GENOCIDIO / SI PRONUNCIA LA CORTE DELL’AJA

E’ cominciata la due giorni alla Corte Internazionale di Giustizia dell’Aja, dove viene discussa l’accusa di genocidio formulata dal Sudafrica contro i vertici di Tel Aviv e formalizzata in un’istanza presentata il 29 dicembre scorso.

Ronald Lamola. Nelle altre foto, massacri di civili a Gaza

Al Palais de la Pax le udienze sono pubbliche: oggi la parola spetta alla delegazione di Pretoria, guidata dal ministro della giustizia Ronald Lamola e composta da un team di diplomatici, avvocati ed esponenti politici, come per fare un solo esempio l’ex leader del Labour Party Jeremy Corbin; mentre domani prenderanno la parola i legali del governo guidato dal nazista Bibi Netanyahu.

Nelle 84 pagine dell’istanza presentate alla Corte dell’Aja, tra l’altro, si legge che “gli atti e le omissioni di Israele rivestono carattere di genocidio perché accompagnano l’intento specifico richiesto di distruggere i palestinesi di Gaza in quanto parte del gruppo nazionale, razziale ed etnico più ampio dei palestinesi”.

Le autorità di Pretoria accusano senza mezzi termini Israele di non adempiere “ai suoi obblighi di prevenire il genocidio né a quello di perseguire i responsabili dell’incitamento diretto e pubblico a commettere genocidio”.

Nella sua istanza, perciò, il Sudafrica chiede alla Corte di imporre “misure cautelari” (che sarebbero vincolanti), come ordinare all’esecutivo di Tel Aviv di metter fine alle uccisioni e ai “gravi danni fisici e mentali inflitti” ai palestinesi di Gaza e di consentire l’accesso agli aiuti umanitari nella Striscia.

La sede della Corte penale internazionale a L’Aja

Se nessuno muoverà un dito – e come al solito assisteremo al fiume di parole retoriche e soprattutto ipocrite quali quelle pronunciate in questi giorni dal capo del Dipartimento di Stato Usa, Antony Blinken, che sta continuando nella sua ‘mission’ in Medio Oriente – la situazione si farà sempre più catastrofica, con una previsione, entro fine anno, di un totale da mezzo milione di vittime palestinesi, un vero Olocausto.

A questo proposito, vi proponiamo subito la lettura di una breve, efficacissima sintesi pubblicata dall’ottimo ‘Piccole Note’, titolata appunto “Gaza: 500 mila morti se la guerra durerà per tutto il 2024”.

A seguire, poi, un altro pezzo da non poco, proprio sulle criminali istigazioni al genocidio che quotidianamente arrivano dai kapò del Likud, il partito ultraconservatore di cui è esponente di punta nazi-Bibi. Messo in rete da ‘middleeasteye’, si intitola “Guerra a Gaza: il deputato israeliano dice che a Gaza non ci sono innocenti e che dovrebbe essere ‘bruciata adesso’”.

 

 

Gaza: 500mila morti se la guerra durerà per tutto il 2024

Il tasso di mortalità potrebbero salire a 229,2 nel 2024 se il conflitto e lo sfollamento continueranno con l’attuale intensità. Haaretz: “…tale allarme non troverà orecchie attente…oramai in Israele “non c’è spazio per la misericordia”

 Se la guerra di Gaza continuerà per tutto il 2024, come peraltro annunciato dall’esercito israeliano, moriranno 500mila palestinesi. L’avvertimento arriva dalla professoressa Devi Sridhar, ordinario di Sanità pubblica globale presso l’Università di Edimburgo, che ne ha scritto sul Guardian il 29 dicembre.

Gaza: I morti attuali, solo un precursore…

Scrive il Guardian: “Secondo le stime dell’Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l’occupazione, circa l’85% degli abitanti di Gaza sono già sfollati. Gli esperti che analizzano i precedenti spostamenti di rifugiati hanno pubblicato una stima su Lancet secondo la quale i tassi approssimativi di mortalità (cioè morti ogni 1.000 persone) erano in media più alti di 60 volte rispetto agli inizi di ogni altro conflitto”.

“Estrapolando questo dato alla situazione attuale di Gaza – dove ,prima del conflitto, il tasso approssimativo di mortalità era di 3,82, cioè relativamente basso a motivo della popolazione per lo più giovane – i tassi di mortalità potrebbero raggiungere 229,2 nel 2024 se il conflitto e lo sfollamento continueranno con l’attuale intensità e gli abitanti di Gaza continueranno a non avere accesso a servizi igienico-sanitari, a strutture sanitarie e ad alloggi stabili”.

“In definitiva, a meno che qualcosa non cambi, il mondo si trova di fronte alla prospettiva che quasi un quarto dei 2 milioni di abitanti di Gaza – circa mezzo milione di esseri umani – muoia entro un anno. Per lo più tali decessi sarebbero provocati da cause sanitarie prevenibili e dal collasso del sistema sanitario. È una stima approssimativa, ma fondata su dati, calcolata in base al numero spaventosamente reale di morti registrati in conflitti precedenti e comparabili”.

Nel rilanciare l’avvertimento della Sridhar, Odeh Bisharat, su Haaretz dell’8 gennaio, commenta: “In altre parole, i 22.000 abitanti di Gaza uccisi nella prima ondata di bombardamenti su Gaza sono (scusate l’espressione) una piccola cosa rispetto a ciò che si prospetta. Sono solo un precursore della catastrofe che attende la Striscia di Gaza. Non dobbiamo aspettare, perché siamo già testimoni della distruzione di gran parte di Gaza, una territorio che assomiglia più all’inferno che alla terra”.

 

Il silenzio calerà sull’abisso 

Eppure, Bisharat sa, come annota, che tale allarme non troverà orecchie attente presso l’opinione pubblica del suo Paese. Infatti, scrive, con sconforto, che ormai in Israele “non c’è spazio per la misericordia” e che sa bene, “sulla base di amare esperienze, che a ogni richiesta di simpatia si risponderà essenzialmente con urla di indignazione e reazioni del tipo: ‘Se la sono cercata’, oppure “non provo empatia’, se non peggio. Questa durezza di cuore è ampiamente diffusa. Ogni espressione di empatia verso l’altro è considerata un tradimento, quindi chi ha un minimo di senso morale non ha altra scelta che rimanere in silenzio e autocensurarsi”.

Allora perché scriverne? Per “un’antica abitudine umana, quella di non tenersi dentro il dolore e di gridare, come canta la cantante libanese Fayrouz: ‘O voce mia, continua a scuotere la coscienza, racconta quello che sta succedendo, svegliati’”.

Non solo la noncuranza verso la tragedia provocata nella Striscia, “ancora peggio, c’è chi in Israele non è soddisfatto del disastro che ha colpito Gaza – un alto funzionario governativo non ha escluso di sganciare una bomba atomica – kaboom ed è tutto finito”

“Zvi Yehezkeli, reporter specializzato in affari arabi di Channel 13, sarebbe contento dell’eliminazione di 100.000 palestinesi, che verrebbero uccisi solo al primo colpo – ovviamente seguiranno altre morti. Fate un semplice calcolo: se 22.000 morti e tutta la distruzione connessa possono portare a 500.000 morti, allora secondo il multiplo discendente dalla richiesta di Yehezkeli, 100.000 vittime potrebbero portare a 2,5 milioni morti nel prossimo anno”.

“Allora Gaza sarà cancellata – non sarà più vista né più ascoltata. E il silenzio calerà sull’abisso. Gaza diventerà la terra dei morti”.

 

 

 

Guerra a Gaza: il deputato israeliano dice che a Gaza non ci sono innocenti e che dovrebbe essere “bruciata adesso”

 

I commenti incendiari di Nissim Vaturi sono gli ultimi tra i legislatori del partito Likud al potere, in vista del caso di genocidio all’ICJ

 

Un deputato israeliano del partito al governo Likud ha ribadito i commenti fatti il ​​mese scorso secondo cui Gaza dovrebbe essere “bruciata adesso”, affermando che lì non sono rimaste persone innocenti.

Secondo un articolo apparso mercoledì su Haaretz , Nissim Vaturi ha affermato di non aver visto nulla di sbagliato nelle sue precedenti dichiarazioni e di esserle rimasto fedele.

“È meglio bruciare e abbattere edifici piuttosto che ferire i soldati”, ha detto mercoledì il parlamentare durante un’intervista alla stazione radio israeliana Kol Barama.

Ha affermato che tutta la zona settentrionale della Striscia di Gaza è stata evacuata in modo “ordinato”.

Da quando è scoppiata la guerra il 7 ottobre, Israele ha sfollato con la forza quasi 1,9 milioni di persone a Gaza. Molti palestinesi sono stati uccisi mentre alzavano bandiere bianche e fuggivano su strade designate come sicure da Israele.

“Non credo che ci siano innocenti lì adesso, né adesso né quando ho detto quelle cose”, ha detto Vaturi.

Le dichiarazioni di Vaturi non sono stati i primi commenti incendiari espressi da parlamentari e ministri appartenenti al partito Likud del primo ministro Benjamin Netanyahu dall’inizio della guerra di Gaza.

 

Una serie di commenti incendiari

Nei primi giorni del conflitto, il deputato del Likud Revital “Tally” Gotliv  ha esortato l’esercito israeliano a utilizzare “un’arma apocalittica” a Gaza, in quello che si pensava si riferisse alle armi nucleari.

“Vi esorto a fare tutto e a usare senza paura le armi del giorno del giudizio contro i nostri nemici”, ha scritto Gotliv sulla piattaforma di social media X, invitando Israele a usare “tutto ciò che ha a disposizione”.

A novembre, Galit Distel Atbaryan, ex ministro della diplomazia pubblica israeliana, ha chiesto che Gaza fosse “cancellata dalla faccia della Terra”, affermando che l’enclave assediata avrebbe dovuto essere “spazzata via” da un esercito israeliano “vendicativo e feroce”.

“Vi esorto a fare tutto e ad usare le armi del Doomsday senza paura contro i nostri nemici”

– Revital Gotliv, deputato del Likud

 

Dopo aver visto un video degli attacchi del 7 ottobre sferrati dai combattenti palestinesi contro le comunità israeliane del sud, Distel Atbaryan ha postato su Facebook esortando gli israeliani a investire le loro energie sui “mostri” di Gaza, espellendoli con la forza in Egitto o semplicemente “lasciandoli andare”. morire”.

Giorni dopo, il ministro israeliano del patrimonio culturale Amichai Eliyahu  ha ventilato la possibilità di ricorrere alle armi nucleari a Gaza. Interrogato durante un’intervista radiofonica con Kol Barama su un’ipotetica opzione nucleare nella guerra, ha risposto: “Questa è una soluzione”.

Eliyahu è stato successivamente sospeso dalle riunioni di gabinetto fino a “nuovo avviso” e si è rivolto ai social media per suggerire che le sue osservazioni fossero “metaforiche”.

La settimana scorsa, il deputato Moshe Saada ha affermato che gli appelli diffusi che aveva sentito dal pubblico israeliano a “distruggere tutti gli abitanti di Gaza” avevano dimostrato che “la destra aveva ragione sulla questione palestinese”.

Le osservazioni di Saada sono arrivate dopo che il Sudafrica ha intentato una causa contro Israele presso la Corte internazionale di giustizia, accusandolo di aver violato la Convenzione di Ginevra del 1948 nella sua guerra a Gaza. Giovedì si terrà la prima udienza all’Aia.

Gli attacchi guidati da Hamas contro le comunità del sud di Israele il 7 ottobre hanno ucciso circa 1.200 israeliani, la maggior parte dei quali erano civili.

Da allora, l’esercito israeliano ha condotto un’incessante campagna di bombardamenti sulla Striscia di Gaza, uccidendo più di 23.200 palestinesi, tra cui oltre 9.000 bambini.


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