L’INGANNO

La trama di “Much Ado About Nothing” (Molto rumore per nulla), commedia dell’immenso Shakespeare narra una serie di inganni: alcuni in cattiva fede, altri operati con le migliori intenzioni. A questo filone di spettacolare teatralità sembra appartenere l’inaspettato racconto delle disavventure, che hanno velocemente destrutturato l’evento trionfale del terzo scudetto e restituito a Napoli lo status di grande e bella città sempre a un passo dall’eccellenza di capitale del Sud. Ne fa le spese la letteratura di sempre, che per lunghi decenni ha tratto linfa e orde di seguaci in anticipazioni ante litteram dell’autonomia differenziata, che ha solide basi nell’egocentrismo dell’Italia a nord di Roma, in diffuse manifestazioni di razzismo endogeno. Fulcro di “Molto rumore per nulla’, della creatività shakesperiana, è l’inganno. Cosa c’è di diverso nell’iter percorso dal Napoli sprofondato nel 2004 in serie C e tornato a splendere nel cielo del calcio stellare? Lo storico dipanarsi del ‘Rinascimento’ calcistico degli ‘azzurri’ incrocia il disagio finanziario di Filmauro, casa di produzione e distribuzione cinematografica di Aurelio De Laurentiis, si materializza sua l’intuizione di diversificare l’impresa. Il produttore punta tutto sul calcio, consapevole della passione senza uguali dei napoletani per il dio pallone, investe qualcosa per assecondarla e trarne profitto. Il felice esito del progetto fa gridare al miracolo, il culmine dell’ idolatria per le imprese degli azzurri è del giugno 2023, con la fantasmagorica festa scudetto e il sugello di  “scusate il ritardo” del mitico Troisi. Nel 2004 De Lau compra il Napoli dal curatore fallimentare, con l’incredibile cifra di soli 31 milioni ed  è lautamente ripagato dell’esborso con i soldi della serie A, della Champions League, diritti Tv, sponsor (ora ne ha cinque), trofei, del calcio mercato e le  plusvalenze per la vendita di Higuain, Cavani, Jorginho, Koulibaly, Ruiz, Milik, Kim, con l’esodo di Mertens, Insigne, Ospina, la riduzione degli ingaggi. Gli analisti calcolano che in vent’anni il bilancio di De Lau sia in attivo per 60 milioni, destinato ad aumentare. Nel frattempo il ‘valore di mercato’ del Napoli è di 2,5 miliardi. Al netto (intercalare orribile, da ghigliottinare) di questa valutazione, sgomento per a la caotica gestione del Napoli 2023-2024 in piena crisi, il disastro Garcia, Mazzarri, la follia di perdere il tandem Spalletti-Giuntoli, gli acquisti ‘farsa’ (Natan, Cajuste, Lindstrom) e l’inganno, degno di Shakespeare, delle finte trattative che sfumano una dopo l’altra, della vantata quanto inesistente serenità dello spogliatoio, degli esodi certi (Elmas, Zielinski, Demme, Zerbin, Gaetano, Zanoli), dei probabili addii (Osimhen). C’è questo alla vigilia di Napoli- Salernitana, ma anche la contestazione dei tifosi azzurri, l’orgia mediatica sui guai degli azzurri di giornali e televisioni, molto più rumorosa e giustizialista rispetto all’attenzione per l’impresa dello scudetto numero ‘3’.


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