“L’Europa deve essere pronta alla guerra entro la fine del decennio”.
E’ la catastrofica previsione non di uno qualunque, ma del ministro della Difesa tedesco, Boris Pistorius. Membro autorevole di un esecutivo, quello guidato dal Cancelliere Olaf Scholz, sempre più guerrafondaio, perfettamente allineato con i diktat sempre in arrivo dalla Casa Bianca e sulle posizioni, altrettanto belliciste, del Segretario generale della NATO, Jens Stoltenberg, che solo pochi giorni fa ha ripetuto a pappagallo le parole di Joe Biden: “se la Russia vince la guerra in Ucraina poi metterà le mani sui paesi europei”.
Ed ora Pistorius si unisce al coro, stando alle farneticanti dichiarazioni rilasciate al settimanale tedesco ‘Welt am Sonntag’. Ecco, fior tra fiori, alcune sue frasi.
“L’Europa potrebbe affrontare i pericoli della Russia entro la fine del decennio e i Paesi UE devono costruire le loro industrie della difesa per essere pronti allo scontro”.
“Le minacce di Vladimir Putin contro gli Stati baltici, la Georgia e la Moldavia, devono essere prese molto sul serio. Non si tratta solo di un’azione di sciabola. Potremmo trovarci di fronte a dei grossi pericoli entro la fine di questo decennio”.
“E’ giunto il momento, per i Paesi europei, di adattarsi subito al mutato panorama geopolitico, soprattutto perché gli Stati Uniti potrebbero ridurre il loro impegno nel continente”.
“Ci vorrà tempo perché l’industria della difesa aumenti le sue capacità. Ora abbiamo circa cinque-sei anni per recuperare il ritardo, sia per quanto riguarda le forze armate, sia per l’industria e la società”.
A novembre Pistorius ha presentato le nuove linee guida per la difesa, stabilendo l’obiettivo che la ‘Bundeswehr’ (ossia l’esercito tedesco) diventi “pronta per la guerra” e che la Germania possa assumere un ruolo di leadership militare con “economia più grande e popolosa” d’Europa.
Con lo stanziamento permanente di 5 mila soldati sul fianco orientale della NATO – secondo gli esperti – la Bundeswehr apre un nuovo capitolo. La Germania sta rispondendo “alle esigenze di sicurezza del suo partner Lituania”.
Ancora. Dopo l’inizio del conflitto in Ucraina, il governo tedesco ha dato un forte impulso al rafforzamento delle sue forze armate, attingendo anche ad un fondo speciale da 100 miliardi di euro attivato dal governo proprio in seguito all’inizio delle ostilità.
Commenta il reporter di ‘Euroactiv’ Nick Alipour: “Mentre le linee guida per la difesa 2023 descrivono il ruolo della UE in materia di difesa come ‘complementare’ alle capacità difensive della NATO ‘attraverso misure economiche, umanitarie e finanziarie, Pistorius – che è stato nominato ministro della Difesa all’inizio dell’anno, in sostituzione di Christine Lambrecht – ha visto l’opportunità di rafforzare il coordinamento attraverso il Triangolo di Weimar, un forum informale composto da Germania, Francia e Polonia. ‘Siamo molto interessati ad aggiungere una componente militare al Triangolo di Weimar’, ha dichiarato Pistorius, aggiungendo di aver invitato a Berlino il neo premier polacco Donald Tusk e di essere intenzionato a recarsi in Polonia il prima possibile nel nuovo anno”.
Di ben diverso tenore l’editoriale pubblicato da ‘The Telegraph’ e firmato da Ben Wallace, ex ministro della Difesa britannico, che affronta la questione del conflitto nella Striscia di Gaza.
Usa parole di fuoco contro il premier israeliano Bibi Netanyahu, e la sua “rabbia assassina”.
Così scrive: “L’approccio pesante di Israele alla guerra contro Hamas sta indebolendo la sua posizione sia moralmente che legalmente”.
Netanyahu “ha punito l’intera popolazione di Gaza per l’attacco del 7 ottobre, ha fallito con il suo governo e sta distruggendo ogni possibilità di pace per generazioni. Lo Stato Ebraico deve assolutamente cambiare tattica”.
“Perseguitare Hamas è legittimo; cancellare vaste aree di Gaza non lo è. L’uso proporzionato e mirato della forza è legale, ma la punizione collettiva e il movimento forzato dei civili non lo sono. Israele sta radicalizzando i giovani musulmani di tutto il mondo”.
Opinione, quest’ultima, perfettamente condivisa dal quotidiano israeliano ‘Haaretz’, una voce di autentica informazione nel bailamme di fake news. In basso, potete leggere l’istruttivo pezzo pubblicato da ‘Renovatio 21’ e titolato “Il problema di Israele è la gang dei ‘radicali messianici’, Netanyahu incluso: quotidiano israeliano”.
Di seguito, quindi, vi proponiamo la lettura di alcuni interessanti reportage, cominciando proprio da quest’ultimo.
Poi, una stimolante analisi firmata da Mike Whitney, pubblicata da ‘Come Don Chisciotte’ e titolata “La guerra a Gaza non è per Hamas, è un problema demografico”.
Quindi tre pezzi ‘esteri’, per i quali dovrete azionare il traduttore automatico.
Due pubblicati da ‘Responsible Statecraft’: il primo è proprio titolato “A Gaza inizia la prossima generazione di radicalizzazione”; il secondo è un’intervista all’ex direttore esecutivo di ‘Human Rights Watch’, Kenneth Roth, “Il movimento per i diritti umani sopravviverà alla guerra di Gaza?”.
Infine, da ‘Common Dreams’, un istruttivo pezzo firmato da Jessica Corbett e significativamente titolato “Incontra le aziende che traggono profitto dalla guerra di Israele a Gaza”.
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da ‘Responsible Statecraft’
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Sempre da ‘Responsible Statecraft’
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da ‘Common Dreams’
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