La satira esulta. Rivolge un affettuoso omaggio al sottosegretario alla cultura, vice di Sangiuliano, nomina avallata dalla ‘borgatara della Garbatella’ al momento di incastonare nell’organico dell’esecutivo i vice ministri. Sembra di sentire la graffiante opinione di Elle Kappa, Altan, Zero Calcare, del giornalismo che si serve di ironia e satira: “Meno male che Sgarbi c’è”. Si accoda la stampa che racconta la politica: “Ci dica signorina Meloni, continua a stimare il suo sottosegretario, inquisito, condannato, sboccato, sessista? Nella sua testolina biondo Oreal ha pensato in un momento di lucidità etica di licenziarlo?’ Noooo? Nessuna meraviglia, da madre e chioccia patriottica, Ella si adopera per assolvere i suoi pulcini, lo racconta autorevolmente ‘la Repubblica’: denuncia vuoti di memoria, finge di non sapere che 40 suoi parlamentari, a vario titolo, sono colpevoli di conflitto d’interessi, per esempio Urso, la Santanché, Crosetto, (sono 19 quelli della Lega, 15 di Forza Italia). Ma torniamo a Sgarbi. Lo intervistano ‘Report’ e ‘Il Fatto Quotidiano’. Domande sul quadro di Manetti che risulta rubato emisteriosamente comparso nella sua collezione di Villa Maidalchina, a Viterbo. Sgarbi è indagato dalla Procura di Macerata per riciclaggio di beni culturali. Il sottosegretario alla cultura, fuori di sé, mima il gesto di tirare giù la cerniera dei pantaloni e urla: “Tiro fuori l’uccello se mandate in onda il servizio” e al collega di Report (chiedo scusa per la necessaria citazione di volgarità) rivolge questa alata minaccia: “Non rompa le palle a me, faccia di merda, si tolga dai coglioni. Lei non sa un cazzo ed è un totale ignorante. Se muore in un incidente stradale io sono contento”. E sul programma di Ranucci: “È una trasmissione che quando la guardo mi viene il vomito…, non sapete un cazzo e siete ignoranti come delle capre”. Signorina Meloni, cosa le capita, è afona, ha mal di gola, l’otorino le ha prescritto un assordante silenzio? Non si direbbe. Lei occupa stabilmente, con priorità permanente ed esagerata ampiezza gli spazi dell’informazione televisiva (ha come suddito-portavoce il Tg1 della Rai) e parla, parla, a volte urla. Con qualche folcloristica cadenza romanesca, ma pazienza, nessuno è perfetto. Post scriptum: per rispetto dell’etica professionale è d’obbligo aggiungere all’elenco dei politici in conflitto d’interessi gli otto del Pd, i quattro di Italia Viva (Renzi), i quattro del M5Stelle e di Noi Moderati, due del SudTiroler e uno di Azione, Sud chiama Nord, Europa Verde, Gruppo misto. Ecco, a noi nessuno ha prescritto di tappare la bocca.
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