Un giorno sì, uno no (sono più di cento i femminicidi nei primi dieci mesi del 2023), una donna è vittima di compagni, mariti, fidanzati, di orrendi crimini. Non di rado si compiono con l’aggravante di violenze brutali, disumane. Il racconto dei media avviene in tempi e spazi standard con più o meno dettagli e con riflessioni sdegnate sull’entità e le cause degli orrendi delitti. La scansione del ‘giornalismo di agenzia’, con esclusione degli inviati, ha un suo modus operandi passivo. Riempie pagine di quotidiani, telegiornali, programmi di approfondimento, con il fatto di maggior impatto emotivo. Ad esempio, arretrando non di molto, con il conflitto Putin Zelenski, la guerra Netanyau-Hamas e da qualche giorno con la tragedia di Giulia Cecchentin, massacrata dal fidanzato, che ha scalzato dai titoli di testa perfino il rischio che il conflitto in Medio Oriente coinvolga l’umanità nella terza guerra mondiale. L’impatto emotivo per il caso Cecchettin, nessun dubbio, è stato coinvolgente come pochi, ma per dire di come se n’è appropriata l’informazione basta usare il telecomando alla cieca, sintonizzarsi su uno qualunque dei canali Tv e scoprire che Tg, ‘Vita in diretta’, ‘Pomeriggio 5’, reti Rai e Mediaset, salotti di talkshow, sono in competizione per quantità e qualità di notizie sull’omicidio di Giulia. L’effetto collaterale del totalizzante interesse mediatico (che però ha indotto la stampa a contenere in tre righe la notizia di un ennesimo femminicidio avvenuto ieri) è il coinvolgimento dell’opinione pubblica e della politica, fino al fulmineo disegno di legge per la tutela delle donne. Voto bipartisan, con l’eccezione del no della maggioranza alla proposta Pd di introdurre nelle scuole l’educazione sessuale. Il provvedimento, approvato all’unanimità, ha aperto alla speranza che il patriarcato (ma la Meloni si faccia chiamare LA presidente del consiglio e non IL) diventi scoria del passato, che gli uomini rinneghino l’oscenità di mariti e compagni ‘padroni’ delle donne. L’impegno, facile a parole, difficile da confermare operativamente, ha confermato la storica ipocrisia della politica. In Senato, convocato per discutere il disegno di legge, si sconforto per l’aula semi deserta e banchi vuoti di maggioranza e opposizione. Purtroppo, presenti nel settore degli ospiti, anche gli scolari di una scuola di Colle val d’Elsa! Rabbiosa la reazione dell’opinione pubblica, ferma condanna delle istituzioni. Purtroppo con esito zero: neppure l’immensa partecipazione al dolore per la morte di Giulia, sembra scalfire la granitica resistenza alla rivoluzione culturale contro la violenza sulle donne.
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