Lucarelli sui social contro la povera Giovanna Pedretti è tutta pura violenza. La Pedretti era la ristoratrice trovata senza vita dopo una recensione inviata da un cliente del suo locale contro gay e disabili. L’aggressione della Lucarelli è stata violenta e senza verifica di quanto andava affermando. Ha preteso di dimostrare che il post della ristoratrice era un falso analizzandolo più e meglio degli esperti inquirenti, come potrebbe fare solo un vero esperto linguista. Ha detto che quel post era stato pubblicato al solo scopo di autopromuoversi. Cosa che invece fanno proprio i più spregiudicati influencer. La rete ancora una volta si è rivelata feroce con i suoi giudizi tranchant ed ha aggredito la povera Giovanna, passando repentinamente da messaggi di esaltazione per il coraggio dimostrato a messaggi sprezzanti pieni di offese. La sventurata non ha retto. Almeno questi dovrebbero essere stata la sequenza dei fatti e, fortunatamente, la questione è ora nelle mani della magistratura che sta anche valutando un possibile reato di istigazione al suicidio, risalendo agli autori dei post.

Massimo Recalcati, in un bell’articolo pubblicato dal quotidiano “La Repubblica”, ha paragonato il ruolo svolto oggi dagli influencer da quello svolto nel secolo scorso da alcuni leader della politica, quando attivavano meccanismi di condizionamento di massa, per truffare elettoralmente e per fidelizzazione gli elettori, cosa che ricorda molto da vicino le strategie di condizionamento di massa utilizzate da alcuni influencer solo per orientare i consumi.

Un interessante sondaggio, effettuato da BVA Doxa, Mondadori Media e Buzzoole, riporta le risposte rilasciate da un campione di oltre 1300 persone, rappresentativo degli utenti della rete – di età compresa tra i 18 e i 54 anni – che hanno dichiarato di seguire regolarmente almeno un macro-influencer (cioè, una persona o un brand editoriale con profili social seguiti da oltre centomila followers). Al primo posto in questa tipologia di influencer troviamo, naturalmente, Chiara Ferragni (seguita da oltre l’80% degli intervistati), al secondo Giallozafferano (con il 72%) e con lui, con la stessa percentuale, Benedetta Rossi poi, in quarta posizione, troviamo il brand ClioMakeUp (con il 62%) e infine in quinta posizione Aurora Ramazzotti (con il 60%).

Alla domanda perché in tanti si fidano di un influencer? Il 46% degli intervistati risponde candidamente di seguirlo proprio per i consigli che fornisce e, aggiunge, ha già fatto almeno uno degli acquisti suggeriti.

Per quante volte? Oltre il 57%, tra i 18 e i 54 anni, dice consultare l’influencer tutti i giorni, l’8% una volta a settimana e, infine, solo il 5% dice di consultarlo raramente.

Su quale social? Principalmente su Instagram, piattaforma passata dal 67% del 2021 all’attuale 77%. TikTok invece ha fatto registrare la crescita maggiore in due anni passando dal 9% del 2021 all’attuale 25%.

Quale ruolo si richiede all’influencer? Secondo il campione il ruolo che svolge un influencer è, per il 56%, quello di un tutor (chi spiega dettagliatamente i prodotti), per il 46% quello di un “trend setter” (chi segnala le novità) e per il 37% quello di un advisor (chi indica dove e quando acquistare un prodotto).

Ma perché, infine, in tanti insistono nel cercare contatti con un influencer? Probabilmente per una cronica forma di insicurezza o perché si vede in questi personaggi famosi un motivo che ispira loro fiducia e, allo stesso tempo, si è indotti a credere in ciò che consigliano. Un tempo prevaleva il desiderio inconscio di entrare in contatto con un nostro mito, e ciò poteva avvenire solo attraverso le patinate riviste di gossip che creavano l’illusione di conoscerli e poter entrare nella loro quotidianità, oltre a conoscere tutto della loro vita. Ma poi si avvertiva comunque una grande distanza. Oggi, con i social, queste distanze si sono accorciate e qualcuno arriva persino a credere di poter parlare direttamente con loro solo perché può scrivere un post e ricevere una risposta. Poco importa se scritta da un collaboratore. Qualcuno si illude addirittura che quel famoso personaggio possa essere veramente suo amico, per il solo fatto che lo staff risponde e accetta la sua richiesta di amicizia.

Tranquilli. Lo fanno sempre ed è per creare affiliazione …. in questo consiste il loro lavoro.

 


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