È forse vicino il the end della provocatoria espressione esternata con pesante cadenza di borgatara della Garbatella dall’incoerente “Yo soy Giorgia, donna, madre, cattolica” che, in antitesi con la morale cattolica che invoca strumentalmente ha convissuto per due lustri extra matrimonio e ha concepito la figlia con la collaborazione operativa dello sboccato Giambruno, machista e predatore. Vinte le politiche, grazie alla rinuncia al voto degli scontenti della sinistra, la ex del Movimento Sociale e rami collaterali, con spocchia da sovranista nostalgica del ‘Ventennio’ ha minacciato il ‘nemico’ con l’aggressivo “la pacchia è finita”, clamorosa stonatura dopo un anno di totale inettitudine a gestire il potere, del ‘rien’ di un governo di mezze tacche, di incapaci inglobati nell’esecutivo per nepotismo familista, premiati per affiliazione al progetto neofascista Meloni-LaRussa-Crosetto. Con colpevole timidezza politica, conseguenza della smarrita identità, solo ora la sinistra ‘s’è desta’ e coniuga il potenziale del Pd con la forza d’urto della ritrovata sintonia sindacale con la classe operaia. Solo la stravolta linea editoriale del Tg2-Fratelli d’Italia è riuscita nell’impresa di ridurre l’imponente manifestazione di Cgil e Uil a presenza di quattro gatti: evidentemente perentorio l’ordine alla troupe sul posto di non mostrare la piazza dei 60mila lavoratori e la Rai preda della destra ha ordinato anche di sminuire l’oceanico ‘sì’ al raduno della Schlein. D’ora in poi alle orecchie di Giorgia e soci, attori dilettanti di un copione scritto con i piedi e interpretato da dilettanti allo sbaraglio, provocherà disagio e sera preoccupazione la creatività verbale di Conte. Se la pacchia sembra finita, ma per Giorgia e compagnia (per nulla bella), è graffiante la battuta del leader di 5Stelle: “La ricreazione per il governo è finita”, nel senso di “Vi abbiamo lasciato ‘giocare’, ma ora il suono della campanella richiama al dovere del ‘fare’, per sanare il vulnus del ‘non fare’ della destra e sollecita la riduzione al minimo dell’assenteismo elettorale responsabile della maggioranza regalata a Giorgia e affiliati. Conte: “Le piazze di questi giorni confermano il malcontento espresso in giugno al movimento 5Stelle. La fiducia nella Meloni è in calo. Anche i sindacati inchiodano il governo alle sue responsabilità, tutelano il diritto al lavoro e mettono nero su bianco le nefandezze della manovra. Nel Paese si saldano l’opposizione sociale e politica a questo governo, perché l’insoddisfazione è trasversale. Quasi il 10% della popolazione è in povertà assoluta, oltre 14 milioni sono a rischio povertà ed esclusione sociale. Quale crescita e coesione sociale può garantire la destra al Paese, se anziché aumentare le misure di contrasto alla povertà, fa cassa su chi ha poco o niente e toglie il reddito di cittadinanza a 400mila famiglie?”
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